I relatori durante l'incontro.

Don Giussani? Non lo conosco, ma l'ho incontrato

In un auditorium gremito la presentazione di "Vita di don Giussani". Oltre all'autore, il giornalista Alberto Mazzotti, Cristina Muti, presidente di Ravenna Festival, ed Erasmo Figini. La scoperta di un uomo «che fa diventare "semplice" seguire Gesù»
Angelo Nicastro

Vi sono avvenimenti nella vita di una città che accadono improvvisi e inaspettati come l’emergere di un fiume sotterraneo che trova infine lo spiraglio per uscire alla luce. È quanto è accaduto il 12 febbraio a Ravenna in occasione della presentazione della biografia di don Luigi Giussani in un gremito auditorium del Centro Congressi, segno di una insospettata forza attrattiva che, a nove anni dalla sua morte, la vita di don Giussani esercita ancora, ben al di là della cerchia degli appartenenti al movimento.

Non a caso a fianco all’autore del libro, Alberto Savorana, e a Erasmo Figini di “Cometa” (l’esperienza di accoglienza di minori a Como, ndr), erano state invitate a parlarne persone che non fanno parte del movimento e che non hanno mai conosciuto Giussani: il giornalista Alberto Mazzotti, moderatore della serata, e Cristina Mazzavillani Muti, presidente di Ravenna Festival. La moglie del maestro Riccardo Muti, invitata a leggere il libro e ad intervenire alla presentazione, aveva aderito con entusiasmo dicendo: «Mi incuriosisce, voglio saperne di più», sentimento condiviso dai tanti intervenuti all’incontro a partire dal Sindaco e dall’Arcivescovo di Ravenna.

Alla testimonianza toccante di Erasmo Figini - il racconto dell’opera che dal mutamento della sua vita nell’incontro con don Giussani si è sviluppata in modo assolutamente imprevedibile - all’appassionata e lucida ricostruzione di alcuni passaggi chiave della vita di Giussani operata da Alberto Savorana, hanno fatto da contrappunto la gratitudine in vari modi espressa da Mazzotti per l’opportunità di riscoprire una vicenda che, fin lì, lo aveva toccato solo tangenzialmente e che ha ben espresso raccontando del lungo abbraccio con un vecchio compagno di liceo della comunità di Cl ritrovato in sala, e l’emozione di Cristina Muti, che con semplicità ha posto domande profonde.

È significativo come all’entusiasmo della sua adesione iniziale sia gradatamente subentrata una timorosa ritrosia che le ha fatto confidare a Savorana come davanti alla presenza di un santo che fa diventare “semplice” seguire Gesù, bisognerebbe solo fare silenzio, ma la fiducia accordata all’invito di un amico e lo starci fino in fondo e senza difese, hanno prodotto il frutto di una testimonianza che ha colpito tutti: «Anche se non l’ho conosciuto, posso dire di averlo incontrato».

E in quest’incontro, l’attrattiva più affascinante che racconta di aver scoperto, è la grande apertura verso la realtà, verso tutto e tutti, dello stupore che si rinnova in ogni istante per cui la vita si svela nel presente come dono sempre sorprendente e inaspettato, indicazione continua da seguire.

Savorana ha sottolineato come nell’esperienza di Giussani la scintilla di questa posizione di apertura si accese quando, in modo assoluto e certo, percepì nell’ascoltare la spiegazione del prologo del Vangelo di Giovanni che tutta l’intensità dell’attesa umana - quell’attesa per cui Leopardi fu il grande amico dell’appena tredicenne Giussani o quando il suo cuore sobbalzava fin dalle prime note d’ascolto della grande musica - si è compiuta in Cristo, qui ed ora, nel Verbo fatto carne, dove l’umano e il divino si incontrano e sono la stessa persona. La realtà cambia di segno e quel fiume sotterraneo che vive nelle coscienze, dentro la scorza dell’apparenza e del tran tran quotidiano, ora ha un volto.