La locandina del film.

«Vuoi dire che sei stato colpito dalla Grazia?»

Cosa può nascere dalle difficoltà con il figlio adolescente? Tutto parte dalla domanda di un prete ad un incontro di catechesi: «Fra di voi, chi vuole essere amato?». Il racconto della conversione di un avvocato parigino. Qualcosa di inatteso, che accade
Alessandro Banfi

È un film di tre anni fa, francese, ma approda ora nelle sale d’essai delle nostre città. Si chiama L’amore inatteso, della regista Anne Giafferi, ed è il racconto di una conversione al cattolicesimo da parte di un avvocato penalista di Parigi. Il protagonista è un uomo di successo, con una bella famiglia e completamente immerso nella normalità della cultura secolarizzata di oggi. Sennonché un accenno di difficoltà del figlio adolescente a scuola comincia a farlo riflettere. Attraverso il suggerimento discreto di un insegnante approda ad uno scalcagnato gruppo di catechesi, che per curiosità e con una certa superiorità comincia a frequentare (il titolo del libro autobiografico, da cui il film è tratto, Catholique anonyme di Thierry Bizot, riecheggia gli alcolisti anonimi). Scatta qualcosa, però, nel cuore e forse nell’anima del protagonista, che, riflettendo, rivede anche i suoi errori nel rapporto col proprio anziano padre e col proprio ragazzo. Una delle chiavi del film sta proprio nel suo titolo originale francese che è una domanda, la domanda che il prete pone nel primo incontro di catechesi: fra di voi chi vuole essere amato? Alzi la mano chi sente il bisogno di essere amato…

Tutta la vita è, infatti, in questa questione: che cosa agita la mia anima, se non il voler essere amato? Domanda chiave nel rapporto col proprio padre ed anche col proprio figlio. Domanda somma della vita anche in chi, come nel figliol prodigo della parabola, si sente di poter fare a meno del padre, di poter fare a meno dell’amore gratuito e finisce per perdere il proprio posto nel mondo. Ma questa domanda nel film (altra cosa bella) è come l’inizio, un inizio di qualcosa, non ben definito, un’emozione, un sentimento, un trigger, innesco che fa scattare qualcosa. Non aspettatevi la grancassa dell’evangelizzazione, questo è un film che interpreta lo spirito dei tempi e che propone un cristianesimo semplice, appena accennato, anonimo appunto, apparentemente da sfortunati, non organizzato. Ma, come dice la moglie irritata e scettica quando il protagonista le confessa la frequentazione della catechesi, è evidente nel suo messaggio: «Vuoi dire che sei stato colpito dalla Grazia?».

Il luogo malmesso della catechesi, nel film, sembra un garage di periferia, sedie vuote e muri scrostati, e fa venire in mente le parole dell’allora cardinal Bergoglio nell’intervista a 30Giorni quando dice: «A Buenos Aires ci sono circa duemila metri tra una parrocchia e l’altra. Ho detto allora ai sacerdoti: “Se potete, affittate un garage e, se trovate qualche laico disposto, che vada! Stia un po’ con quella gente, faccia un po’ di catechesi e dia pure la comunione se glielo chiedono”».
La Chiesa ha abbandonato l’umanità o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa? La ferita aperta di questa domanda poetica del grande T.S. Eliot è la grande premessa di questo film, nel senso che questa storia semplice a quella domanda risponde nei fatti. Una riposta fragile, umile, poco consapevole, all’apparenza forse troppo consolatoria e anche poco razionale. Ma almeno è vera, perché non è un progetto. È appunto qualcosa di inatteso, che accade.