Il cardinale Scola (©Pino Franchino).

Scola: «Una Chiesa testimone di ciò che vive»

Ieri sera, durante la celebrazione per il nono anniversario dalla morte di don Giussani, l'Arcivescovo ha ricordato il fondatore di CL: «Ha sempre perseguito l’unità, fondata sulla roccia del ministero del Papa e dei Vescovi» (da www.chiesadimilano.it)
Francesca Lozito

Testimoniare ciò che si vive. Nella consapevolezza che solo così può nascere e maturare quel dono della propria esistenza a Cristo. Sottolinea questo passaggio come urgente, oggi, per tutta la comunità cristiana l'arcivescovo di Milano Angelo Scola durante la celebrazione eucaristica nel nono anniversario dalla morte di monsignor Luigi Giussani e nel trentaduesimo dal riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. Un Duomo affollato, quello di martedì 11 febbraio, che si è stretto attorno al cardinale Scola per dire grazie del dono alla Chiesa del carisma del fondatore di Cl.

Nell'omelia Scola ha sottolineato alcuni dei tratti caratteristici di Giussani: dalla «dolce fede mariana» a quella umiltà che «genera fedeli lieti e costruttivi e, come diceva Péguy, li rende “i più civici tra gli uomini”».

In tutto il suo cammino il fondatore di Comunione e Liberazione ha cercato l'unità: «Il Servo di Dio, nel suo coraggioso sforzo innovativo, per il quale ha sovente pagato di persona, ha sempre perseguito in tutti i modi l’unità, fondata sulla roccia del ministero del Papa e dei Vescovi in comunione con lui. Roccia che sola garantisce l’apertura totale del cuore dei fedeli. E l’unità si alimenta quotidianamente nella sequela di coloro che sono stati chiamati a guidare la Fraternità di Comunione e Liberazione, e come tali sono stati riconosciuti dalla Chiesa»...

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