A sinistra padre Aldo Trento.

«La potentissima presenza del Mistero»

«Anche la malattia è una grazia». Padre Aldo è in Italia, porta con sé hermana Sonia. Racconta dei ventitre anni in Paraguay, «alle periferie dell'umano». E di quella croce che gli permette di «guardare di più la Sua opera»
Maurizio Vitali

«Morir cantando / quiero morir cantando / Para encontrar a Cristo/ quiero morir cantando». Parole e note della canzone scritta da un malato di cancro poche ore prima di morire in una clinica alla periferia dell'umano (l'ospedale per anziani di padre Aldo Trento ad Asuncion, Paraguay) riempiono la sala gremita e percuotono i cuori di quanti sono venuti qui, a Cambiago (Cambiago chi? pensate un po', uscita Cavenago-Cambiago dell'autostrada A4 ) ad ascoltare ancora una volta l'inesauribile testimonianza del missionario della Fraternità San Carlo, che 23 anni fa ha lasciato le vallate del bellunese per divenire guarany tra i guaranies, portandosi dietro solo l'amicizia di don Giussani e una depressione da paura. «Morire cantando, voglio morire cantando, per incontrare Cristo, voglio morir cantando». La esegue una giovane cantante, ma è come se la sua voce uscisse dall'anima ferita e gioiosa di padre Aldo, che di voce, ormai, ne ritrova giusto un filo «quando Gesù me la concede per parlare di Lui».

Ha 66 anni padre Aldo, neanche tanti, ma più degli anni pesa la malattia, e pesa il suo corpo che «sembra di cemento armato». Il passo è lento, la testa grava sul collo ed è faticoso tenerla su. «Dio quando mi libererai da questo corpo? Ma la testa è lucida e la mano destra funziona. Posso pensare e scrivere: Dio è stato anche troppo buono con me».

Da Cambiago padre Aldo ha iniziato un tour di 10 giorni in tutta Italia, per dire che «la malattia è una Grazia. E sono contento di averla, perché mi fa mettere lì, a guarda Lui, a vederlo agire e operare, ad accorgermi che tutto il mondo gira intorno a Lui e le cose buone vanno avanti perché le manda avanti Lui». «Dove grande è l'impotenza fisica», dice: «Potentissima è la presenza del Mistero», e conia una specie di slogan alla sua maniera: «Il più sfigato è il più amato».

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