La convivenza dei giovani lavoratori a Oropa.

Oropa, una provocazione che non finisce

Dalla serata canti sulle orme di Chieffo, all'incontro con Natasha e Mirco. Per centotrenta giovani lavoratori di Milano, in convivenza nel Santuario mariano, due giorni «a cuore aperto». Da cui si torna certi di un metodo. E il giorno dopo, in ufficio...

«Dentro un Tu finalmente io». È questo il tema che ci ha accompagnato nei due giorni di convivenza al Santuario di Oropa, a cui hanno partecipato 130 Giovani Lavoratori di Milano. Il gesto si è aperto con una provocazione di Claudio Bottini, che sfidava ad intercettare l'avvenimento di Cristo dentro ciò che accadeva o ci veniva suggerito.

Già dalla prima sera, alcuni ragazzi del Clu di Bologna ci hanno dato l’occasione di scoprire “l'uomo Chieffo”: un uomo che, con le sue canzoni, ha messo per iscritto quello che il suo cuore intuiva come vero per la sua vita. Una letizia desiderabile e invidiabile che nasce dalla consapevolezza di essere rapporto con un Altro, che ti ama e ti vuole.

Il giorno seguente ci è stato proposto l’incontro con Natasha e Mirco che, non censurando il loro dolore di fronte alla perdita dei figli Michela e Giacomo, malati di anancefalia, ci hanno permesso di vedere come dentro ad un abbraccio più grande, dato da una «amicizia concreta» con Gesù, si possa riscoprire la propria consistenza, fino a dire il proprio Sì anche dentro ad una ferita. Dopo la loro testimonianza, Chiara ha detto: «L’incontro con Natasha e Mirco ha rimesso in gioco la consistenza di me stessa, mi ha spostato da un periodo in cui mi riducevo ed ero determinata dalla fatica delle mie giornate al lavoro». Allo stesso tempo, tra di noi sono esplose una serie di domande: chi sono io? Che cosa vuol dire che guardare la realtà con la vittoria di Cristo negli occhi permette di non avere più paura?

Di fronte agli incontri, come quello sui coniugi Martin, e alle piccole cose quotidiane, come una cantata insieme, una gita e persino una litigata, è stato evidente il continuo accadere dell’avvenimento di Cristo, che ci travolgeva grazie a una disponibilità di cuore di ciascuno. Racconta Paolo: «La cosa che mi ha colpito di più non è successa fuori da me, ma in me: ora desidero avere per la mia vita questa posizione di cuore aperto». Quello che abbiamo vissuto non ha dato una risposta definitiva alla nostra esigenza di felicità, bensì un metodo per stare di fronte alle circostanze della vita quotidiana. Infatti, ciò che più stupisce è il riscoprirsi diversi il giorno dopo al lavoro: curiosi e disponibili di vedere come anche oggi il Mistero ci possa sorprendere. È il caso di Andrea che, desideroso di raccontare tutta la bellezza percepita ad Oropa, si stava però fin da subito soffermando a guardare solo quale fosse la modalità migliore per comunicarla, come se dovesse dipendere da una sua capacità o sforzo. Ma, quando un collega gli ha chiesto che cosa avesse fatto nel fine settimana, lo ha costretto a stare di fronte alla realtà che si stava imponendo, e che porta già dentro di sé un metodo, diverso da quello che lui stesso pensava, più conveniente.

Oropa non è finita perché incide già da subito, e noi desideriamo aiutarci l'un l'altro a cedere sempre di più di fronte ad un Altro che ti riprende costantemente nella giornata.

Andrea, Alessandra, Beatrice, Chiara, Giovanni e Lorenzo (Milano)