La presentazione di <em>Vita di don Giussani</em>.

«Spero di ri-incontrarci presto»

Il 6 marzo la presentazione della biografia di don Giussani in Calabria. Tra i relatori, anche il giornalista Piero Sansonetti: «Sono ateo ma mi interessa Cristo. E mi interessa Luigi. È possibile che mi interessino anche se non ho la fede?»
Giuseppe Alì

La presentazione della biografia a Cosenza è nata da una provocazione e da una passione. La provocazione è stata quella di Barbara, che ha invitato tutta la comunità a lasciarsi interpellare personalmente, dal libro. La passione è stata quella di alcune persone che si sono sentite provocare da questo invito e si sono trovate insieme.

Perché, allora, non immaginare un'iniziativa che potesse coinvolgere la città usando il centro culturale? Subito sono nate tante domande. Con che criterio scegliere i relatori? A chi guardare per rendere l’evento più dignitoso? Abbiamo cercato di riproporre quello che abbiamo visto accadere nelle presentazioni a Milano e a Roma.

A cena, a casa di Piero e Maddalena, con Carlo e Rosellina, ci siamo messi a immaginare chi potessimo invitare e quasi subito sono spuntati il nome del giornalista Piero Sansonetti: «Io lo conosco, ogni tanto lo vedo andare in bicicletta davanti a casa mia, e una volta l'ho fermato e mi ha dato il numero di telefono», dice Maddalena; quello del magistrato Biagio Politano. «Io lo conosco, è un amico di famiglia di mio cognato e qualche volta abbiamo mangiato insieme», dice Carlo. E quello di Pasqualino Pandullo, giornalista di Rai3. E per “quello di Milano”, aspettiamo di vedere chi ci mandano. Insomma, con queste premesse di attenta pianificazione non poteva che venire fuori un capolavoro...

Le persone individuate vengono contattate ai primi di dicembre e tutte accettano. A quel punto Letizia ci propone addirittura Alberto Savorana, l’autore del volume. Poche settimane dopo, Sansonetti lascia il quotidiano calabrese che dirigeva e torna a Roma. Lo contattiamo, temendo che non possa più partecipare, ma ci risponde: «Mi interessa. Vengo». Iniziamo a organizzarci. Serve qualcuno che si occupi della sala, Marcello e Sergio potrebbero andare bene. E qualcuno per i rapporti con stampa e televisione, e qui Elena, Rosellina e Maria Carla vanno benissimo. E poi bisogna contattare tutte le realtà cittadine, religiose e civili, e ci pensiamo un po’ tutti, soprattutto Carlo. E il materiale pubblicitario, per quello ci vuole Umile. E per la cassa ci sono Bina ed Enza. E poi serve qualcuno per Facebook e Twitter, questo è perfetto per gli universitari, e quindi Claudia, con Antonio e Alessia. E per le foto chiediamo a Daniele, che è un appassionato. E Francesco potrebbe aiutarci a capire come fare le riprese, studia ingegneria e quindi ne capisce di queste cose tecnologiche.

Spunta il problema dei soldi: quanto ci costerà fare tutto? Facciamo un po’ di conti, pensiamo a come fare. Barbara tra gli avvisi dell’assemblea di Scuola di comunità, dice: «È un gesto nostro, ognuno dia qualcosa». Dopo un paio di giorni abbiamo già raccolto quasi tutta la cifra.

Qualche settimana prima, Barbara e Carlo incontrano il Vescovo, chiedendo di dare un saluto. Monsignor Nunnari è molto affettuoso e assicura che verrà senz’altro. Arriva il giorno. La presentazione inizierà alle 18. Alle 14.30 Marcello “istruisce” i ragazzi che preparano l’auditorium e accoglieranno le persone. «Ricordatevi che lo facciamo solo per una gratitudine. Accogliete le persone, indicate i posti dove sedere, ma se non vi ascoltano non insistete, sorridete e godetevi quello che sta accadendo...». E da qui fino ai dettagli dei cartellini, degli ombrelli perché piove tanto, delle posizioni da tenere... «E soprattutto guardiamoci, così possiamo aiutarci meglio».

Alla fine, è tutto bellissimo. Iniziano ad arrivare le persone, sono già le 18. Aspettiamo un altro po’, d’altronde si sa che a Cosenza se si dice alle 18 poi si inizia alle 18.30... E poi il Vescovo ha detto che purtroppo ritarderà... Di solito alle presentazioni di libri, se va molto bene, partecipano una cinquantina di persone. Oggi in Auditorium ci sono circa seicento persone. Pandullo introduce l'incontro, dà la parola a Carlo, il presidente del centro culturale di Cosenza. Carlo da tre giorni prepara le parole da dire, non ci dorme la notte, le ha fatte leggere e ripetute alla moglie, a Barbara, a Maddalena, le ha riviste, sistemate, scritte in un foglietto. E proprio un attimo prima di parlare, non si trova più il foglietto! Non importa, il cuore grande si vede anche senza foglietto...

