Una scena del musical "Renzo e Lucia.<br> Un amore difficile".

Che bravi, ragazzi

Ha coinvolto 250 attori amatoriali dai quattro anni in su. In scena all'Arcimboldi il musical "Renzo e Lucia. Un amore difficile". Una rivisitazione del romanzo per eccellenza sulla Provvidenza. Per dire cantando e ballando: «Io sono preferito»
Paola Bergamini

«Facciamo un applauso alla signora Carla». Dal cortile del monastero delle Suore della Carità dell’Assunzione, di via Martinengo quartiere Corvetto a Milano, 130 ragazzini si girano a guardare la finestra del terzo piano del palazzone da dove spunta il viso della signora che agita le braccia a mo’ di saluto. Tutti battono le mani. Suor Paola con il microfono in mano aggiunge: «Non si è mai persa una prova. Grazie. Adesso ricominciamo dal balletto dei Bravi. Attenzione ai gesti. Devono essere “grandi”. Voi siete protagonisti. Guardate me».

Mancano tre giorni alla prima del musical Renzo e Lucia. Un amore difficile. Si ricompongono le file: grandi e piccoli insieme. Tra di loro le suore e gli universitari, che durante la settimana fanno compagnia a questi ragazzi, correggono, richiamano all’ordine. Qualcuno sbaglia, qualcuno si distrae, si scontrano tra di loro. Bisogna ricominciare. Dopo i Bravi arrivano le amiche di Lucia. Ci vuole una pazienza infinita. Più che difficile sembra impossibile che tutto sia pronto per la data.

Ma questa è un’avventura, una scommessa con questi ragazzi, che spesso hanno situazioni familiari difficili, molti sono extracomunitari da poco arrivati in Italia, ma nel rapporto con le suore e gli amici dell’Associazione Immagine sono rifioriti. Hanno scoperto che qualcuno crede in loro e quindi valgono.

In un angolo, un gruppo di mamme chiacchiera. Spiega Bruno Calchera, presidente dell’Associazione che nel quartiere affianca l’opera delle suore dal 1985: «Sono quasi tutte egiziane ortodosse e musulmane. Hanno iniziato accompagnando i figli e adesso non mancano una prova. Abbiamo dovuto istituire il loro “salotto” con sedie e tavolini. È nata una stima una fiducia. Qualcuna si è coinvolta anche con gli altri adulti per la preparazione». Sì, perché oltre i bambini c’è proprio un popolo che lavora per lo spettacolo. Mamme, papà, universitari, più di duecento persone. Una passione incontrata e da comunicare. Niente è lasciato al caso. Come era stato per i precedenti musical. L’ultimo nel 2010.

Ma perché rimettersi in pista e perché I Promessi Sposi? Racconta suor Paola: «A settembre 2013 con Bruno, Marta, Paola Michele, Paolo, Ivan e altri amici che avevano lavorato agli altri spettacoli, ci siamo detti che potevamo rimetterci in pista. Il teatro è qualcosa di molto coinvolgente per i ragazzi. Puoi trasmettere molto. Manzoni, poi, ci permetteva di fare un lavoro al doposcuola. L’idea della Provvidenza che ti rende protagonista nella tua vita. E per loro non è poco. Abbiamo chiamato un amico, Andrea Sansonetti, a spiegare I Promessi Sposi. Il giorno dopo sono andati a scuola raccontando che sapevano tutto di Manzoni».

Marta nella vita fa l’avvocato, Ivan il medico, come Michele e Paola. Tutti avrebbero altro da fare…Ma la sera si ritrovano per riadattare il testo. Si cercano le musiche, si fanno gli arrangiamenti e si provano passi e coreografie da insegnare ai ragazzi. Ma il vero problema da risolvere è il teatro dove esibirsi. Ce ne vuole uno grande. Provano a cercare, ma non c’è una data libera. Poi la Provvidenza. Attraverso una serie di rapporti nati con alcuni assessori della giunta comunale, colpiti dall’opera svolta con i ragazzi, arriva la proposta: il Comune patrocina l’iniziativa attraverso la concessione del teatro dell’Arcimboldi. È fatta.

Ore 18. Le prove dei piccoli sono finite. Alla sera ci saranno quelle dei più grandi. Ognuno prende lo zaino e si incammina verso l’uscita, ma prima si fermano ad abbracciare suor Cristina, suor Paola, suor Rosa, Paolo, Bruno…. È scesa anche la signora Carla: «Sono vissuta in questo quartiere, le mie figlie sono cresciute con le suore. Questo è uno spettacolo di vita cristiana». Ultime raccomandazioni: «Ricordate alle mamme: venerdì prova generale al teatro. Puntuali». Una sola prova? Suor Paola ride: «Una. Ci penserà la Provvidenza. Ci fanno impazzire. Ma sono sicura che daranno il meglio di sé. Ci tengono. Come noi».
Sabato 24 maggio il teatro è esaurito. Ci sono le famiglie, più gli amici, più gli amici degli amici… I biglietti sono stati tutti rilasciati gratuitamente con richiesta di offerta libera. Non c’è un posto libero. Nei camerini i 250 vestiti, ciascuno con attaccato il biglietto del proprietario, sono pronti. Un’armonia di colori.

Si alza il sipario. Dall’aula del doposcuola con suor Rosa che chiede: «Ma voi la sapete la storia di Renzo e Lucia?». Si parte. Via i banchi, arrivano i protagonisti. E poi le amiche di Lucia, i Bravi con don Attilio, il dottor Azzeccagarbugli e don Abbondio… In alto, su due grandi schermi, scorrono le immagini del lago di Como, di Pescarenico, mentre sul terzo le parole delle canzoni. Come nei veri musical di Broadway. Nessuno sbaglia un passo. Aveva ragione suor Paola. Il pubblico segue battendo a tempo le mani. Manzoni, cioè Bruno, tra una scena e l’altra racconta la vicenda.

La storia la si sa, ma un po’ è rivisitata. Si ride anche di alcune battute. Renzo che si perde a Milano tra mercanti e donne di varia nazionalità. Il rapimento di Lucia è un’edizione straordinaria del Tg, trasmesso sugli schemi con tanto di sottotitoli. Davanti al negozio di Prada in Galleria Lucia è sequestrata da Bravi dai quattro anni in su e portata nel castello dell’Innominato in questo caso a Rapallo. Il video è perfetto e lascia tutti ammutoliti. Il balletto della peste a Milano è sulle note della canzone di Michael Jackson, Thriller. Arriva il cardinale Borromeo che passa tra gli appestati. Davanti all’Innominato in ginocchio gli chiede di pentirsi e convertirsi con il testo rimaneggiato di Bella senz’anima di Riccardo Cocciante. Come a fine di ogni canzone, il pubblico applaude. E infine il matrimonio. Tutti e 250 in scena a cantare e ballare Io sono preferito, preferiti dalla Provvidenza che entra nel cuore dell’uomo e lo cambia. I gesti sono grandi, come aveva chiesto suor Paola, perché loro sono grandi.
L’applauso finale è lunghissimo, dai palchi in giù sono tutti in piedi. Scendono dal palco, si abbracciano e corrono da genitori e amici. Nessuno sembra voler andare via. Viene da dire: «Ricominciate».

È possibile prenotare il Dvd dello spettacolo inviando una mail a: info@associazioneimmagine.org