Papa Simmaco in un affresco <br>nella Cattedrale di Venafro.

SIMMACO Il costruttore di chiese

Continua la serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia. Nella dodicesima puntata, la vicenda dell'uomo che pose la prima pietra della casa dei Papi. Ma non solo
Eugenio Russomanno

Il pontificato di Simmaco (498-514) è stato segnato dalla controversia con un antipapa, Lorenzo. Il fatto nasce il giorno stesso dell’elezione a pontefice di Simmaco, 22 novembre 498, quando egli venne scelto nella Basilica Lateranense dalla maggioranza del clero. Una minoranza, appoggiata dal senato romano e dal suo capo Festo, nello stesso giorno elesse nella Basilica di Santa Maria Maggiore tale Lorenzo. La maggioranza clericale che aveva eletto Simmaco era stanca della politica filo-orientale del predecessore Anastasio II (collocato da Dante nell’Inferno!), mentre la minoranza che aveva eletto l’antipapa Lorenzo era filo-bizantina.
Per venire a capo della situazione, entrambe le fazioni decisero di ricorrere alla decisione di Teodorico il Grande, ostrogoto re d’Italia (493-526). Teodorico per la sua decisione adottò due criteri: avrebbe espresso parere favorevole al Papa eletto per primo e con la maggioranza dei voti. Così, la preferenza di Teodorico fu per Simmaco. Lorenzo si sottomise alla decisione del re.
Ma i sostenitori di Lorenzo, non contenti, tornarono alla carica capeggiati da Festo. L’occasione si presentò subito. Nel 501 Simmaco celebrò la Pasqua il 25 marzo, secondo l’antico calendario romano, e non il 22 aprile, secondo il nuovo calendario alessandrino. I sostenitori filo-orientali di Lorenzo accusarono il papa Simmaco davanti a Teodorico. Il re convocò Simmaco a Ravenna per discutere la questione. Un gesto strano e imprudente di papa Simmaco fece precipitare le cose: di fronte alle accuse (tra le quali, anche quella di aver mancato alla castità e di aver sperperato i beni della Chiesa), e forse non accettando il fatto che un Papa dovesse dar conto ad un re del proprio operato, giunto a Rimini fece ritorno a Roma. Scrive lo studioso John Kelly: «In preda al panico tornò a Roma e si rifugiò in San Pietro, allora fuori le mura. Con questa mossa imprudente non solo s’inimicò Teodorico, ma sembrò ammettere la sua colpa; in tal modo, gran parte del clero si ritirò dalla comunione con lui».
Il re prese «l’audace decisione» di nominare un vescovo quale reggente nel tempo di assenza di Simmaco. Nel frattempo, fu convocato un sinodo per decidere la sorte del Papa. Il sinodo ebbe varie sessioni: quella più importante e definitiva fu la quarta, denominata Synodus Palmaris, nella quale si decise che la decisione sul Papa doveva essere lasciata al giudizio di Dio. «Il sinodo tenne così la riunione finale il 23 ottobre 502. La sentenza emanata fu di assoluzione: essendo Simmaco un Papa, nessuna corte di un tribunale umano poteva giudicarlo e il giudizio doveva essere lasciato a Dio», riporta il Grande Dizionario Illustrato dei Papi. Ma il re Teodorico non era soddisfatto della assoluzione del Papa, e i sostenitori di Lorenzo speravano ancora nel riconoscimento del loro prescelto: Lorenzo tornò a Roma e per quattro anni governò come Papa nel Laterano, mentre Simmaco viveva confinato in San Pietro. La definitiva soluzione del problema avvenne nel 506. La diplomazia del diacono Ennodio e del diacono Dioscoro, e il distacco politico di Teodorico da Bisanzio e da Roma, fecero in modo che il re accettasse l’assoluzione di Simmaco.
Negli ultimi anni di pontificato, risolto sostanzialmente il problema dell’antipapa, Simmaco si poté dedicare al governo della Chiesa. Ne ricordiamo qualche episodio: per la prima volta inviò il pallio (un’insegna pontificale, consistente in una stola bianca ornata da sei croci; ndr) - ad un vescovo non italiano; introdusse la recitazione del Gloria nella messa; si dedicò alla costruzione e all’abbellimento delle chiese romane; pose la prima pietra di quello che sarà il palazzo del Vaticano, riservato alla residenza del Papa. Fu sepolto in San Pietro e la sua festa si celebra il 19 luglio.