Quarant'anni dopo il Clu

Dalla vendita di "Litterae Communionis" (oggi "Tracce") alla vita di tutti i giorni: i figli, i nipoti, gli acciacchi degli anni. A decenni di distanza dal periodo universitario, si ritrovano in sessanta. Ed è come se non si fossero mai lasciati

Dopo circa quarant'anni, a partire dal desiderio e dalla tenacia di Rosario e di altri ex studenti del Clu della facoltà di Psicologia di Roma, abbiamo cercato di ricomporre un mosaico fatto di persone provenienti da diverse zone d'Italia: Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Siamo riusciti a contattare anche don Lush Gjergij, parente della Beata Madre Teresa di Calcutta, nostro compagno di corso allora, oggi sacerdote a Pristina, in Kosovo, dove più volte ha rischiato la vita durante la guerra.

Dopo settimane di tentativi, partendo dai vecchi indirizzari personali, sgualciti e conservati come reliquie, contattando chi mancava tramite social network, ci siamo ritrovati il 28 giugno in oltre sessanta tra ex studenti e famigliari. Come luogo di incontro abbiamo scelto un agriturismo nei pressi di Roma, ad Anguillara Sabazia. Una grande festa tra amici che, veramente, non si vedevano da decenni. Un avvenimento pieno di significato, reso ancor più certo e vero dalle parole dette nell'omelia da don Lush, il Vangelo del giorno raccontava dell'emorroissa e della richiamata in vita della figlia del rabbino: «Nonostante qualsiasi progetto sulla vita possiamo fare, ci si ritrova per Cristo, per chiedere a Lui la guarigione e la conferma nell'unità e nella fede».

Durante la celebrazione eucaristica, don Lush ha voluto «ricordare anche quegli amici non più presenti tra noi e passati all'eternità». In particolare, il ricordo è andato a Paola, Maria Grazia e soprattutto a don Giacomo Tantardini, che ha permesso a tutti noi, e a tanti altri giovani di allora, durante gli "anni di piombo", di sperimentare come la compagnia di Cristo sia la risposta ai nostri bisogni, proponendoci la sua geniale esperienza del carisma di don Giussani, nel suscitare o nel ridestare in noi l'attenzione in ogni particolare della vita. E tutto questo è avvenuto anche grazie ai gesti che ci faceva compiere: la vendita della rivista, che allora si chiamava Litterae communionis; le raccolte firme per la riapertura della mensa universitaria, magari rischiando lo scontro fisico con gli extraparlamentari di destra e di sinistra; nel cercare una compagna per condividere l'appartamento, nel preparare gli esami o nel volantinare per le elezioni. Il tutto per avere un rapporto concreto con gli altri studenti e con i docenti della Facoltà di Psicologia.

Ci ha molto colpito e commosso sperimentare di nuovo la stessa affezione e familiarità di un tempo, permesse da quel primo incontro che ci ha preso e valorizzato nelle personali e diverse situazioni delle nostre vite.

Il clima che si è creato ha colpito anche i gestori dell'agriturismo: si è reso evidente che ciò che ci ha unito, e che ancora ci unisce, è stato qualcosa di molto più grande di una semplice amicizia nata durante il periodo universitario. È un’appartenenza che oltrepassa i trent'anni e più di separazione e che rende possibile l’affetto e la familiarità che abbiamo rivissuto in questa occasione. Ci siamo trovati a condividere situazioni ed episodi "normali" della vita: la nascita dei figli, dei nipoti, malattie, lutti, lavoro. E la libertà era la stessa che avremmo avuti se ci fossimo visti il giorno prima.

Proprio durante il nostro raduno è capitata anche la ricorrenza del venticinquesimo anniversario di matrimoni di Lina e Giacinto, di Cosenza. Una festa nella festa, con tanto di rinnovo delle promesse matrimoniali e di taglio della torta.

Ci siamo lasciati lunedì 29. Con un gruppetto rimasto a Roma ci siamo recati al Verano per portare un mazzo di fiori sulla tomba di don Giacomo e abbiamo pregato per lui, per i nostri cari e per tutto il movimento. Dopodiché siamo andati di corsa a San Pietro per la recita dell'Angelus e per ricevere la benedizione di papa Francesco nella solennità dei santissimi Pietro e Paolo «venuti da lontano», come ha detto il Papa, e dai quali è iniziata questa storia che ancora continua.

Edvige, Recanati