Un momento del pellegrinaggio.

Quei 27 chilometri lunghi 35 anni

Nel 1978 iniziarono in trecento come gesto di ringraziamento. L'anno scorso erano in sessantamila, sempre con partenza da Macerata fino al Santuario mariano. Un popolo in cammino ieri come l'8 giugno prossimo, «per abbandonarsi a Colui che dà il respiro»
Paolo Perego

Era il giugno del 1978. Allora, guidati da un prete che insegnava religione, si incamminarono da Macerata alla volta di Loreto trecento persone, di cui tanti studenti che avevano accettato l’invito del sacerdote a fare un gesto di ringraziamento alla fine dell’anno scolastico. L’11 giugno 2012, all’arrivo, davanti al Santuario della Santa Casa, i pellegrini erano sessantamila. Come se anno dopo anno, lungo quei ventisette chilometri tra le colline marchigiane si fosse radunato un popolo sempre più numeroso.

Accadrà anche quest’anno, con il trentacinquesimo Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto che è già pronto a ripartire dallo stadio Helvia Recina della cittadina marchigiana la sera dell’8 giugno. Proposto da Comunione e Liberazione con le diocesi di Macerata e Loreto, vedrà la partecipazione di migliaia di persone, con comitive di fedeli in arrivo anche dall’estero e già accreditate.

All’appuntamento ci sarà anche quell’insegnante di religione “della prima ora”, oggi vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica, monsignor Giancarlo Vecerrica, per accogliere, con il vescovo di Macerata, monsignor Claudio Giuliodori e quello di Loreto, monsignor Giovanni Tonucci, il cardinale canadese Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, invitato a celebrare la messa prima della partenza. Proprio Ouellet, in un’intervista sul bollettino del pellegrinaggio, ha spiegato il valore di un gesto così, «una testimonianza di fede viva che indica un cammino di rinnovamento ecclesiale», segno visibile del «cammino interiore di ogni cristiano che è chiamato a far crescere la fede battesimale fino a raggiungere la pienezza dell’uomo nuovo in Cristo». Un invito, quello del porporato, cui fa eco il messaggio di don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione: «Il vostro pellegrinaggio di questo anno è tutto segnato dal fatto di svolgersi all’interno dell’Anno della fede. È questa circostanza che mette davanti ai nostri occhi la domanda da portare lungo il cammino: chiedere la fede in Gesù Cristo, Signore e Dio nostro».

Portare questa domanda camminando nella notte di pellegrinaggio, tra canti e rosari recitati senza sosta, accompagnati da gente di ogni provenienza ed età. Suona come una sfida, ma in fondo è il nocciolo della questione: «Che cosa davvero mi soddisfa?», ribadisce Ermanno Calzolaio, presidente dell’Associazione “Comitato per il Pellegrinaggio a Loreto”. «Davvero mi bastano la famiglia, il lavoro, o il fatto le cose vadano bene?». Non basta: «Dentro ogni esperienza c’è un grido che rimanda più in là».

Se non fosse così, non te lo spiegheresti quel serpentone di persone armate di rosari e scarpe da tennis lungo la strada che collega Sambucheto, San Firmano, Chiarino, Costabianca, e poi su, fino a Loreto, all’alba, per la consacrazione solenne alla Madonna. Per chiedere, come disse monsignor Tonucci davanti a Benedetto XVI il 4 ottobre scorso, che quel «"sì" di Maria, di cui risentiamo l’eco ogni volta che entriamo in Santa Casa, possa risuonare nel cuore di ciascuno di noi con la stessa carica di amore e di fedeltà con cui risuonò nel Suo cuore». Lo stesso “abbandono” di cui parla, nel suo messaggio, don Carrón ricordando le Parole del Papa, «lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte». «Solo se riaccade la fede come evento reale nella nostra vita», prosegue Carrón, «potremo essere all’altezza - non perché più bravi e capaci, ma perché più abbandonati a Colui che “dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa” (Atti 17,25) - dell’appello di Papa Francesco ad uscire per andare nelle “periferie esistenziali” a testimoniare la fede».