Il Papa durante la visita in Benin.

Dalla Sicilia al Benin, per un'amicizia

Don Carmelo conosce a Palermo due sacerdoti africani. Con loro nasce una «amicizia cristiana profonda», così decide di accompagnarli nel loro Paese in occasione della visita del Papa. Da lì una serie di fatti «imprevisti»

Ho avuto la possibilità di andare in Benin in occasione della visita del Papa, grazie all’incontro con due sacerdoti presenti nella mia nuova parrocchia di Sant’Ernesto a Palermo, padre Lucien Tobouchiandou e padre Ives Hunlihou.
L’incontro è stato sorgente di un’amicizia cristiana profonda ed è stato anche occasione per conoscere il loro Vescovo, Eugene Cyrill Houndekon, della Diocesi d’Abomey.
Quest’ultimo ha suggerito a padre Lucien di approfondire l’esperienza di Comunione e Liberazione che aveva incontrato, come opportunità anche per la Chiesa del Benin.
Così ho desiderato conoscere la realtà del Paese di padre Lucien e gli ho proposto di accompagnarlo nella visita che aveva in programma per un breve periodo di riposo. Padre Lucien è stato molto contento di questa proposta e abbiamo programmato il viaggio in coincidenza con la visita del Papa. Da quel momento in poi, con mia sorpresa, sono accaduti una serie di fatti imprevisti.
Il primo è stato l’incontro al Meeting di Rimini con Jean Baptist, originario del Benin e che ora vive a Pesaro: un uomo che ha incontrato il movimento e ne è stato cambiato. E poi c’è stato quello con altri amici che operano in Benin con varie iniziative. Tutto accresceva l’interesse per questo viaggio. Anche gli amici del Centro Internazionale del movimento mi hanno incoraggiato a valorizzare questa opportunità. Così sono partito con padre Lucien e altri due amici di Palermo, Angelo e Dario, e ci siamo ritrovati in Benin con Jean Baptist.
A Cotonou attraverso l’incontro con Roberto, un giornalista alto-atesino, e i suoi amici, abbiamo conosciuto l'opera missionaria di Merano “Un pozzo per la vita”. Il fondatore, Alpidio Balbi, ci ha raccontato che questo era il suo centesimo viaggio in Benin e il quarantesimo anno di attività dell’opera missionaria da lui fondata. Con mio stupore il viaggio è diventato da subito un’esperienza di condivisione dei problemi emergenti nella vita quotidiana in Benin: la salute e il lavoro.
Il piccolo Stato dell’Africa occidentale è oggi una Repubblica Presidenziale, con una ricca storia prima come regno africano (Dahomey) e poi come colonia portoghese e francese. Dalle sue coste hanno preso la via dell’America centinaia di migliaia di schiavi. Una vicenda drammatica che è ricordata sulla spiaggia di Ouidah, dove l'Unesco ha costruito un monumento chiamato “La Porta del non ritorno”. Accanto ad esso la Chiesa cattolica, in occasione del Giubileo del 2000, ha eretto un altro memoriale: “La Porta della Redenzione". Per ricordare che dalle stesse spiagge, dopo il dramma della schiavitù, questo popolo ha conosciuto la Fede in Gesù attraverso i missionari. Il Paese, oggi, gode di stabilità politica pur in una situazione economica e infrastrutturale ancora fragile.
La visita di Benedetto XVI, dal tema “Riconciliazione, Giustizia e Pace”, ha avuto un’importanza storica per l’intero continente in quanto ha coinciso con la consegna della Esortazione Apostolica, scritta dopo il sinodo dei vescovi africani del 2009. Oggi la Chiesa d’Africa affronta la sfida delle forme tradizionali di religiosità come il Vodoo, che in Benin ha una dignità riconosciuta dallo Stato e a cui il calendario dedica addirittura un giorno di festa. Ma affronta anche la sfida delle sette che si diffondono favorite dalla naturale sensibilità religiosa del popolo africano. Inoltre anche qui è forte la presenza del relativismo, che diventa mentalità comune insieme alle nuove abitudini di vita portate dalla tecnologia e dalle mode occidentali. Nel discorso al presidente Boni Yayi, il Papa è andato anche oltre l’esortazione ai suoi vescovi ponendo questa domanda: «Perchè un Paese africano non potrebbe indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternità autentica fondandosi sulla grandezza della famiglia e del lavoro?». Questo sguardo valorizzatore di Benedetto XVI ci ha sostenuto, in quei giorni, nel conoscere diverse realtà sociali, cristiane e non. E al termine del viaggio io e i miei amici ci siamo ritrovati immersi in una rete di rapporti che continua a chiedere con insistenza tutta la nostra fedeltà.
Don Carmelo, Palermo