Una scena del film.

Il donatore di ricordi

Un futuro in cui sono stati rimossi l'amore e l'amicizia. Il tentativo di creazione di una società perfetta. E una storia a lungo vietata nelle scuole americane. Nelle sale, il film di fantascienza di Phillip Noyce. Che dice qualcosa di noi
Luigi Ballerini

Opposta all’utopia c’è la distopia, termine con cui si intende una società indesiderabile, in cui non vorremmo mai stare, dove i rapporti sociali sono minati alla base da regole e leggi imposte da sistemi coercitivi e prepotenti. Tanta fantascienza, nelle pagine dei libri o sugli schermi del cinema, è ricapitolabile sotto questo genere che se può sembrare nuovo nella sua dizione, nuovo in realtà non è affatto. 1984 di Orwell, Fahrenheit 451 di Bradbury, Il signore delle mosche di Golding, Arancia Meccanica di Burgess ne sono alcuni esempi noti. È ora nelle sale The Giver - Il mondo di Jonas, trasposizione cinematografica del libro The Giver, di Lois Lowry scritto nel 1993 e riportato in Italia da Giunti nel 2010. Un film, e un libro, decisamente distopici.

Jonas ha dodici anni e vive in una società la cui parola d’ordine è Uniformità. Eliminata dai Vecchi Saggi qualsiasi differenza, non esistono più né colori né stagioni. Aboliti i sentimenti, sono spariti la paura, il dolore, l’odio, ma con essi anche l’amore, l’amicizia, l’affetto, l’attrazione. In fondo è il prezzo da pagare per una società efficiente e senza contrasti. Ogni membro della comunità deve stare al suo posto, assegnato dai Vecchi Saggi nella Cerimonia annuale di Dicembre. Ma Jonas non sarà Puericultore e nemmeno Pilota di droni, non sarà Vivaista né Addetto ai Nove (i bambini di nove anni), lui, che è un Dodici, è destinato a diventare il nuovo Accoglitore di Memorie. Nella comunità, infatti, deve permanere almeno un soggetto che ricordi il passato, che conosca la storia, che conservi traccia di cosa è stato l’uomo e di cosa è capace. E così Jonas inizia il suo viaggio di iniziazione con il vecchio Accoglitore di Memorie, che per l’occasione diventa appunto the Giver, il Donatore di ricordi.

Ora Jonas finalmente vede, ora Jonas sa. Sa che nell’enfatica Cerimonia di Congedo i bambini non perfetti e i vecchi che hanno terminato il loro compito sociale vengono in realtà uccisi. Sa che esistono la musica e i colori e l’attrazione fra i sessi e la guerra e il dolore. E ora che sa, niente è più come prima, tanto da indurlo alla mossa finale, proprio quella che i Vecchi Saggi paventano di più.

La storia di The Giver, tradotta in più di trenta lingue, prima di diventare un film è stata a lungo vietata nelle scuole americane. Accusata di parlare in modo eccessivamente esplicito di eutanasia e infanticidio è stata ritenuta troppo dura per le giovani menti sui banchi di scuola. Probabilmente qualche Vecchio Saggio d’oltreoceano ha temuto che chiamare le cose col loro nome, dire in modo esplicito che non solo la morte e i sessi esistono, ma che nelle mani degli uomini possono avere destini molto diversi, potesse destabilizzare, turbare una certa quiete del vivere, non importa se di facciata.

Jonas vive in un mondo perfettamente anestetizzato, dove ogni mattina l’iniezione fatta prima di uscire di casa permette di tenere a bada gli ormoni, dove le regole prevalgono su un’esperienza non più possibile e poggiano sul conformismo, dove il pensiero unico non consente l’emergere del pensiero individuale. Il mondo di Jonas è un mondo politicamente corretto, ben educato, ordinato e pulito. In esso il linguaggio è puntuale e preciso, nessuno dice mai una bugia, peccato poi si muovano tutti dentro una grande menzogna globale. Lì, ogni soggetto vale solo in quanto funzione del tutto, in quanto rotellina di un ingranaggio perfettamente oliato a cui asservirsi in cambio di un vivere tranquillo, meccanico e spassionato.

The Giver, a distanza di ventun anni da quando è stato scritto, dice molto a noi e al nostro modo di pensare l’individuo e il sociale, un modo funzionalistico, omologato su standard incriticabili e nemico di un pensiero individuale orientato alla soddisfazione personale sempre dentro un rapporto reciprocamente favorevole con l’altro. Lo dice adesso, con una incisività forse anche maggiore di quando è uscito. Come accade spesso alla buona fantascienza.


The Giver - Il mondo di Jonas, 2014
diretto da Phillip Noyce