La copertina del dvd.

Le Olimpiadi di Eric e Harold

Ai Giochi di Parigi del 1924 partecipano per la Gran Bretagna l’ebreo Abrahams (Cross) e il cristiano evangelico Liddell (Charleson); due tra gli uomini più veloci del mondo, ma con un approccio molto diverso alla loro vocazione sportiva…
Luca Marcora

All’appressarsi delle Olimpiadi di Londra torna in videoteca in una nuova edizione - ma in Gran Bretagna è stato nuovamente distribuito anche nelle sale -, questo classico del cinema sportivo vincitore di quattro Oscar, le cui musiche, firmate dal compositore greco Vangelis, sono diventate colonna sonora dei maggiori eventi sportivi di tutto il mondo.

Il titolo originale, Chariots of Fire, si ispira a un verso del poeta William Blake. Il titolo italiano non è la traduzione dall’inglese, ma tuttavia riesce ad essere efficacemente evocativo dell’atmosfera che il regista vuole suggerire. Hudson colloca la vicenda in un passato dai toni quasi leggendari, raccontandola innanzitutto attraverso un lungo flashback che ha il suo punto di partenza nel funerale di Abrahams nel 1978. Questo passato è popolato da eroi come suggeriscono le prime battute nella versione italiana: «Esaltiamo gli uomini famosi e i nostri padri che ci generarono. Tutti questi uomini furono onorati nella loro generazione e furono gloria del loro tempo. Siamo qui oggi per rendere grazie per la vita di Harold Abrahams e onorarne il mito». Inoltre, l’utilizzo massiccio della tecnica del rallenty contribuisce a sua volta a rafforzare l’impressione che questi “momenti di gloria” appartengano solo all’ormai lontana dimensione del mito.

Eppure la vicenda narrata si basa sulla storia vera dei due uomini inglesi che durante l’VIII Olimpiade di Parigi trionfarono contro ogni previsione. I due velocisti sono entrambi campioni nella corsa, ma la loro concezione dello sport è radicalmente diversa: Abrahams è ossessionato dall’idea di conquistare la medaglia d’oro, in una lotta ostinata contro il mondo intero e ovviamente anche contro chi, come Liddell, potrebbe rubargli la scena; quest’ultimo invece, nato in Cina da una famiglia di missionari evangelici, ha compreso che lo scopo della sua vita è un altro (il suo motto era «Cristo per il mondo, perché il mondo ha bisogno di Cristo» e per questo nel 1925 tornerà in missione in Cina, dove morirà alla fine della Seconda Guerra Mondiale*), ma che allo stesso tempo non può sprecare quel dono ricevuto da Dio che lo fa andare più veloce di chiunque altro. Così Abrahams, pur nell’amicizia delle persone che gli stanno intorno, sperimenta la solitudine di una vittoria che comunque lo lascia con l’amaro in bocca: emblematica a questo proposto l’immagine di lui e del suo allenatore Mussabini (Holm) mentre festeggiano, soli, in un bar; o ancora il suo arrivo, quasi di nascosto, in Gran Bretagna. Liddell invece ha il coraggio di rinunciare a gareggiare di domenica, giorno del Signore, per non andare contro a quelle che ha riconosciuto essere le vere priorità della sua vita.

Lo sport diventa quindi metafora della vita: si può correre fin da subito con uno scopo, oppure si può andare a sbattere contro la più beffarda delle delusioni, quell’insoddisfazione che emerge anche dopo le più eclatanti vittorie. Insoddisfazione che può però diventare punto da cui ripartire per vivere la propria vita con pienezza e letizia, come è accaduto a tutti “quei pochi giovani che vissero con la speranza nei cuori e le ali ai piedi”.

* Cfr. G. Bernardelli, La corsa in Cina di «Momenti di gloria». La storia di Liddell, missionario dopo le olimpiadi, «Mondo e Missione», giugno-luglio 2012.

Momenti di gloria (Chariots of Fire, GB 1981) di Hugh Hudson
con Ben Cross, Ian Charleson, Nigel Havers, Nicholas Farrell, Cheryl Campbell, Alice Krige, Daniel Gerroll, Ian Holm: Sam Mussabini, John Gielgud, Lindsay Anderson
DVD: 20th Century Fox