Senigallia, i danni dell'alluvione.

«La mia casa non è nel fango»

In poche ore, tre morti. E cinquemila abitazioni sotto un metro d'acqua. Ma a Luisella e alla sua famiglia accade di ritrovarsi in una "casa" che nessuna alluvione può distruggere. E desiderare di vivere ogni giorno così

Quello che è accaduto alla mia famiglia in questi giorni è così eccezionale che non posso non raccontarlo.
Il 3 maggio sono uscita di casa con mio marito, mia figlia, mio figlio e la sua ragazza per andare al matrimonio di Martina, figlia di nostri cari amici e a noi molto cara. Erano giorni che ci preparavamo a questo bellissimo momento. Purtroppo appena terminata la Santa Messa è arrivata la telefonata che ci informava che in quel giorno avremmo dovuto affrontare altro, non previsto e non desiderato.

A Senigallia è straripato il fiume e la zona in cui abito è stata colpita. Nella città ci sono 5.000 abitazioni allagate. Ci sono stati tre morti; la Madonna della Speranza (protettrice della città) ci ha assistito, altrimenti sarebbero stati certamente di più. Siamo ripartiti subito verso casa, anche perché al piano superiore abita mia madre che è anziana. Ma la strada era sommersa da un metro e mezzo di acqua e non ci siamo potuti neanche avvicinare per tutto il giorno. Abbiamo passato la notte da amici che ci hanno accolto e dato tutto, anche i calzini; mia madre, invece, nella sua abitazione era sola, impaurita, senza telefono e senza luce.

In un attimo ci siamo ritrovati senza più niente e bisognosi di tutto! Il giorno dopo siamo riusciti ad entrare. Mia madre era viva e questo è stato il primo miracolo. La casa era tutta immersa in 80 centimetri di fango.
Non sono passati neanche due minuti che i primi amici sono arrivati, muniti di pale e stivali. E così come era arrivata l’ondata di fango, in quella casa è entrata l’ondata di bene. Gli amici sono continuati ad arrivare in tanti, anche quelli meno prossimi, eppure ora così preziosi e ormai parte della nostra vita. Chiunque era il volto e le braccia di Dio che non ci abbandonava entrando in casa nostra. La disperazione è stata immediatamente vinta. Una casa piena di fango, le cose distrutte, anche quelle care, il lavoro da fare, il danno economico (pure l’auto è stata colpita). Tutto questo non è bello e non è buono, ma quello che è emerso da quel fango è più forte del male: la certezza che io e la mia famiglia apparteniamo a una casa che nessuna alluvione potrà mai distruggere. Noi non riuscivamo neanche a pensare, tanto eravamo confusi, ma attorno noi c’era chi decideva, spalava, recuperava indumenti da lavare. Chi offriva l’aiuto economico, chi telefonava e scriveva perché lontano, tutti sono stati e sono il suo volto risorto.

Ad un certo punto ad una amica dico di aver dovuto buttare via tutti i quartini sulle elezioni Europee “È possibile un nuovo inizio?”. Non li ho più in mano, ma il contenuto ce l’ho nella carne e nel cuore. Tutto quello che lì è scritto è la mia esperienza: «Ciò che costruisce è solo un amore al riverbero di verità che si trova in chiunque. Esso è fattore di pace, costruzione di una dimora umana, di una casa che possa anche essere rifugio all’estrema disperazione». Quello che c’è tra noi è questo, ma abbiamo bisogno anche dell’alluvione per rendercene conto. Ci sono state persone che mi hanno detto che venire ad aiutarci era bello perché era evidente la presenza di Gesù. Pensate un po’, quando la casa era comoda e pulita, non mostrava così il Suo Volto! Tutto questo non è normale, è l’Eccezionale che accade! Io e mio marito piangiamo spesso in questi giorni, ma se per me è più abituale, non lo è per un uomo che si è sempre mostrato forte, poco incline alle manifestazioni interiori. Sono però lacrime di commozione e gratitudine per tutto quello che accade.

Anche le due copie della biografia di don Giussani sono finite nel fango e mentre le gettavo ho pensato come fosse evidente che tutta quella storia appartenesse al presente e non al passato. Se io non avessi incontrato Cristo, attraverso il carisma di don Giussani, non potrei oggi stare davanti a tutto questo con la certezza che il male è vinto senza essere disperata. Nella normalità della vita me ne ricordo solo qualche momento, in questi giorni la Presenza buona è sempre riconosciuta. Come è grande vivere così!
La casa ora è in condizioni migliori, anche se abbiamo mesi di lavoro davanti e grazie a Dio l’emergenza sta passando. Eppure nel dire agli amici che possono ormai “allentare” ho una stretta al cuore, vorrei la Pienezza di questi giorni per sempre!

Un altro dono grandissimo è stata la visita del nostro Vescovo, è venuto anche a casa nostra per esserci vicino, è stata una conferma del Suo affetto e della Sua paternità. Davvero tutto è dato! Non possiamo ridare agli altri quello che ci capita e così aiutiamo chi ha più bisogno, smistando i volontari Caritas e facendo compagnia alle persone che ci abitano a fianco. Una mia vicina nei primi momenti mi ha detto: «Luisella, aiutiamoci a farci coraggio», e così di primo mattino, prima di cominciare a pulire, sono andata da lei, l’ho abbracciata e le ho augurato una buona giornata, dicendole di stare tranquilla perché il bene vince. Dopo un paio d’ore lei è tornata da me a ringraziarmi per quell’abbraccio. Oppure i tanti ragazzi che passano ad offrirci aiuto, cibo, sostegno… che spettacolo vedere che il cuore dell’uomo è fatto per il bene! Non c’è nemmeno rabbia nei confronti delle istituzioni che non sono state capaci di affrontare in modo efficiente l’emergenza, perché è vero che nessuna organizzazione, anche la più perfetta, potrà mai sostituirsi alla libertà di ognuno di rispondere al proprio bisogno e a quello del fratello.
Luisella, Senigallia