La mostra nella chiesa di San Bernardino.

«A tema, c'era la vita intera»

"Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani". Cosa passa attraverso i pannelli di un'esposizione? Ce lo racconta Gianni, da guida a spettatore di una mostra che si rivela innanzi tutto incontro
Paola Ronconi

Due occasioni per una mostra: l’ottavo anniversario della morte di don Giussani e l’affascinante cammino di questo Anno della Fede hanno portato ad Abbiategrasso (Milano) “Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani”.
Il 17 febbraio, l’inaugurazione. Poi per una settimana è un andirivieni di visitatori nella chiesa di San Bernardino.
Gianni è tra i primi a dare la disponibilità come guida: «Mi ero ben preparato: dal contesto della modernità, al presupposto che è tutto nel cuore; dall’incontro dei primi con Gesù, alla convivenza con Lui che rende sempre più acuta la domanda sulla Sua origine, fino al fascino della Sua contemporaneità che si evidenzia nella ricchezza delle testimonianze».

La mostra viene allestita nella chiesa di San Bernardino. «Mentre accompagno uno dei primi gruppi, la mia spiegazione si rivela insufficiente. Ma come: il percorso mi entusiasmava, avevo studiato così bene...». Si era scatenato qualcosa di più, che andava oltre quei pannelli: «Io avevo semplicemente “spiegato”, mentre la donna che avevo di fronte stava vivendo un incontro: commossa da quello che vedeva, la sua vita mi travolgeva come un fiume in piena, con tutte le domande e le urgenze che portava con sé. L’urgenza di tenere aperto lo sguardo al Destino, un bisogno di compagnia molto forte, un sostegno a educare i figli: quella donna aveva colto che in gioco vi era la vita intera. Questo accade in un incontro!».

È una svolta: «Certo, io ero lì per spiegare una mostra, ma ciò che in fondo interessava me, come chi guidavo, era mettere a tema la vita. E quella donna me lo aveva rivelato».
Le ore in San Bernardino assumono, per Gianni, tutto un altro gusto: «Ero io che vedevo negli occhi, nella curiosità e nella meraviglia di chi incontravo quello stesso avvenimento riaccadere oggi. Sta in questo il fascino di questa mostra sulla fede: non ripropone qualcosa di già visto o di già accaduto, bensì che, come Gesù ha incontrato i primi e li ha coinvolti nel suo fascino umano, così accade oggi, Lo si incontra e cambia la vita, che diventa più affascinante, più vera».

Il 24 febbraio la mostra chiude i battenti, per l’occasione padre José Miguel García, teologo e biblista, arriva ad Abbiategrasso. «Padre García è venuto per spiegare il senso della mostra, ma, un’altra volta, le previsioni sono state di gran lunga superate: in tutti i momenti che ha vissuto con noi, dal pranzo insieme alla visita a Morimondo, dall’incontro conclusivo alla colazione della domenica, siamo stati testimoni della curiosità e della meraviglia con cui guarda la realtà, decidendo ogni volta di afferrarne la novità che irrompe». Proprio come i pannelli della terza sezione, «Don Garcia ci ha fatto “vedere” il metodo della conoscenza: la convivenza! È nella convivenza con Cristo, infatti, che la Sua pretesa si approfondisce e l’umano rinasce».