Ristorante "Il Caravaggio": foto di gruppo al Meeting.

«Quando al ristorante ho servito Gesù»

Un "sì" detto solo per non dire un altro "no" al marito. E ritrovarsi a lavare piatti e bicchieri tra i padiglioni del Meeting. Una settimana piena di domande e di scoperte. Compresa quella di sentirsi finalmente abbracciati

Tutto è cominciato qualche mese fa, quando mio marito Enzo, nella sua generosità di spirito e nella sua smania di abbracciare il mondo, mi disse timidamente che gli sarebbe piaciuto fare il volontario al Meeting. Forse aveva qualche timore per ciò che avrei pensato o detto: lui, per lavoro è sempre fuori, e lo spazio per me e per i nostri figli è sempre condiviso con la sua stanchezza, il periodo di ferie estivo è l’unico tempo per noi. L’ho rassicurato, da sempre desidero che sia felice e lui lo è se sta con gli altri e in particolare con gli amici di Cl. Io, anche se non sono di Cl e sono sempre critica nei confronti dei ciellini, mi sarei comunque goduta il Meeting, come lo scorso anno, da sola.

Caratterialmente diversa da lui mi piace ascoltare, osservare e pensare, e il Meeting è lo spazio ideale per una come me. Ci siamo avvicinati al movimento qualche anno fa conoscendo i nostri vicini di casa, Laura e Marcello. Ci siamo lasciati trasportare dalla bellezza di questo incontro e abbiamo preso a frequentarli.

Ha inizio così, il nostro cammino in Cl. Enzo fin da subito si lascia condurre docilmente, abbracciando amicizie gradualmente e senza riserve. Io, dopo i primi incontri che mi hanno toccato per la profondità dei contenuti, comincio a essere critica e prendo le distanze. Ma Enzo è dentro fino al collo, lo accompagno a Scuola di comunità, ma non ce la faccio. «Parole, si arrotolano di parole. Io ne resto fuori voglio essere libera». Ed è così che si crea una distanza tra me e lui, e i “si” che sempre gli dicevo si trasformano in “no”, fino a quando due mesi fa Enzo me lo fa notare. Resto stupita e spiazzata e con semplicità gli rispondo che avrei ancora detto “sì”. Ciò che ci stava separando non era la sua appartenenza a Cl, ma la mia durezza di cuore. Un mese fa Enzo e Marcello decidono di partecipare al Meeting come volontari al ristorante bergamasco. Enzo mi dice: «Vieni anche tu?». Io memore della mia promessa gli dico quel “sì”.

Cucina, impiattamento, lavaggio… Io sono pugliese, che ci faccio al bergamasco? Ci lavora un gruppo di persone di in una scuola cattolica. Io sono insegnante in una scuola statale, i miei figli hanno frequentato le scuole statali e negli ultimi tempi si sono allontanati dalla messa con tutto ciò che ne consegue. Sono dei bravi ragazzi, ma ciò non basta per essere felici.

Affronto questo volontariato con l’idea che la scuola cattolica sia un valido supporto nell’educazione cristiana e prego che nostro Signore vegli sui nostri figli e li conduca presto sulla sua strada. È ciò che mi sta più a cuore. Non m’importa se diventeranno ingegneri o camerieri: ciò che conta è che siano salvi. Prego e offro il mio servizio al Signore.

Sabato 18 siamo al “Caravaggio”. Alfredo ci indica il servizio cui siamo stati assegnati: Enzo alla polenta in cucina, (aveva chiesto sala e bar, odia profondamente mescolare la polenta). Sono preoccupata, ma mi tranquillizzo subito perché lui è uno che obbedisce al Signore e mescolare la polenta è la fatica che deve abbracciare, lui è un ciellino. Io… lavapiatti. Osservo Alice, poche parole e tanto lavoro, sballare piatti, bicchieri e lavarli. Cinquecento coperti, quattro tipi di piatti, tre tipologie di bicchiere. Tanti, ma proprio tanti! Voglio capire come deve funzionare tutto: osservo, ascolto e contemporaneamente lavoro. Non è necessario parlare, un’energia positiva mi prende e mi accompagna in quest’avventura.

