Pesaro, la presentazione di "Vita di don Giussani".

«Un uomo che ti si appoggia al cuore»

Si sono alternati sul palco dell'Hotel Flaminio di Pesaro. Dalla preside che parla del «fragore» nato con la lettura allo psicologo che nel lavoro si rifà al sacerdote milanese. Tutti alle prese con la biografia. Un dialogo che non è ancora finito...
Giovanni Giardina

La presentazione del libro Vita di don Giussani, a Pesaro, non è cominciata alle 21 davanti ad una sala gremita. Sono state tante piccole "presentazioni", a volte senza parole, il punto di origine: chi ha regalato il libro agli amici, chi ha invitato altri all'evento… Così ha avuto inizio non un incontro, ma una serie di incontri sfociati nella presentazione del 5 dicembre all’Hotel Flaminio. Tra i tanti che hanno ricevuto la biografia, alcuni hanno raccolto la sfida e sono saliti sul palco a testimoniare la loro esperienza personale. E allora, ecco Marco Maroccini, dirigente psicologo Asur Marche, e Marcella Tinazzi, dirigente scolastico del Liceo Classico e Linguistico “T. Mamiani” di Pesaro, a fianco dell’autore.

Introduce Mauro Zagaria, responsabile di Comunione e Liberazione a Pesaro, ribadendo come la lettura della biografia di don Giussani non sia un devoto ricordo, ma l’incontro con un uomo vivo che continua a dialogare col nostro cuore.

Continua, proprio come la nota ripetuta della Goccia di Chopin che vibra dal palco del Flaminio e spiega in musica come ogni uomo sia sempre alla ricerca della felicità
. Mentre non si è ancora spento l’applauso al termine del brano, in sala calano le luci e riecheggia la voce roca di Giussani. Cominciano a scorrere le immagini del video introduttivo.

A seguire, il saluto del vescovo monsignor Piero Coccia che ha ringraziato Savorana per il bene che sta facendo andando in giro a presentare la biografia: «In quel testo ho ritrovato l’esperienza di un uomo generato alla fede, attratto dalla fede e condotto dalla fede. E credo che di ciò abbiamo tutti un gran bisogno».

Il sindaco Matteo Ricci nota come sia raro che le figure carismatiche non si spengano nel loro tempo e confessa come, nella sua personale ricerca della felicità, sia rimasto disorientato da Giussani, che così certamente la identifica con Cristo. Inevitabile lo stupore per l’amicizia del sacerdote milanese con Leopardi. Termina con una frase: «Oggi forse ho capito meglio quale sia lo spirito della comunità che rappresentate».

Anche il racconto di Maroccini prende il via da Leopardi e Pascoli, e dall’interesse di Giussani per la poesia: «Un uomo di una tale fede cerca delle risposte che vanno oltre, fin nei misteri quotidiani». E l’esempio di Giussani arriva fino al suo lavoro: «Salire sulla Croce è imparare a capire il dolore altrui: solo così si riesce a portare la testimonianza di un percorso di fede. Giussani ha sempre cercato di cogliere qualcosa da tutti per costruire», e arriva a definirlo un «faro da cui tentare di riproporre una vita di solidarietà».

È la volta di Marcella Tinazzi, che esordisce raccontando perché abbia cominciato a leggere la biografia: «Un amico non ti regala mai un libro che non meriti la fatica di essere letto». Con un’attenzione particolare all’uso dei tempi verbali («prima non conoscevo don Giussani»), gli spunti che coglie la dirigente scolastica sono davvero tanti. Uno dei più significativi è quello, descritto da don Giussani nell’atteggiamento “ortodosso-cattolico”, della contemporaneità di Cristo: «Una fede che rende presente Cristo nella vita e don Giussani è l’amico che rendeva possibile un certo percorso». I temi toccati sono tanti, dallo stupore dell’insegnamento nella scuola statale alla nostalgia del presente, al «non essere mai tranquilli», tutti frutto del «fragore di questa lettura e di questa conoscenza», perché don Giussani «è un personaggio che ti si appoggia al cuore».

Infine, Alberto Savorana racconta del suo nuovo rapporto con Giussani. L'autore afferma, riprendendo gli interventi: «È una storia che continua qui stasera, a Pesaro. Giussani ha coltivato fin da piccolo la domanda, con il padre che gli diceva: "Gigetto, datti ragione di tutto”». E proprio questa domanda è uno dei pilastri della serata, e l’aspetto in cui si svela la genialità di Giussani, che sapeva porre le domande giuste. Sul finire, il ringraziamento a don Carrón non è formale: «Non mi ha permesso di guardare a don Giussani come un orfano. In questi cinque anni in cui ho lavorato alla biografia l’ho incontrato di più di quando mangiavo e bevevo con lui».

Con tutto quello che è successo in queste settimane, non possiamo che riconoscere anche noi come la lettura di questa biografia sia l’incontro con un uomo che continua a vivere.