L'acceleratore di particelle del Cern di Ginevra.

E se la realtà "superasse" la teoria?

I dati del Cern di Ginevra fanno vacillare le scoperte di Einstein su cui è basata la fisica moderna. E aprono scenari fantascientifici. Saranno verificati e dibattuti, ma cosa si può dire fin da ora? L'abbiamo chiesto al fisico Lucio Rossi
Carlo Dignola

La materia può viaggiare a velocità superiori a quella della luce. Venerdì 23 settembre il Cern di Ginevra ha comunicato al mondo questa eccezionale scoperta, che, se confermata, è destinata a sconvolgere la fisica che abbiamo conosciuto fino a oggi, il cosiddetto "modello standard".
Nell'esperimento del Cern, i neutrini sparati dall'acceleratore svizzero hanno raggiunto i rilevatori posti 730 chilometri più a Sud, nei Laboratori di fisica italiani sotto il Gran Sasso, viaggiando a 300.006 chilometri al secondo, sei più della velocità della luce. I neutrini, certifica il Cern, hanno passato il traguardo 60 nanosecondi prima del previsto. Pochissimo, eppure quella piccola differenza è una scoperta che «potrebbe avere delle conseguenze enormi, cambiando il nostro modo di vedere l'universo», ha detto il presidente dell'Istituto nazionale di Fisica Nucleare Roberto Petronzio.
Gli scienziati di tutto il mondo sono mobilitati, sia per verificare i dati dell'esperimento Cern-Gran Sasso sia per comprendere le eventuali conseguenze sulle equazioni di Einstein che sono alla base della nostra concezione dell'universo. La velocità della luce infatti fino a oggi era considerata un limite ultimo, il perno attorno a cui tutte le nostre costruzioni fisico-teoriche ruotano. Non tutti gli scienziati, a partire dal mondo anglosassone, hanno preso bene il quadro aperto dal Cern. «Se fosse vero la Teoria della relatività cadrebbe», ha commentato ad esempio Margherita Hack: «Oggi è considerato impossibile percorrere le enormi distanze cosmiche che separano un sistema solare da un altro proprio a causa di questa impossibilità di superare la velocità della luce». È evidente quindi che un'eventuale conferma della scoperta del Cern aprirebbe scenari fantascientifici: se lo spazio-tempo non fosse quello ipotizzato fino ad oggi, i viaggi nel tempo o le traversate interstellari non sarebbero più così assurdi. Sono cose su cui si discuterà per anni: il fisico Erasmo Recami, che da decenni sostiene che i neutrini sono particelle in grado di viaggiare più veloci della luce, è convinto che a essere messa in crisi dall'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) sia solo un'interpretazione ristretta delle equazioni di Einstein, invalsa nel modello standard, e che la Relatività andrebbe reinterpretata in una maniera meno "ristretta". Certo è che, se quei dati sono giusti, «bisognerà rifare da zero la teoria su cui si basa tutta la fisica delle interazioni fondamentali moderne», dice un altro scienziato, Stefano Forte: «E il modo in cui rifarla è sconosciuto a tutti».
Come al solito, c'è una bella dose di serendipity in una scoperta del genere: il caso ha fatto la sua parte. Lo spiega Lucio Rossi, responsabile del sistema di magneti che fa funzionare lo straordinario acceleratore del Cern: «L'esperimento del Gran Sasso era stato ideato per studiare altre proprietà dei neutrini: nessuno pensava che potessero viaggiare più velocemente della luce e, invece, è saltato fuori questo dato. Come sempre la natura è un po' più grande dei nostri pensieri e l'imprevisto è accaduto. È una delle cose belle della scienza, come della vita peraltro». Per l'esperimento Cngs, sotto Ginevra è stato costruito «un acceleratore speciale, parallelo a Lhc», continua Rossi: «Abbiamo scavato una galleria e realizzato un anello molto più piccolo del Large Hadron Collider, e il relativo tunnel di decadimento da cui partono i neutrini che sono stati puntati verso il Gran Sasso».
Ciò che per il momento nessuno contesta è che «l'esperimento Opera 1 abbia fatto le cose per bene: il fenomeno è stato attentamente verificato per sei mesi. La rottura della legge di Einstein», conferma Rossi, «è molto piccola e tuttavia c'è. A meno che non sia stato commesso qualche errore sistematico. Per questo adesso la notizia, come ha detto subito lo stesso Cern, va verificata attraverso altri laboratori internazionali, che dovranno valutare questi risultati in modo indipendente e confermare se sono corretti o meno». Certo questi neutrini superluminali «ci daranno da fare, e da pensare a lungo. In attesa dei risultati dell'Lhc sulla ricerca del bosone di Higgs». Rossi ricorda che a volere con forza questo esperimento, assieme ad Antonino Zichichi, responsabile dei Laboratori del Gran Sasso, «fu il professor Luciano Maiani, allora direttore generale del Cern: in quegli anni fu anche molto criticato per le ingenti risorse che Lhc richiedeva. Se questo risultato è vero, per lui e per l'Italia sarebbe una grossa rivincita».
Infine raccomanda, però, anche prudenza: «Come ci siamo detti al Meeting di Rimini quest'anno, la certezza, anche nel campo della fisica, non è una cosa che ci si mette in tasca: è una strada che va percorsa. Con la saggezza, e anche con la straordinaria forza immaginativa della scienza, capace di vedere sempre un passo più in là di ciò che già sappiamo».