Ma quando la fatica si fa sentire, dopo una prima lunga giornata di silenzio e di lavoro, mi chiedo: «Ma che ci faccio io qui? Perché dovrei lavare e specchiare bicchieri e calici?». La domanda trova nel mio cuore un desiderio: «Se Gesù, domani venisse al “Caravaggio”, come laverei questi piatti e questi bicchieri? Ogni ospite che verrà a mangiare qui è come Gesù, voglio fargli trovare un calice splendente e un piatto lucido e immacolato». Il giorno dopo, domenica, nonostante non fosse previsto, un frate arriva al “Caravaggio” e dice messa. Il leggio è una scatola di cartone, il calice è un bicchiere e sul tavolo un piattino contiene il Corpo di Gesù. «Gesù, li ho lavati io e sono splendenti!». Sono piena di orgoglio. «Sei grande Gesù, sei venuto davvero!». È proprio vero quello che dicono i ciellini: la realtà è la risposta di Cristo alle nostre domande. È stato un miracolo. Un semplice desiderio del mio cuore è stato esaudito.

Il lavoro nei giorni successivi incalza e la schiena si spacca, il silenzio aumenta e con lui la comunione degli spiriti, perché la vera comunione la vivi quando condividi un’esperienza. Con me c’era Renata, con la testa china e la schiena curva nel lavandino, e lì, in quel piccolo spazio reso funzionale al compito che ci spettava, Camillo di soli sedici anni, Davide, Mattia, Alice, Maria Grazia e altri giovani e meno giovani si alternavano e insieme con me volteggiavano tra lavastoviglie e strofinacci.

Strofinavamo piatti e bicchieri, come trottole, ma con una comunione di spirito e una letizia che non aveva bisogno di parole perché lì, nella fatica, parlavano i fatti. Le richieste dalla sala incalzavano e pulire piatti e bicchieri era una risposta: erano tanti “si”. Io, io che ho sempre immaginato di non poter amare altri se non i miei figli, ho amato quei ragazzi come fossero miei. E quando un ragazzo del bar, lo stesso giorno mi ha chiesto guardandomi un po’ stupito: «Ma tu sei di Cl?», io sono stata messa di fronte ad una scelta che per troppo tempo mi sono trascinata senza risposta, ho desiderato dire “si”. Un sì del cuore, che ha trovato la sua ragione nella concretezza. Finalmente nei fatti leggevo il significato di tutte le parole che ho ascoltato in tutti questi anni.

A metà settimana, Enzo ed io ci fermiamo per un giorno, il Vangelo di un paio di domeniche fa diceva che anche sentirsi indispensabili e padroni di un lavoro è vanità. Mercoledì, giorno libero, ascoltiamo qualche mostra e conferenza, percepisco pochissimo, forse l’essenziale, soffrivamo il mal schiena e le gambe distrutte.

Torniamo giovedì di buon’ora e cominciamo a offrire il nostro contributo. «Tutti silenziosamente attivi quel gruppo di bergamaschi è incredibile, sono sempre attenti, con la testa china e le parole misurate». All'improvviso ho incrociato sguardi e poche parole, parole di gratitudine e affetto e ho sentito il valore della mia fatica e la grandezza di Chi mi ha dato quest’opportunità. Quest’esperienza è un abbraccio.

I piatti e i bicchieri che passano tra le mie mani sono tanti e per tante volte. Mi stupisco perché ne riconosco alcuni per le loro imperfezioni. Caspita, nostro Signore ci riconosce tutti! Qui, al “Caravaggio”, lavando i piatti mi rendo concretamente conto che a mille coperti serviti in un giorno corrispondono mille uomini, solo qui, in quest’angolino della fiera, quanti siamo su tutta la terra, quanti siamo stati e quanti ancora devono venire? Gli scienziati e gli statisti contano e misurano, ma un conto è dire che sulla terra c’è, ci sarà o ci è stato un tot di uomini, e un conto è ri-conoscere gli uomini, tutti, uno a uno. Sono stupita perché un numero lo conosci per davvero se ri-conosci le unità che lo compongono.

Sarà un’osservazione ingenua e banale, ma un conto è dire che ci saranno da lavare più di mille piatti in un giorno e un conto è lavarli uno a uno. Tutti quegli “uno” passati tra le nostre mani mi hanno messo di fronte al fatto che “io” con tutta me stessa, sono il nesso tra il mio valore e il mio limite, e lì non potevo che essere “uno” con un altro ”uno” insieme a “uno” e “uno” ancora all’infinito…Perché «uno più uno non fa due ma duemila volte uno», come letto alla mostra su Chesterton.

Enzo ed io dal primo giorno di volontariato al Caravaggio abbiamo pregato ogni giorno per la comunione nella nostra famiglia, per la nostra conversione. E non l'avevamo mai fatto prima.

Anna, Desenzano (Brescia)