«Ti commuovi così guardando te stessa?»

Il pellegrinaggio di alcuni universitari in Terra Santa. Nazareth, Cafarnao, Tiberiade e il Golgota. E dalla commozione per quella vita di duemila anni fa, fuori dalla casa di Pietro, nasce lo sguardo che fa dire: «Io ad Uno così darei la vita»

Dal 27 dicembre al 2 gennaio con un gruppo di universitari del CLU di Città Studi (il polo universitario di scienze, architettura ed ingegneria a Milano), siamo andati in pellegrinaggio in Terra Santa. Questo viaggio è stato per noi innanzitutto la riscoperta di come la storia più eccezionale avvenuta nel mondo si sia svolta e rivelata nella semplicità della vita quotidiana di duemila anni fa.

Vedere i luoghi in cui è vissuto Gesù - Nazareth e Cafarnao -, o scoprire come fosse amico dei suoi discepoli con i quali viveva e mangiava - come a Tiberiade dove Gesù, pur conoscendone le fragilità, chiede a Pietro: «Mi ami tu?» -, come condividesse la sofferenza e l'umano senso di abbandono - nel giardino degli ulivi dove lui stesso deve decidere di abbracciare la volontà del Padre o nella Via Crucis e sul Golgota -, ci ha dimostrato con evidenza come quella quotidianità fosse del tutto simile alla nostra. Una vita fatta di uomini.

La cosa più impressionante è stata però alzare gli occhi da quei sassi e guardare la compagnia che avevamo vicino. La disponibilità di ciascuno era un richiamo oggettivo a stare di fronte al mistero presente, un chiaro invito a seguire. Lo vedevi nell’amico di fianco a te che, colpito, si inginocchiava, nello sconosciuto in pullman che ti raccontava qualcosa della sua vita e in modo particolarmente forte nel rapporto con i due preti che ci hanno accompagnato. Don Cesare e don Pigi, pur dovendo guidare il gesto, erano infatti i primi ad essere disponibili nel seguire quello che avevano di fronte, pronti a riscoprire tutto di nuovo per loro.

Dal riconoscimento della grandezza avvenuta nella tua vita non può che nascere un nuovo sguardo su te stesso e sulla compagnia che ti riempie di gratitudine. Come ha detto don Cesare ad una ragazza che si era commossa guardando la casa di Pietro dove aveva vissuto il Signore: «Ma tu ti commuovi così anche guardando te stessa? Guardando quanto il Signore ama te?». Questa gratitudine fa nascere nel cuore il desiderio di poter dare tutto a Gesù perché, come dicevano in tanti nell’assemblea finale, «io ad Uno così darei anche la vita».

Lo sguardo pieno di gratitudine, il silenzio nato dall'essere stati di fronte al mistero ed i desideri che il Signore ha fatto nascere in noi, ci accompagnano ancora oggi che siamo tornati a casa, nonostante il ricordo dei posti che abbiamo visto già inizi a venir meno. Così quando siamo tornati, andare in vacanza studio è stata una gioia diversa dalle altre volte nel rivedere tutti, grati nel ringraziare l’amico che ti richiamava nello studio.

Una frase recentemente citata da Carrón ci sembra spieghi bene quanto abbiamo vissuto: «Mi fu detto: tutto deve essere accolto senza parole e trattenuto nel silenzio. Allora compresi che forse tutta la mia esistenza sarebbe trascorsa nel rendermi conto di ciò che mi era accaduto. E il tuo ricordo mi riempie di silenzio». (Laurentius monaco eremita)

Beatrice, Lucia, Ilaria, Francesca, Simone, Francesco, Paolo, Pietro - CLU Politecnico Milano