La locandina del film.

TINTIN E IL SEGRETO DELL'UNICORNO Un'avventura di altri tempi

Dalla regia di Spielberg il primo film ispirato alle fantastiche avventure del giovane giornalista degli anni '30. Gialli, intrighi, cazzotti. Un capolavoro in 3D e una vena di umorismo che piace anche ai grandi, quasi volessero leggere il fumetto
Martino Clericetti

È uscito al cinema un film che, personalmente, aspettavo da una vita: Tintin e il segreto dell’unicorno, regia di Steven Spielberg. Bene: prima vi dico il perché della mia spasmodica attesa, poi - come una recensione richiede - qualche nota sul film.
Grazie ai miei genitori, sono cresciuto in una casa dove i fumetti erano disposti nella libreria con la stessa importanza dei libri veri, e sono stato educato a considerarli come opere che hanno una dignità culturale al pari di tanti romanzi della letteratura. Non tutti i fumetti, ovviamente, possono essere considerati un prodotto culturale (così come non tutti i romanzi, va detto), ma alcuni certamente sì: e Tintin è uno di questi.
Per chi non lo sapesse Tintin è un personaggio dei fumetti - un giovanissimo giornalista, per essere precisi, sempre accompagnato dal fedele cagnolino Milù - protagonista di avventure avvincenti ambientate nei luoghi più suggestivi del mondo, raffigurati e descritti sempre con grande maestria. L’ha inventato il disegnatore belga Hergé nel 1929 e le sue 24 storie sono state tradotte in tutto il mondo con eccezionale successo.
Un giallo da risolvere, intrighi e segreti storici da decifrare, un manipolo di cattivacci da cui guardarsi le spalle, cazzotti e inseguimenti, viaggi in aereo o per nave, perfino una puntata sulla luna, ben 15 anni prima che gli uomini ci mettessero piede per davvero: nelle storie di Tintin ci sono tutti questi elementi, e sono già una garanzia di divertimento. Ma poi c’è quella che, a mio parere, è la componente più importante: l’umorismo. Non solo per il contorno dei buffi personaggi, amici o nemici del protagonista, ma per la capacità che solo certi fumettisti francofoni hanno di raccontare le persone con le loro identità uniche, le stranezze, le bizzarre manie, i tic e gli atteggiamenti. Insomma: tutte quelle piccolezze che messe insieme fanno di noi degli esseri curiosi, unici, e sempre affascinanti. Ecco: dal burbero Capitano Haddock agli sconclusionati poliziotti quasi gemelli Dupond e Dupont, il senso comico di Hergé sa catturare l’essenza di un personaggio meglio di centomila frasi o descrizioni da romanzo, e ce li fa amare. E questo riesce a farlo con due semplici elementi: il tratto del disegno (la linea chiara dei fumettisti belgi) e le gag seminate qua e là tra le pagine degli albi di Tintin, in mezzo alle più intricate avventure.
Giusto alcuni titoli imperdibili: Tintin e il segreto del liocorno, Tintin in Tibet, Le sette sfere di cristallo, Obiettivo luna (quello col famoso razzo a scacchi bianchi e rossi, che oggi è diventato un oggetto di design), L’isola nera. Andate a leggerli, lo ripeto, fidatevi.
Ora finalmente anche Tintin ha conquistato la sua meritata trasposizione cinematografica. Tintin e il segreto dell’unicorno è un cartoon in 3D per ragazzi e “meno ragazzi” girato con la sofisticata tecnica del motion capture: attori in carne ed ossa (e, nel caso di questo film, anche famosi) hanno recitato la loro parte con addosso dei marcatori collegati a un computer. In questo modo il computer ha “catturato” un’immagine semplificata dell’attore - la sua versione disegnata - trasformandolo in un personaggio digitale che esegue esattamente, quasi con la stessa fluidità, i movimenti dell’attore. L’effetto è sorprendente: sembra di vedere i personaggi di Tintin così come li aveva immaginati Hergé, quindi chiaramente disegnati, che però si comportano e si muovono come persone vere. Grazie a questa tecnica, poi, le location in cui si svolge l’avventura non hanno limiti: la storia inizia in un mercatino di Bruxelles per spostarsi in mezzo all’oceano, e poi nel deserto, in Medio Oriente, e perfino - indietro nel tempo - a bordo di un galeone assaltato dai pirati, all’inseguimento del misterioso tesoro di Rakam il Rosso.
Ma basta così. Meglio non raccontare la storia, vi toglierei tutto il piacere dell’avventura. E poi come si fa a parlare dei film? Non c’è come vederli. E infatti il consiglio è uno solo: andate a vedere Tintin e il segreto dell’unicorno e portateci i figli o i nipoti. Potrebbe essere il modo più semplice per far conoscere questo fantastico personaggio ai ragazzi di oggi, che poi - chissà - magari dopo avranno voglia di leggere anche le sue storie a fumetti. E lo stesso vale per voi, se ancora non lo conoscete.