La presentazione di "Vita di don Giussani"<br> a Fabriano (Ancona).

Come leggere la storia di un papà

Metti una sera, in biblioteca. Col sindaco, il presidente di una banca, il vescovo... E quella signora che torna indietro per farsi invitare. È accaduto a Fabriano, l'11 dicembre. Protagonista, ancora una volta, la biografia di don Giussani
Elisabetta Monti

È un’atmosfera particolare quella che si respira alla sala della Biblioteca pubblica “Romualdo Sassi” di Fabriano, cittadina dell’entroterra anconetano, giovedì 11 dicembre. Sono gli stessi occhi delle tantissime persone presenti a “sprigionare” quella sensazione di calore umano, come quello che ti avvolge dopo un abbraccio sincero con un amico, dopo un incontro che, inaspettatamente, si rivela speciale. Ed è proprio lo stupore che rimane “stampato” dentro al cuore a rendere grati per quell’incontro.

Questo il senso ultimo, il filo conduttore che lega indissolubilmente le pagine del libro di Alberto Savorana, Vita di don Giussani. L’incontro ha visto la partecipazione, oltre che dell’autore, del Presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, del Vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, monsignor Giancarlo Vecerrica, del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Guido Papiri, e del sindaco di Fabriano, Giancarlo Sagramola. A coordinare il tutto, Carlo Cammoranesi, direttore del settimanale della diocesi, L’Azione.

In un video, le immagini dei momenti più significativi della storia di don Giussani aprono la presentazione. Poi, il saluto del sindaco Sagramola, tutt’altro che istituzionale, come lui stesso sottolinea: «Vengo dall’esperienza di Azione Cattolica e a volte, non lo nego, non sono mancate le incomprensioni con il movimento di Comunione e Liberazione. Ma ho sempre ammirato don Giussani, un grande uomo di fede che ha saputo trasmettere dei segnali forti a tutti gli uomini incontrati lungo il suo percorso». Ovvero, un cristianesimo vissuto come incontro, dentro il quale, davanti a qualunque circostanza uno viva, non può non nascere una domanda. Anzi, non una, ma cento, mille, nonostante le risposte non sempre siano dietro l’angolo, e nonostante la paura sia una “facile buca” nella quale inciampare ogni volta. Ma se il nostro cammino di vita si unisce a quello di altri amici con i quali condividere l’esperienza cristiana, allora il pericolo della “buca” sarà sempre più piccolo, giorno dopo giorno. Don Giussani ha considerato così la sua straordinaria esperienza, guardando il cristianesimo stesso come «un fatto, un evento reale nella vita dell'uomo, che ha la forma di un incontro, e invitando chiunque a verificarne la pertinenza alle esigenze della vita».

Per il Presidente di Carifac, Guido Papiri, questa presentazione è «un’opportunità per conoscere e approfondire la vita straordinaria di un uomo di fede che ha saputo attirare attorno a sé migliaia di giovani e, soprattutto, ha avuto il grande pregio di saperli indirizzare verso la strada della ricerca e della volontà di fare e di capire».

«Un incontro “travolgente”». Così monsignor Vecerrica, quando prende la parola, definisce il suo primo “contatto” con don Giussani, nel 1970 a Forlì: «Non avevo mai sentito parlare di Gesù in quel modo. Don Giussani, da quel momento, mi ha accompagnato per tutta la vita come una mamma fa con il proprio bambino, tenendomi per mano». Tantissimi i ricordi legati a lui, come la prima volta al pellegrinaggio Macerata-Loreto o in occasione dell’incontro con Giovanni Paolo II. Uno in particolare: «Fu don Giussani a dettarmi, per telefono, la direzione della mia nuova missione episcopale: “Ut congregemur in unum”. Ancora oggi lo considero presente, ogni giorno. Per me non è cambiato niente. E chiedo che si realizzi presto, qui a Fabriano, il suo augurio lanciato nel 1980: che la carità si senta e si veda in tutta la città».

Il libro di Savorana è stato un «fedele compagno» per il presidente Spacca durante i suoi ultimi viaggi istituzionali in Cina, in Croazia, a Bruxelles. Una «lettura scomposta», dice, ma «da qualsiasi parte la riprendessi, finivo comunque per ritrovare sempre un unico senso: l’incontro con Gesù. Questo è ciò che lega ogni parola e ogni pagina». Tre le suggestioni che la biografia di don Giussani ha lasciato nell’animo del Governatore: «La prima riguarda la persona nella sua integrità e nel suo valore; la seconda, il rapporto fra il maestro e il giovane; infine, l’importanza dell’umiltà, della bellezza e dell’umanità». È proprio questo terzo aspetto, continua, a caratterizzare e a definire l’autenticità dell’uomo. Con un’osservazione, che riguarda la figura di Leopardi: «Un poeta che riflette incessantemente sul senso della vita, sull’uomo e i suoi affanni, ma che forse non è riuscito a rielaborare il pessimismo attraverso la fede. In Leopardi si avverte proprio la mancanza di una dimensione ulteriore».

Un parallelismo che colpisce profondamente anche Alberto Savorana: «I suoi tredici anni, Giussani li passa a divorare i canti e le opere di Leopardi. Attraverso i suoi versi capisce che il cuore dell’uomo è fatto per qualcosa di grande e che la persona rappresenta il vertice della realtà. L’incontro al liceo con il suo insegnante di Teologia, monsignor Gaetano Corti, gli farà comprendere che è Cristo la risposta alle domande dell’uomo».

A “scaldare” il cuore ci sono anche i racconti di coloro che si sono prodigati nel promuovere l’evento di Fabriano nei giorni precedenti, combattendo il freddo, ma ritrovando un attimo dopo il calore nei sorrisi della gente. Racconta Daniele: «Durante il volantinaggio mi sono imbattuto in un impiegato che, rimasto colpito, si è proposto per diffondere l’invito ai tutti i suoi colleghi di ufficio». Anche Lorenzo conserva ancora lo stupore per quella signora che è andata a lamentarsi perché non era stata fermata per prendere l’invito: «Di solito la gente si ferma pochi istanti ad ascoltarti o non si ferma affatto. Lei è tornata indietro perché non le avevo dato il volantino. In questi momenti capisci di avere tra le mani qualcosa di veramente grande». Lo stesso per Stefano, per cui dare gli inviti è stato un modo ulteriore di «testimoniare e condividere con gli altri la bellezza che vivo ogni giorno». Una bellezza raccontata tra le pagine di quel libro, dice ancora Daniele, «una fedele compagnia in questo ultimo anno. Don Giussani è, e continua ad essere, un faro nella mia vita. È stato come leggere la storia di un papà. Tutta la sua vita è stata un verificare le intuizioni. E la sua energia oggi è ancora in ognuno di noi».