Volontari al Meeting 2014.

Un respiro che dà vita al Meeting

Tra i tavoli di un ristorante o davanti a pannelli di una mostra. Persone di ogni età hanno fatto i volontari al Meeting. Al centro, tutto il loro desiderio. Unica possibilità di partecipare davvero a un'opera così grande

Ho vissuto questa settimana di Meeting con i ragazzi di Cometa che facevano i volontari al Ristorante Romagnolo e al Graticula, e con un bel gruppo di studenti universitari e neolaureati alla mostra sulla Siria con i Buccellati. Una compagnia eccezionale. È stato il contatto quotidiano con questi giovani a farmi vivere e capire il Meeting. Questa è stata la scoperta di quest'anno, che l'ideale è grande perché vive dentro il muoversi dei piccoli, esplode nella umanità di chi lo riconosce.

Ciò che mi ha colpito di questi studenti e di questi universitari è che per loro il centro di tutto non era il servire ai tavoli o il fare bene la guida, ma la loro vita, il desiderio di felicità che la muove. Certe sere si era stanchi per il lavoro del giorno: un lavoro faticoso, perché sette/otto ore al ristorante o alla mostra non è facile reggerle con una concentrazione costante. Ebbene si tornava a casa e questi ragazzi e ragazze, al posto di sfogarsi, facevano partire un dialogo su quello che avevano vissuto durante la giornata, perché volevano capire per sé ciò cui stavano partecipando. È questo che mi ha fatto gustare il Meeting quest'anno, andare alle periferie è cercare per sé ciò che risponde al bisogno della vita. Ciò che mi ha colpito e commosso di questi giovani è che avevano a cuore se stessi, facevano i volontari per capire di più se stessi, e questo mi ha fatto vivere intensamente il mio povero servizio alla mostra sulla Siria.

È successo così di vedere qualcosa di eccezionale. Avevano a cuore se stessi, e mettevano al centro il loro io. E questo li ha fatti crescere e ha fatto crescere me, anche perché più si metteva al centro la propria umanità più si serviva meglio quel piccolo compito che si aveva, e diventava chiaro che aveva senso viverlo solo in rapporto con l'ideale del Meeting. Questo mi ha fatto capire una cosa notevole che vale per la vita, che per fare bene la guida o per servire bene al Ristorante certo bisogna sapere alcune cose, ma c'è qualcosa prima, la mossa del proprio io, il suo respiro ideale. Altrimenti tutto diventa una gabbia soffocante. Questi giovani con cui ho fatto il volontario al Meeting mi hanno fatto cogliere una cosa importantissima: solo mettendo a tema il proprio desiderio di felicità si può servire un'opera grande.
Gianni, Milano