Sandro Rondena.

Sandro, la bellezza e quel progetto non suo

È morto venerdì scorso, dopo anni di malattia, Sandro Rondena. Noto architetto, ha firmato il restauro della Abbazia cistercense di Morimondo, nella Bassa milanese. Volto storico della comunità di CL di Abbiategrasso. E amico, e "padre", di molti

Carissimi amici, Sandro Rondena venerdì scorso è tornato tra le braccia del Padre, compiendo in modo significativo e commovente le promesse cui il Signore lo ha chiamato. Di Sandro c’è molto da dire dal punto di vista culturale e artistico, e Abbiategrasso e Morimondo portano inscritti i segni della sua opera. Ma non di questo vorrei scrivere, perché non ne sono capace ed è ad altri più qualificati di me che spetta il compito di rendere ragione della professionalità di Sandro. Io voglio semplicemente parlare della sua grande paternità, della sua spiccata sensibilità al bello e al vero, della sua dedizione totale ad ogni persona che incontrava. Questo è stato Sandro per me fin da quando l'ho conosciuto negli anni della nostra irruente giovinezza, questo negli ultimi sette anni segnati dalla malattia: un amico che, già oberato dal peso della sofferenza, ha caricato su di sé il mio male e lo ha portato con instancabili forze che un Altro ha sostenuto e alimentato.

Sandro mi ha aiutato a guardare alla realtà, a imparare da essa, a cercare in ogni situazione, anche la più complicata o la più compromessa, il positivo. A chiedere a Cristo di farsi presente e di tracciare la strada su cui immettersi. Io, Sandro, lo porto con me come un grande uomo religioso. In lui ho visto vibrare il senso religioso, che io sapevo anche definire, mentre in lui era vita, e stare con lui ha sempre significato per me la grazia di una possibilità che si apriva. Sandro è stato un uomo per il quale nella vita ha avuto importanza la realtà e non quello che lui pensava fosse giusto o buono. Questo il segreto della sua testimonianza: dalla realtà si ha tutto da guadagnare, mentre puntare sulle proprie idee complica la vita.

Ho imparato da lui perché non ha mai voluto insegnarmi niente, mi è stato vicino vivendo. E, così, mi ha sorretto. L'amore pieno di tenerezza per la moglie, la dedizione ai figli piena di affetto e di disponibilità a stare ad ogni tensione, il valore sacro dell'amicizia cercata dovunque e segnata dal riconoscersi nello stesso cammino umano, l'impegno professionale per la bellezza da esprimere sempre in forme nuove: sono queste le caratteristiche della personalità di Sandro che ho sentito più vicine alla mia esperienza. Sandro è certamente stato tutto questo, ma c’è qualcosa di più che oggi me lo fa riconoscere: che era Cristo a dargli vita, intensità e vigore al suo sguardo.

Questo è Sandro, un uomo assetato di realtà, certo che nei suoi gangli vi è quella presenza di cui il suo cuore vive. Per questa incontenibile passione che gli ha fatto abbracciare tutto, proprio tutto, perfino questi lunghi e interminabili anni di malattia, per questa passione mi è stato amico, sempre pronto a mettersi in discussione, sempre disponibile ad imparare. Perché ciò che lui condivideva con te era quel Gesù che gli faceva gustare la vita.

Amico. Che a me ha consegnato come dono inatteso, e oggi quanto mai gradito: i suoi amici, segno che per lui ciò che ha sempre avuto valore era che si affermasse non un suo progetto o una sua idea, ma il disegno buono di Colui che solo conosce ciò di cui abbiamo bisogno.

Oggi è grande la mancanza che provo, la sua assenza è una ferita molto profonda, ma dentro l'acuirsi di questo dolore sento la stretta delle sue mani che mi tirano a Colui cui lui si è sempre afferrato, avendone in cambio quel centuplo quaggiù che il Signore, incontrandolo, gli aveva promesso.

Gianni, Abbiategrasso