Dopo il filmato, Pandullo dà la parola a Sansonetti. Il giornalista inizia quasi scusandosi, con una sorta di pudore nel mostrarsi nell'intimo: «Tra voi e me c’è una differenza fondamentale, io sono ateo e voi siete credenti, io credo che la mia vita finirà tra vent'anni (proteste del pubblico), diciamo venticinque, mentre voi avete la vita eterna. Non è una differenza da poco». Ma non è un intervento polemico il suo, è proprio un interrogarsi davanti al fenomeno strano di una vita che sfugge agli schemi soliti e provoca, provoca tante domande. E infatti il suo intervento si sviluppa in una serie di domande, una più personale e sofferta dell’altra. Fino all’ultima: «Insomma, a me Cristo interessa, a me Luigi interessa. È possibile che mi interessino anche se non ho la fede?».

Dopo di lui Biagio Politano, magistrato di Cosenza che lavora al tribunale di Catanzaro, esponente di spicco dell'Azione Cattolica cittadina, esordisce così: «Sono sicuro che se don Giussani fosse stato qui a sentirti parlare, caro Piero, se la sarebbe goduta!». Applausi. Poi: «Questo è un libro che dovete leggere tutti, per me è stato come fare un personalissimo corso di esercizi spirituali». Ha studiato il libro fino in fondo, e ha portato con sé un buon numero di libri di supporto, messi in pila sul tavolo. «La cifra di don Giussani è che il cristianesimo è un avvenimento». E inizia a delineare a raffica, con parole veloci e con partecipazione sentita, una serie di considerazioni profondissime sull’importanza e l’imponenza della vita e della persona di don Giussani. Chiude l’intervento parlando della delicatezza con cui nel libro viene delineato l’ultimo incontro di Giussani con Lazzati, «con le spalle curve, che sale le scale, e l'ultimo pensiero che suscita in Giussani è quello di un uomo che ha dato la vita per Cristo. Questo è quello che rimane, il resto sono solo “particulares” da chiarire. Ma perché sono rimasti, perché non si sono chiariti, questi “particulares”?».

Pandullo dà la parola al Vescovo. Monsignor Nunnari è venuto dopo aver celebrato il funerale di un bambino di 11 anni, ucciso dalla madre per vendicarsi del tradimento del padre. È visibilmente provato da quello che è accaduto, soprattutto dal gesto del padre che durante il funerale, al momento dello scambio della pace, si inginocchia davanti alla suocera, che lo abbraccia, senza dire una parola. E poi il Vescovo rievoca alcuni momenti significativi dei suoi trascorsi con la storia di don Giussani in Calabria. In mezzo, c’è anche uno scambio di battute con il collega Sansonetti (sono entrambi giornalisti...).

Dopo il Vescovo, i relatori aggiungono delle brevi considerazioni. Politano: «Giussani non era integralista né integrista, ma radicale, nel senso di essere attaccato alla radice, che è Cristo». Sansonetti: «Il mio essere ateo è una scelta religiosa. È possibile che un credente possa guardarmi rispettando la mia scelta?».

Sono quasi le 20, è il momento delle conclusioni finali di Savorana che parte proprio dalla domanda finale di Sansonetti: «“A me don Giussani interessa, ma può interessarmi senza la fede?”. Ora io ti dico, il fatto che don Giussani ti interessi viene indipendentemente dalla fede, e infatti tu dici di non avere la fede, ma dici che ti interessa. È lo stesso che accadeva a quelli che incontravano Gesù: non è che avessero la fede, ma quell'uomo li interessava». E poi la bellissima citazione di pag. 47: «Hanno un destino comune chi accetta la fede e la vive e chi, non avendo la fede, si annega dentro la domanda, si dispera nella domanda, soffre nella domanda».

Sansonetti lo guarda fisso mentre parla, per tutta la durata del suo intervento. Nel frattempo la squadra del Live Tweet, che aveva prodotto un paio di tweet per ogni relatore precedente, ne produce più di una ventina solo per l'intervento di Savorana, coadiuvata anche dall'inserimento spontaneo degli amici di Reggio Calabria. Ma non si tratta solo del gruppo del tweet, tutti in sala sono colpiti da qualcosa che sta accadendo davanti ai loro occhi.

Il giorno dopo Sansonetti manda questo messaggio: «Volevo ringraziarvi per il calore e la gentilezza con cui mi avete accolto, e per l’occasione specialissima che mi avete offerta per confrontarmi col pensiero e lo spirito di una comunità così forte e bella, e così lontana da me, come è la vostra. Insomma, è tutto un po’ complicato e difficile da dire, però spero di ri-incontrarci presto».