I ragazzi che cantano sulle scalinate del Duomo.

Una giornata muy bonita

La gita di fine anno di duecento ragazzi delle medie. Il Duomo di Cefalù, i canti sulla scalinata e l'incontro con i turisti. Poi il pranzo con padre Pasquale e i giochi in spiaggia. «Una Presenza si è fatta spazio in un weekend di inizio estate»

Chi conosce Cefalù sa bene che in una giornata festiva, con l'aggravante dell'inizio dell'estate e di un ponte lungo come quello del 2 giugno, non gli si può chiedere di accogliere duecento ragazzi delle medie per la loro gita di fine anno. Eppure abbiamo avuto questa pretesa semplice. Semplice, perché sorta da una esigenza irriducibile: «Cosa desideriamo per noi e per i nostri ragazzi?». «Uno che ci attende». Entrare al Duomo di Cefalù è la possibilità di farne esperienza. Puoi entrare con la consapevolezza di ciò che ti attende oppure distratto, stanco, controvoglia; ma, improvvisamente, il tuo sguardo incrocia lo sguardo del Pantocratore, e la sorpresa è nell'accorgerti che Lui ti stava già guardando, e che ti benedice, cioè dice "bene" di te, prima di ogni tua mossa o cambiamento.

Nonostante la preparazione della giornata abbia mostrato tutte le controindicazioni della scelta, noi a Cefalù ci siamo andati per quello sguardo, non perché fossimo riusciti a sciogliere tutti i dubbi sull'accoglienza che questa bellissima cittadina ci avrebbe riservato.

Alle 10.30 i ragazzi cominciano a cantare, e sulla scalinata del Duomo si fa spazio a qualcosa di nuovo. I turisti, soprattutto stranieri, sospendono il loro giro e si fermano con noi. All'inizio guardano cercando di capire cosa accade, poi iniziano a fotografare. Ad un certo punto, però, posano le macchine fotografiche e partecipano come possono. Dopo mezz'ora sono ancora là e non vanno via neanche quando Gaetano comincia a dire di come ciascuno senta il bisogno di uno scopo, di sapere che è al mondo per un motivo, citando il dialogo fra i due giovani protagonisti del film Hugo Cabret. Si è fatto tardi. Bisogna entrare di corsa al Duomo, ma uno dei nostri ospiti ci blocca e ci dice: «Grazie, grazie muy bonito!».

Pensiamo che sia finita là e tentiamo di andar via. Ma qualcosa di nuovo si fa spazio. Questo non ci vuole proprio mollare. Sta tentando di farci comprendere qualcosa, ha una richiesta da farci oltre che ringraziare. Anche lui chiede spazio. Il dialogo fra noi è irripetibile. Lui non parla italiano, noi non capiamo del tutto il suo spagnolo. Ma lui non molla. Ad un certo punto, indicando Gaetano, dice: «Parole muy bonite!», e ci fa capire che le vorrebbe portare con sé. Ma Gaetano le ha trascritte in una sola copia e durante la giornata avrà bisogno di quel testo per riprenderle. Lo spagnolo, un signore di mezza età molto garbato, sfodera una "inaspettata" audacia e ci strappa quel foglietto di mano e lo fotografa. Non c'è più tempo, dobbiamo entrare in Duomo. Lui ci saluta e va via.

In Duomo, la sorpresa di uno sguardo che continua a fare spazio. L'accoglienza del parroco e del sacrista, poi "solo per noi", inaspettatamente, due pezzi all'organo eseguiti dal maestro Diego Cannizzaro.

A questo punto assemblea, ospiti nel teatro dei padri Giuseppini del Murialdo. Ci accoglie padre Pasquale. Proiettiamo un breve video per "riguardare" i momenti più significativi dell'anno vissuto, e quando Gaetano chiede ai ragazzi di raccontare di sé, si fa spazio un fiume di domande e testimonianze. I ragazzi dicono che la nostra amicizia è per loro una seconda famiglia, dove fanno esperienza di un’accoglienza gratuita che gli permette di essere veramente se stessi. Alcuni raccontano di essere là con tutto il dolore per la separazioni dei genitori o della malattia del papà. Un altro racconta di come, di fronte al suicidio di un compagno di classe, la sua prof lo abbia sfidato a chiedersi non appena il perché di quella morte, ma perché la vita vale la pena di essere vissuta, e che lui adesso quella domanda non riesce a metterla via.

Sono le tredici e padre Pasquale è ancora là sul fondo della sala. Sono in forte imbarazzo, perché so che lui è atteso per il pranzo. E allora mi avvicino per capire se ha indicazioni da darmi sull'utilizzo dei locali, così che possa essere libero di andare via. Ma lui non si accorge neanche di me, e non accenna ad alcuna preoccupazione. Gli ultimi interventi dei ragazzi, l'Angelus e si esce nel porticato per il pranzo. Padre Pasquale non solo non scappa via, ma si trattiene con me. Mi dice che noi adulti siamo certamente bravi e che lo sono anche loro nel rapporto coi ragazzi, ma che lui una cosa così non l'aveva mai vista. È visibilmente un uomo di poche parole padre Pasquale, ma nei suoi occhi vedo anch'io quella cosa che fin dal mattino ha fatto spazio per noi a Cefalù. Chiede chi siamo, da dove veniamo, che metodo usiamo. Io rispondo e lui rilancia con altre domande. È come uno che ha già capito e quindi in ogni mia risposta intercetta qual è il valore e allora rilancia con una domanda con la quale approfondire proprio quel valore che lui sta già seguendo perché lo ha già visto in azione. Va via visibilmente commosso e io mi accorgo che i miei piccoli e grandi amici hanno già finito di pranzare.

Adesso tutti in spiaggia per i giochi. Non sarà una sorpresa per nessuno se la spiaggia è gremita. Guardiamo bene a destra e sinistra. Un chilometro di spiaggia e non c'è spazio per noi. Qualcuno comincia ad addentrarsi in spiaggia e a pochi passi da noi, nascosto al nostro sguardo da una costruzione in legno di un vecchio stabilimento balneare in disuso, un rettangolo completamente libero in mezzo alla folla grande poco più di un campo di calcetto. I giochi e il "sano" tentativo di tanti ragazzi di fare un tuffo, anche se non era nella proposta della giornata, ma tutto è segno di Uno che fa spazio per te nel mondo usando la modalità a te più corrispondente anche se rimane la più impensata: chiamandoti ad una Bellezza ed una Pienezza di vita che il tuo cuore attende! Gesù si è fatto spazio a Cefalù il 2 giugno di un weekend lungo di inizio estate così come accadde con Maria duemila anni fa, quando disse di sì alla proposta dell'Angelo di accoglierlo nel suo grembo. Tutto lo spazio che occorre è quello di un rapporto con questa misteriosa Presenza.


Maria Concetta, Cefalù (PA)