«La Speranza è una bambina insignificante, <br>ma attraverserà i mondi» scrive Péguy.

«Un uomo che perde la speranza perde tutto»

Il Centro Culturale di Milano e il Teatro degli Incamminati organizzano uno spettacolo teatrale tratto da “Il portico del mistero della seconda virtù“ di Charles Péguy. Una meditazione di Andrea Carabelli sulla virtù «che porta la vita dell'uomo»
Davide Ori

«Un uomo che perde la speranza perde tutto», così Giuseppe Gulotta, condannato a 36 anni di galera nonostante la sua innocenza, risponde ad un giornalista che gli aveva chiesto come aveva fatto a non impazzire nella sua vita. Di qui la dedica dello spettacolo La piccola speranza di Andrea Carabelli, attore dal 2001 al 2010 presso la Compagnia Teatrale di Sandro Lombardi di Firenze e dal 2011 anche regista.
La messa in scena prende le mosse dalla meditazione del secondo dei tre quaderni, Il portico del mistero della seconda virtù, del ciclo Misteri delle tre virtù teologali di Charles Péguy, dedicato alla Speranza nelle vesti di una bambina che accompagna per mano le sorelle maggiori: Fede e Carità.
L’autore francese personifica le tre virtù: «La Fede è una Sposa fedele. / La Carità è una Madre… / La Speranza è una bambina insignificante». In prima battuta sembra che la Speranza non valga niente in confronto alle sue sorelle. «Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi», continua Péguy: «Questa bambina insignificante. / Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati”.
Per la meditazione teatrale Carabelli, primo attore oltre che regista, ha pensato di mettere in scena la Speranza bambina con giovani interpreti, perché da loro naturalmente viene la speranza: dal coro teatrale di venti universitari a quello di voci bianche “A. Mandelli” diretto da Elena Benzoni, che scandisce e accompagna il cammino del protagonista con la musica, scritta dal compositore milanese Pippo Molino.
A differenza dell’opera da cui è stato tratto lo spettacolo, dove Péguy ricorreva ad un unico monologo di Madame Gervaise, precettrice di Giovanna d’Arco, qui non si tratta di una voce sola, ma di una rappresentazione corale che consideri le differenti voci all’interno di una stessa voce, quella del protagonista. Il coro diventa, così, il motore e il senso dell’intero corpo teatrale.
La Speranza, espressa dai giovani, accompagna l’unico adulto in scena (Carabelli), come accompagna ogni uomo nella sua giornata, ma non basta una speranza qualunque. E proprio Péguy svela il segreto della seconda virtù teologale: «Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bimba mia, bisogna esser molto felici, bisogno aver ottenuto, ricevuto una grande grazia».

Le date degli spettacoli:
Venerdì 25 maggio e sabato 26 maggio, alle ore 21 presso il portico di San Celso, Milano.
Sabato 9 giugno, alle ore 21 presso la chiesa di Sant’Andrea, Melzo.
Sabato 16 giugno, alle ore 21 presso il Centro Francescano Rosetum, Milano.
Domenica 17 giugno, alle ore 21 presso l’oratorio S. Luigi di Gavirate, Varese.
Venerdì 22 giugno, ore 21 presso il Cineteatro Ciceri, Veduggio con Colzano, MB.

Per informazioni www.cmc.milano.it