Un momento della vacanza.

SLOVENIA Tre giorni sulle Alpi Giulie trascinati da una Presenza

Italiani e sloveni si trovano per una vacanza insieme, una ventina di persone. Canti, gite, testimonianze. E l'abbraccio di una compagnia reale che continua anche a casa

Alessandra Stoppa

Il viaggio in macchina con le tre figlie piccole sotto un diluvio memorabile. Jasna guida e si chiede chi glielo fa fare. Pochi giorni prima, ha ricevuto una mail di Boža, che la invitava alla vacanza estiva del movimento della Slovenia. Tre giorni sulle Alpi Giulie, a Log Pod Mangarom, un paesino ai piedi del monte Mangart. Poterci andare le sembrava impossibile: due bambine di cinque e due anni, la terza di appena due mesi, lei da sola perché il marito è sommerso dal lavoro... «All’inizio, ho pensato che per quest’anno il movimento poteva fare a meno di noi. Poi invece sono partita», dice. Ma solamente arrivata là tutti i suoi dubbi «si sono volatilizzati». Quando ha visto le facce degli amici conosciuti. E pure di quelli sconosciuti, «che mi sembrava di conoscere da un pezzo». Marko, Sonja, Dejan, Arjan e Irena coi due figli, Giacomo con la sua famiglia, Marta e Luca, Tommaso e sua figlia... Una ventina di persone, italiani e sloveni, in una piccola pensione per quattro giorni di fine giugno. La mattina le lodi, di giorno le gite. Le sere, sempre insieme, per un film o una testimonianza. Nicola e Michela sono arrivati una sera da Udine per raccontare la loro esperienza di padre e madre con due figli adottati ed entrambi down. «Hanno detto di essere stati accolti da Cristo attraverso quei bambini, è stato commovente ascoltarli», racconta Luca, torinese, che, insieme alla moglie Marta, vive ormai in Slovenia da due anni con una bambina di tre. Ogni cosa accaduta o sentita in quella manciata di giorni ha giudicato la vita di ciascuno, tanto che le reazioni, le domande, i dubbi hanno riempito il cammino delle passeggiate. Al lago di Predel, alla cascata di Kozjak, ai piedi del monte Nero. Poi i pranzi in rifugio, le sfide fra canti sloveni e italiani, la raccolta di fragole selvatiche lungo i torrenti.
In Slovenia, l’esperienza del movimento sta assumendo ora una forma stabile, dopo un passato di realtà divise e frastagliate di fronte al comunismo e anni di confronto e implicazioni con altri movimenti. Oggi sono circa in quindici che si trovano a fare Scuola di comunità ogni due settimane in posti sempre diversi, perché la gente è tutta sparpagliata in varie città. Durante la vacanza, tra le salite e i momenti di riposo, il primo interesse è stato quello di confrontarsi sul lavoro degli Esercizi. «Di aiutarci l’un l’altro a essere più certi che quel che accade è la modalità con cui il Mistero ci chiama, ci sfida, ci educa», dice Luca: «Sono stati giorni semplici, in cui è stato bello poter conoscere di più la storia e i desideri di ciascuno». Un tenersi compagnia che diventa un aiuto anche per i giorni che seguono a casa, nel riprendere la vita quotidiana. Non appena tornati, Boža chiama Giacomo perché una sua giovane alunna è morta improvvisamente. «Stavo per risponderle che pregavo per loro», dice Giacomo, «poi mi sono chiesto che domanda di significato grida quella morte drammatica per me, per noi. Noi abbiamo un Padre che ci ama, ma questo uno ha bisogno di vederlo, deve poterlo toccare». Per cui suggerisce a Boža di andare, con qualcuno, a trovare i genitori della ragazza: «Senza pensare di non sapere che dire o di essere inadeguata. È Lui che salva, ma ha bisogno di noi». Di ritorno dalla vacanza, anche il marito di Jasna è sorpreso, lui che per motivi di lavoro era riuscito a raggiungerli solo alla fine: «Con questa gente sto proprio bene, dopo esserci salutati ne sento già la mancanza», dice alla moglie. E lei: «Questo è il Signore che si rende presente nella nostra compagnia. Ed è Lui che subito ci manca».