La New York di Vivian Maier.

La bellezza e gli occhi di mio padre

La malattia del papà, a cui era stato diagnosticato un tumore, e la morte di un amico affetto da Sla. Momenti dolorosi che «richiamano al valore della vita». E fanno scoprire un dono che è «sempre presente», anche su un letto di ospedale

Parlare della bellezza mi commuove perché coincide con la verità della nostra vita, tanto che è sempre presente, anche nei momenti più dolorosi, e a noi è chiesto solo di guardarla ed abbracciarla.

Spesso mi viene in mente mio padre a cui sei anni fa è stato diagnosticato un tumore al cervello, e che nel giro di poco tempo è passato all'altra vita. Per circa un mese io e mia madre lo abbiamo accudito in tutto: imboccato, lavato, vestito, ma anche semplicemente gli siamo state accanto, senza dire nulla. Lui non capiva, ma dentro quella condizione era evidentissima la presenza misteriosa di un abbraccio e di una bellezza che passava attraverso i suoi occhi imploranti di amore e di verità. Ricordo che l'istante prima che entrasse in coma gli ho chiesto: «Papà, tu mi vuoi bene?». E lui ha risposto: «Sì». Poi si è addormentato per sei lunghi giorni prima di lasciarci per sempre.

La sera prima che morisse avevo percepito che sarebbero state le ultime ore con lui; eravamo in Hospice, così ho detto a mia madre di andare a casa a riposare. Sarei stata io con lui. La mattina, poco prima delle sei, ho sentito una botta forte sulla spalla e mi sono svegliata di soprassalto, ma non ho visto nessuno se non mio padre nel letto accanto che stava esalando l'ultimo respiro.

Per carattere ho sempre dubitato delle "favole" religiose, ma per me è stato chiaro che quella mattina Qualcuno mi ha svegliata per essere lì con lui, nell'istante in cui raggiungeva il compimento della sua vita. Mi sentivo stranamente serena, certa e forte per affrontare tutto quello che sarebbe avvenuto nelle ore successive. Ma non ero io, era un Altro attraverso me. È stata una delle esperienze più belle della mia vita perché ero piena di quel Tutto che rende possibile ogni cosa. Non mi sono mai sentita così in pace.

Ho rivissuto questa esperienza l'anno scorso in ospedale, al capezzale di un carissimo amico che stava morendo di Sla. Era la notte della Domenica delle Palme ed ero lì, con la sua famiglia. Stranamente eravamo tutti sereni, e nel momento in cui Cosimo ha esalato l'ultimo respiro è accaduta una cosa straordinaria: ha sorriso due volte, come un bambino.

Sono momenti estremamente forti che richiamano alla preziosità della vita, perchè si tocca con mano cosa vuol dire volere bene al nostro destino e a quello di chi ci è caro, che passa attraverso la nostra offerta alla Gloria di Dio.

Poi arrivano i giorni successivi, e la nostra fragilità di uomini ci porta inevitabilmente ad attraversare tutto un percorso fatto anche di angosce, cadute, momenti di grande tristezza. Ed è proprio in quegli istanti che ti accorgi del perché vivi, e che tutto ti è dato. La bellezza è dentro tutto, è il dono più grande che abbiamo e lo strumento privilegiato per guardare in faccia il Mistero.

Elisabetta