Papa Francesco ad Asunción.

Gli correvamo dietro solo per vederlo

La visita di Francesco in Paraguay, tra le vie affollate di Asunción, nel santuario di Caacupé e nel parco di Ñu Guazú. Chi l'ha visto dice di essere «la persona più ricca del mondo». Il racconto di Giovanna, a trenta centimetri dal Papa

Il Papa è stato un fulmine a ciel sereno come lo è stato l’autista della papamobile che sfrecciava sulle strade di Asunción alla velocità di Formula 1. Quest’uomo è una instancabile presenza, la sua preoccupazione è quella di farci capire che Gesù è con noi, che conosce tutti i nostri problemi, che non dobbiamo sentirci soli e abbandonati perché Lui c’è, è una presenza che perdona, accoglie, guida e accompagna. Per come si muove, vuole farci vedere come Gesù era con la gente che incontrava, preoccupato di aiutare ad accompagnare i nostri problemi umani alla luce della fede: morte e risurrezione.

La gente Lo seguiva dove Lui andava, come noi: prima a Caacupé, poi ad Asunción, poi dai poveri, la gente praticamente gli “correva dietro”, solo per vederlo. Le persone che lo hanno potuto toccare (era guardato a vista, in cattedrale ero a trenta centimetri, ma non ho avuto la possibilità di toccarlo) o salutare dicevano: «Adesso che ho visto o ho toccato il Papa sono la persona più ricca del mondo. Non mi serve altro». Da quelli che abitano nel quartiere povero che hanno accolto il Papa in casa loro, alla gente di “alto livello” che seguiva commossa Francesco, come tutti gli altri. Lo stesso presidente Cartes è stato di una attenzione e di una discrezione encomiabili. Lo abbiamo visto realmente commosso e grato che il Papa potesse conoscere il suo amato Paraguay. Ha voluto che all’incontro, oltre ai ministri e ai diplomatici, fossero presenti anche gli addetti alle pulizie e la signora che gli serve il caffè. Sono segni di una attenzione non comune a certi livelli. Encomiabile il lavoro dei volontari che hanno fatto il servizio d’ordine, la gente gli obbediva e non usciva dai picchetti.

A Ñu Guazú, dove il Papa ha celebrato la messa, la gente è stata con il fango alle ginocchia dalla sera per prendere il posto e nessuno si è lamentato. È lo stesso luogo deve Giovanni Paolo II canonizzò san Roque Gonzales de Santa Cruz. La pala dell’altare era stata creata da un artista locale, Koki Ruiz, usando semi e pannocchie di mais e altre verdure. Sembrava un altare gesuitico. Il giallo illuminato dal sole splendeva come oro.

Ad ogni incontro ha parlato della gloriosa mujer paraguaya (la donna paraguayana). Realmente le donne qui sono eroiche, spesso emigrano in Argentina o in Spagna, per mantenere l’intera famiglia.

Io sono grata a Gesù di essere qui in questi giorni per riconfermare la mia fede e la verità dell’educazione che don Giussani ci ha dato. Senza di essa non credo che sarei potuta stare di fronte a questo avvenimento con questa coscienza, con questo amore alla Chiesa e a chi la guida, con il desiderio di essere guidati alla conoscenza di Cristo attraverso la comunione dei santi, proprio quando alla Scuola di comunità stiamo leggendo Perché la Chiesa. Tutto è segnato e accompagnato secondo un disegno non nostro, ma che corrisponde veramente al cuore. L’unica cosa che mi resta da fare è dire: «Grazie Signore di questa preferenza imparagonabile».

Giovanna, Asunción (Paraguay)