La Madonna di Bonaria in processione.

Per riscoprire la brace

È il 1987 quando un gruppo di amici ripropone il gesto popolare in onore della Madonna di Bonaria. Da Sinnai a Cagliari, come da Macerata a Loreto. Oggi, dopo ventotto anni, i partecipanti sono circa 10mila. «È bastato soffiare per ravvivare la fiamma»
Giorgio Paolucci

«È bastato soffiare sulla cenere per scoprire la brace che stava sotto». Sono passati ventotto anni, ma Pierangelo Soi se la ricorda bene quell'alba del 25 aprile 1987 quando, insieme ad altri 250, si era messo in cammino dalla chiesa di Santa Barbara in Sinnai verso il santuario della Madonna di Bonaria a Cagliari. Riprendeva vita una tradizione secolare che solo a causa della Seconda Guerra mondiale si era interrotta. Una consuetudine che affonda le sue radici nella devozione del popolo sardo alla sacra immagine custodita dai frati Mercedari: una statua in legno alta un metro e mezzo raffigurante Maria col Bambino, nella mano destra una candela. Custodita dentro una cassa, era stata trovata sulla spiaggia il 25 marzo 1370, trasportata dalle correnti marine ai piedi della collina di Bonaria (Aria buona) nel sud della Sardegna, in seguito al naufragio di una nave spagnola, e collocata in una piccola chiesa fatta costruire qualche anno prima da Alfonso IV d'Aragona. Il luogo diviene in poco tempo meta di pellegrini che arrivano da ogni parte dell'isola camminando a piedi o su carri trainati dai buoi per rendere omaggio alla Signora venuta dal mare.

Dopo la "ripartenza" nel 1987, è un crescendo di partecipazione popolare: l'anno dopo i pellegrini sono 500, poi 800, fino a toccare le 10mila presenze. Molti, molti di più rispetto al gruppo di amici di Comunione e Liberazione che nel 1987 insieme a Pierangelo Soi avevano ravvivato la brace ancora viva sotto la cenere. Un gesto di popolo, che coinvolgeva gli abitanti di Sinai, Mara, Settimo, Quartucciu, Quartu Sant'Elena, Selargius, Monserrato, Pirri, di tanti centri del Campidano e di altri paesi lontani. «Solo dopo alcuni anni ci siamo accorti che proprio il giorno in cui il nostro parroco, don Giovanni Abis, durante la messa della Domenica delle Palme del 1987 aveva proposto di riprendere quel gesto interrotto a causa della guerra, Giovanni Paolo II si trovava nella capitale argentina, Buenos Aires, così chiamata da un marinaio spagnolo devoto alla Madonna di Bonaria».

Pierangelo ricorda: «Avevamo percepito che il pellegrinaggio ripartito per iniziativa nostra si collocava dentro una strada già battuta da altri, ai quali desideravamo accompagnarci e dai quali volevamo imparare. Anche per questo nel 1990 alcuni di noi hanno partecipato alla Macerata-Loreto, che aveva già dodici anni di vita, e da lì è nata un'amicizia con don Giancarlo Vecerrica, fondatore e guida di quel pellegrinaggio e oggi Vescovo di Fabriano-Matelica, che non si è più interrotta». Nel 2001 Vecerrica celebra a Sinnai la messa all'inizio del cammino per Cagliari, e in quell'occasione comincia il gemellaggio tra i due gesti.

Oltre a tanti presuli delle diocesi sarde, nel corso degli anni molte personalità ecclesiastiche hanno partecipato al pellegrinaggio: il cardinale Trujillo, il patriarca di Gerusalemme Twal, il vescovo di Nazareth Marcuzzo, l'arcivescovo di Baghad dei latini, Jean Benjamin Sleiman, che ha benedetto la statua raffigurante la Madonna di Bonaria nella cappella edificata a Sinnai in occasione della venticinquesima edizione, divenuta in seguito meta di visite di tanta gente, a conferma della devozione popolare molto radicata nel popolo. Nel messaggio inviato nel 2006, Julián Carrón ricorda che il pellegrinaggio «rende viva la memoria dei vostri padri, da cui avete ricevuto il Battesimo e la fede cattolica. Se la tradizione non rivive in un'esperienza presente, tutta la ricchezza del passato diventa lettera morta e non serve al cuore dell'uomo, che è esigenza di vivere "qui e ora" con una ragione e uno scopo adeguati». Perché la brace continui ad ardere.