Una scena de "La Strada" di Fellini

«Non più sola». Ma cosa è accaduto?

Dalla bocciatura dell'anno precedente all'incontro col nuovo preside. Il film di Fellini, l'Angelus prima delle lezioni e infine la testimonianza assieme alla vacanza di Gs. Il racconto di un cammino con un amico "molto più grande"

Due anni fa ho iniziato le scuole superiori nella mia città. All'inizio andava bene, me la cavavo ed ero appassionata, ma il metodo di studio non era ancora efficace del tutto. Dopo il Triduo è morto mio nonno e, siccome non riuscivo a studiare, i prof hanno iniziato a non avermi in simpatia e quindi mi hanno bocciata.

I primi tre giorni ero proprio depressa, la mia vita non aveva più un senso. La morte del nonno, che per me era come un padre, e la bocciatura mi avevano portato una tristezza infinita. Poi, per fortuna, bisognava preparare la festa di GS di inizio estate e mi sono risvegliata. Mi sono fatta aiutare e ho vissuto fino in fondo tutte le proposte della comunità. L'incontro con uno psicologo, poi, mi ha fatto tornare la passione per lo studio, anzi mi ha permesso di renderlo ancora più mio.

A settembre poi ho cambiato scuola. Il primo giorno entro in Aula Magna molto emozionata per la nuova avventura che mi aspettava. Mi avevano detto che il preside era di CL ed avevo provato ad immaginarmelo. Quando poi me lo sono trovata davanti mi sono detta: «Sentiamo che tipo è e cosa ci dirà». E così lui, per augurarci un buon anno, ci ha fatto vedere un pezzo del film La strada di Fellini: la storia raccontava di una ragazza triste e di un uomo che la voleva convincere che perfino lei aveva un valore, che anche i sassi erano fatti per qualcosa, come ogni sasso, altrimenti che senso avrebbero avuto le stelle?

Alla fine il preside ha preso il microfono e ci ha detto: «Ragazzi in questi cinque anni vi auguro di capire per cosa siete fatti, cosa vi appassiona, perché anche voi siete fatti per qualcosa, se no nemmeno le stelle avrebbero senso». Ho iniziato a piangere. Come faceva lui a sapere che avevo bisogno di sentirmi dire queste cose, che avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse che non ero un caso perso? Così ho cominciato ad indagare su questo preside e mia mamma mi ha raccontato qualcosa di lui, perché lo conosceva. Durante l’intervallo lo vedevo spesso in disparte mentre guardava i suoi alunni, come se si trattasse dei suoi figli.

Intanto in classe ho iniziato a legare con un gruppetto di ragazze alle quali raccontavo della mia esperienza con i ragazzi di GS, e di come, dopo la vacanza invernale, non ero più riuscita a tenere tutta quella bellezza solo per me. Allora, uno degli ultimi giorni di gennaio, ho raccolto quel pizzico di coraggio che avevo e sono andata nell’ufficio del preside. Mentre entravo, tutta tremante, gli ho detto: «Salve, sono la bocciata di Prima B liceo. Le volevo chiedere se le andava di dire l’Angelus con me prima della scuola». Ci siamo messi a fare due chiacchiere e ho allargato la proposta alle mie compagne di classe, ma la cosa era abbastanza infattibile per lui. In ogni caso però mi avrebbe fatto sapere. Una settimana dopo, durante un’ora di matematica, è entrata la bidella per dire che dovevo «andare nell’ufficio del preside». Sono tutti sbiancati, me compresa. Sono andata giù. Era riuscito a trovare l’aula ed il modo di venire. Era tutto a posto e saremmo partiti il sedici febbraio.

La sera prima però, il giorno del mio compleanno, ero stata male, e allora ci abbiamo riprovato il giovedì della stessa settimana. Quel giorno, nonostante il "treno cancellato", sono arrivata a scuola correndo e questa volta ce l’abbiamo fatta. Tutti gli impedimenti mi hanno fatto capire quanto fosse importante per me quel gesto. Abbiamo iniziato in quattro, ma alla fine eravamo io, il preside, le mie quattro compagne di classe con cui avevo legato, la professoressa di italiano e la bidella che mi aveva chiamato.

Ma non è finita qua: la mia compagna albanese, che non sa neanche chi sia Gesù, è stata colpita così tanto da questo gesto che abbiamo deciso di vedere con lei il video su Giussani. Una volta, mentre raccoglievamo la spazzatura, abbiamo fatto addirittura la Scuola di Comunità. Non capisce tanto quel gesto di preghiera, ma una volta mi ha confessato che pregando la mattina sta meglio e quindi viene sempre. Un’altra ragazza ha scritto la mail per il Triduo anche se non è riuscita a venire. Un’altra ancora fa gli scout e si sente vicina alle nostre esperienze. Caspita, all'inizio eravamo solo io e il preside su ottocento, adesso so di non essere sola. Ma anche il preside è stata una scoperta: grazie al cammino insieme ho capito che si può essere amici di persone molto più grandi. La sua amicizia per me infatti è un dono perché non me la sono data io. Le chiacchierate con lui mi sono state di aiuto per capire quali erano le mie domande.

Allora l’ho invitato alla festa di inizio estate di GS di quest’anno. E lì è successa una cosa troppo bella. Lui da tempo stava infatti pensando di chiedere il trasferimento e la domanda scadeva proprio due giorni dopo la festa, ma, venendo lì, ha deciso di non consegnarla. L’ho invitato anche alla vacanza estiva e lui, naturalmente, è venuto il giorno dei giochi. Si è messo la maglietta, ha giocato, ha fatto anche le gite. Ero a bocca aperta. Alla fine ci hanno proposto di fare la testimonianza in vacanza ed è stato proprio bello. Molti, sapendo della fatica che faccio a parlare davanti a tutti, dopo avermi visto stare con lui, mi hanno detto che sembravo proprio a mio agio. Anche al Meeting ci vedremo. Chissà cosa mi riserverà l'anno che inizierà. Ma ho visto veramente tanta bellezza in quest’anno che ormai so che, anche a scuola, non sono sola ma piena di compagni di avventura.

Lucia