La Sagrada Família di Barcellona.

«Ecco, questa è la nostra compagnia»

Una prima tornata di lettere dei ragazzi di Gs della Toscana e della Liguria. Le loro vacanze invernali sul lago Trasimeno e a Barcellona. Dall'Angelus in riva al lago alla Cattedrale di Gaudí. Ecco i loro racconti

Dopo due giorni di un’intensità e bellezza impensabili, all’assemblea finale tutti siamo stati stupiti dall’intervento commosso di una ragazza che era venuta, con altri amici di Siena, con noi per la prima volta: «Mi ha colpito che c’è qualcosa oltre il vostro cantare, stare insieme, qualcosa che quasi vi invidio. Come si fa a crederci così tanto?». È stato l’inizio di un dialogo che è proseguito al momento dei saluti tra abbracci pieni di gratitudine da parte nostra e sua. Poi l’ho cercata su Facebook: «Ciao Eloisa! Credo, come già ho provato a risponderti, che la tua domanda e vera per tutti, anzi dopo l’incontro, cresce di fronte a una Presenza. Per questo stiamo in questa strada, Gs, il movimento di Comunione e Liberazione. È un dono la tua amicizia». Ed Eloisa ha risposto: «Buongiorno Maura. Credo, invece, che il più grande dono lo abbia ricevuto io. Finalmente le mie infondate convinzioni sono state messe in dubbio, per la prima volta mi sono sentita ascoltata e soprattutto ho capito che le persone buone esistono veramente. Questa strada vorrei intraprenderla anche io, con voi. Grazie mille per questa esperienza, a te e al mio professore che mi ha spinto a venire. Ci vediamo presto».
Maura, Arezzo


A Pisa il nostro gruppo di Gs non è numeroso, anzi per niente, siamo otto ragazzi di età diverse. In vacanzina ho incontrato una realtà completamente diversa: vedevo tutti quei ragazzi, le belle amicizie che avevano ed è nata dentro me una sensazione strana di malinconia, di invidia, ma anche di ammirazione e non mi riuscivo a sentire parte di questa famiglia. Queste sensazioni però sono state spazzate via una mattina, durante l’Angelus: eravamo in semicerchio davanti al lago, un paesaggio stupendo. Io ero a un'estremità e da lì riuscivo a vedere tutti. Mi sono soffermato a guardare gli sguardi di ognuno, degli sguardi umani; e ogni persona mai vista in vita mia sembrava mio amico, ora posso dire era mio amico. Finito l’Angelus, prima di iniziare a studiare, mi sono precipitato in camera e ho cercato nella mia galleria tra le immagini quella del volantino della vacanzina, perché mi ricordavo che aveva a che fare con lo sguardo. Vi erano stampate queste parole: «Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco, e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno - uno sguardo umano - ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice». Leggendo quelle parole mi è scappato un sorriso, sembravano scritte per me; nello studiare nel salone, nel servire a tavola.
Riccardo, Pisa


Capodanno a Barcellona per i centosettanta ragazzi delle comunità della Liguria. Partenza il 29 dicembre. L’attesa è grande, dall’estate alcuni in particolare ci hanno messo il cuore, colpiti dalla mostra del Meeting su Sandro Rondena e la Sagrada Família e dai racconti di giovani amici che, in Erasmus a Valencia e Barcellona, ci avevano introdotto all’amicizia coi loro coetanei spagnoli. Questo il tema dominante, prendere iniziativa per rispondere all’iniziativa di Dio, che ci ha scelto e continua a preferirci. Noi ci siamo sentiti così, e i ragazzi sono stati protagonisti, cioè tesi, in ballo, disponibili al lavoro. Anche il lungo viaggio in pullman è stata un'occasione, non volevamo perderci niente. La Bellezza ci ha preso e si è imposta. Diego e altri amici di Barcellona ci hanno portato per mano a incontrare Gaudí, partendo dalla messa nella cripta vicino alla sua tomba, poi l’esterno, vera biblia pauperum. C’è tutto: Gaudí aveva pensato a una chiesa in cui tutto fosse visibile da fuori, per l’uomo dei nostri tempi, che entra solo raramente. Tanti ragazzi hanno ripetuto di essersi ritrovati negli angeli musicanti, nel loro gioco di sguardi per cui c’è chi guarda Gesù e chi guarda l’amico e così guarda la stessa cosa. Ecco, questa è la nostra compagnia, hanno scoperto. Poi siamo entrati: la luce ci ha avvolti, una ragazza ha detto che lì ha intuito il paradiso, ha iniziato, lei sempre in ansia, a non avere più paura. La bellezza della Sagrada, così attraente, è stata eguagliata dalla bellezza della testimonianza serale dei ragazzi del Clu di Barcellona. Sono venuti in nove, per raccontarci e cantare con noi. Tra loro Natalia, la sorella di Marcos, il seminarista morto in un incidente stradale lo scorso febbraio, che tanti conoscevano attraverso i racconti dei nostri amici. Una serata di festa e di gratuità pura. Davanti agli occhi il lavoro di ognuno, l’andar dietro a quello che colpisce, al volto felice dell’amico, più felice di te, e poi lo segui, metti i passi dove li mette lui, e neanche questo basta, ci dicevano i ragazzi spagnoli, occorre il tuo prendere iniziativa. E all’assemblea finale in tanti l’hanno ripetuto: c’è una diversità a cui mi attacco, la nostra non è una compagnia perfetta. Ma via di qui dove andremmo? Non abbiamo paura di tornare a casa, posso continuare quello che è iniziato qui, seguendo il mio desiderio di essere felice. La festa di Capodanno, magari non perfetta, ci ha fatto capire che si può sempre ricominciare: un video e il canto Romaria hanno chiuso la serata, in un silenzio inimmaginabile. Si torna con tante cose viste: la Sagrada, Parc Guell, il Barrio Gotico, le spiagge di Barcellona dove il giocone ha visto cimentarsi in una sfida epocale architetti, operai e ingegneri nella costruzione di una Sagrada di sabbia, e con tanti incontri, volti e sguardi impressi dentro. Ci si scopre cambiati, al di là di ogni logica e di ogni previsione.
Marina, Genova