La festa a Par ici.

Mani, canti, cuore di un Altro

Cinque anni di caritativa raccontati con una grande festa, per cui si sono messi in azione ragazzi e adulti. Tra gratuità e tensioni, matura la certezza del "lasciarsi fare". Anche in quell'incontro imprevisto, proprio sull'uscio...

Siamo un gruppo di amici che andiamo in caritativa a Par ici, un’associazione dedicata all’educazione e al risveglio culturale dei giovani che vengono da famiglie in difficoltà. In molti di noi, quest’anno è nato il desiderio di raccontare tutta la bellezza che viviamo. Abbiamo voluto organizzare qualcosa di pubblico: una grande festa a cui invitare gli amici, i colleghi e i vicini di casa.

Questo desiderio ci ha mossi e trasformati. C’è chi è andato dal fioraio per chiedere i fiori invenduti a fine giornata, chi ha passato in rassegna i negozi del quartiere per chiedere gadget in omaggio per la tombola, altri hanno preparato centinaia di cupcakes, pensato ai canti o, ancora, preparato un video che racconta le giornate trascorse insieme ai ragazzi. Siamo rimasti sorpresi nello scoprire la generosità di tante persone. Ci siamo commossi nel vedere quanto l’uomo abbia dentro di sé un vero motore che lo rende capace di amare. Così ci siamo risvegliati anche noi, da subito, interrogandoci sul perché siamo tanto affezionati a questa caritativa da voler testimoniare a tutti la nostra esperienza.

Questa festa la volevamo “diversa”, provocati da ciò che ci aveva detto il Papa il 7 marzo a Roma. Cosa vuol dire «decentrarsi» e «rimettere al centro Cristo» quando da cinque anni rifacciamo una domenica al mese la stessa cosa, con gli stessi amici, con gli stessi bambini, le stesse idee e iniziative? Come fare perché questa caritativa diventi un momento mio e non qualcosa di meccanico? Io cosa voglio? Voglio vivere con Cristo vicino. Ma io come Lo riconosco? Lasciandolo fare, perché Lui solo sa cos’è meglio. A partire da questa certezza, ci siamo detti che la giornata doveva essere la Sua e che noi saremmo stati solo le mani, i canti, il cuore. E la buona volontà.

Eppure io, anche dicendomi tutto questo, mi sono agitata o irritata per come si facevano le cose: «Ma non è così che si fa la tombola! Ma per i regali ci vuole carta da regalo! I fiori vanno disposti in un altro modo! Perché non hai fatto le prove del video? Hai controllato se il materiale funziona?». Insomma, una rompiscatole. Ma prima che gli amici reagissero (spesso con un sorriso), sentivo una voce dentro che mi diceva: «Lascia fare. LasciaLo fare». Allora mi tranquillizzavo. Perché dove entrava Cristo, tutto diventava bello, anche se non era “perfetto”. Mentre le mie idee “perfette” creavano conflitti, tensioni e ferite. La perfezione può essere diabolica se diventa il centro degli obiettivi. Invece noi abbiamo avuto qualche pasticcio e certi dettagli non molto ben curati. Ma la nostra unità, segno della Sua presenza, era bellissima e ben visibile.

Poi è successo qualcosa di piccolo ed eccezionale insieme. Poteva rimanere un semplice incrocio di due persone, invece è diventato un grande dono. La mattina delle festa, mentre prepariamo la sala e il buffet con i ragazzi, una signora si affaccia alla porta. Le dico che la festa inizia nel pomeriggio. Lei mi dice che non è lì per quello, ma che è passata per rivedere i locali dove suo figlio veniva quand’era bambino e faceva lo scout. Mi racconta di com’era felice a quel tempo, e che poi è partito per studiare, prima a Londra, adesso in Italia: «È uscito dalla Chiesa, ed è solo...». La signora si chiama Anne e, dopo che scambiamo due parole, prima che se ne vada le dico solo che abbiamo molti amici in Italia e che se vuole tornare alle tre del pomeriggio le darò dei contatti. Le lascio il mio telefono in caso non riesca a tornare più tardi. Alle 14.58 era lì, sulla porta. Persa tra la gente, non conosceva nessuno. La faccio accomodare vicino ad una coppia che conosco e gliela affido. La festa comincia. Presentazione del gesto, canti e tombola, risate, merenda... Avevamo preparato i ragazzi come camerieri, con grembiule e blocknotes per gli ordini: dopo le prime ritrosie, si sono buttati e facevano a gara per servire i tavoli per primi. Poi guardiamo insieme il video, che commuove tutti. Un ragazzo che assistiamo dice con le lacrime agli occhi: «Non sapevo che era così bello quello che abbiamo fatto tutto quest’anno».

Alla fine della festa, mi si avvicina Anne, è molto scossa dalla festa: «È stato bellissimo... Chi l’avrebbe detto? Se qualcuno me l’avesse predetto stamattina l’avrei preso per pazzo. Ero così triste. E invece ora ho l’impressione di conoscervi da sempre! Mi sono sentita a casa. Io voglio la stessa cosa per mio figlio. Mi dia il telefono dei suoi amici in Italia». Qualche giorno dopo, mi chiama: «Mio figlio Serge ha incontrato il vostro amico in Italia, è contentissimo! Vi ho sentiti parlare di una Giornata di fine anno del vostro movimento... Posso venire anch’io?».

Alessandra, Parigi