Andrea e il suo socio Alessandro a "Shark Tank", il nuovo programma di Italia1.

Nella "vasca degli squali" per realizzare un sogno

Andrea e Alessandro hanno mollato tutto per dedicarsi a "Sinba", la start-up che fa saltare la coda alla cassa. Poi arriva la partecipazione a "Shark Tank", il programma di Italia1: cinque finanziatori per quindici idee. Con la loro tra le vincenti

Il giorno in cui ho sposato Francesca, il 16 giugno del 2012, il Vangelo recitava: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. (…) È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra» (Mc 4,26-34).

È un brano a cui sono molto legato. Tutta la mia esperienza imprenditoriale parte da qui, anche l'idea di partecipare a Shark Tank, il programma su Italia1 dove giovani imprenditori gareggiano per convincere un gruppo di magnati a finanziare la propria start-up, e dove noi abbiamo portato Sinba, una app che permette di pagare in negozio saltando la coda alla cassa.

A settembre ho visto che aprivano le selezioni del programma, così io e il mio socio Alessandro ci siamo candidati. Intanto la vita è andata avanti, così come il nostro lavoro per portare il progetto sul mercato. Abbiamo deciso di mollare tutto e dedicarci al 100% a Sinba: Alessandro ha completato gli studi in ingegneria nucleare, mentre io ho lasciato l’ultimo lavoro che stavo facendo. Ci siamo dati tre mesi: «O entro Natale troviamo i soldi, o torniamo a lavorare fino a quando Sinba non potrà garantirci un minimo stipendio».

Il 16 dicembre ricevo una telefonata. È Lavinia della redazione di Shark Tank, vogliono farci un provino. Il 23 sono a Roma in corso Tazzoli per raccontare di Sinba alle telecamere di Toro produzione e rispondere alle domande degli autori. Mi fanno i complimenti e mi fanno ben sperare: «Entro fine gennaio ti facciamo sapere qualcosa», mi dicono. A marzo ricevo di nuovo una telefonata di Lavinia. Ho il cuore a mille. Le dico che accetto solo buone notizie: ci hanno presi!

C’è voluto un po’ a convincere gli Sharks, gli investitori del programma, della validità del nostro progetto; molto meno a convincerli che Sinba fosse nata da una storia imprenditoriale autentica, fatta da cinque ragazzi pronti a mollare tutto per inseguire il proprio sogno, mettendoci impegno e passione, e che non hanno intenzione di arrendersi fino a quando non avranno raggiunto l’obiettivo. Ci ha molto sorpresi che questa sia stata la leva che ha convinto Gianluca Dettori ad investire nel progetto. E molto di più ci sorprendono le migliaia di iscrizioni al sito, i messaggi e i tweet di complimenti che ora arrivano da ogni parte di Italia, alcuni anche dall’estero, e di quando la richiesta di Sinba sia già così alta. Abbiamo ricevuto anche delle critiche, ma per far capire i benefici che il nostro sistema porta, sul sito abbiamo cercato di trasmettere il suo valore con una frase: «Lo volevamo per noi. Lo abbiamo fatto per tutti».

Vivere questa esperienza televisiva è stato stimolante, ma la gioia più grande è sapere che sto vivendo per uno scopo vero: realizzare il regno dei cieli seguendo il mio sogno e la mia passione di costruire qualcosa di grande. Qualcosa che dia la possibilità alle persone di usare il proprio tempo per ciò che è veramente importante, per ciò che amano!

Andrea, Torino