La presentazione di "Vita di don Giussani"<br> a Catania.

«Ringraziamo Dio di avercelo donato»

Teatro ABC di Catania, la presentazione della biografia di don Giussani. Al tavolo dei relatori Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, che con passione ha ripercorso gli episodi che più lo hanno colpito della vita del sacerdote milanese
Salvatore De Mauro

La Bellezza, della quale don Giussani è stato un così ardente testimone lungo il corso di tutta la sua vita, ha fatto irruzione nella suggestiva cornice del teatro ABC di Catania attraverso le note struggenti di Vocalise, una “canzone” di Rachmaninov eseguita dal vivo dalla violoncellista Raffaella Suriano, brano che ha introdotto la presentazione del volume di Alberto Savorana, Vita di don Giussani. Una delle prime esperienze di bellezza del sacerdote di Desio risale, infatti, a quando egli era ancora un bambino. Il papà, di tanto in tanto, organizzava nella propria abitazione dei concerti di musica classica che rendevano davvero quella casa «povera di pane, ma ricca di musica», come ha ricordato nove anni fa l’allora cardinale Ratzinger nel Duomo di Milano. La stessa esperienza di bellezza che è stata riproposta a circa cinquecento persone riunite nel capoluogo etneo per assistere alla presentazione del libro. Moltissimi erano lì perché da anni vivono l’esperienza del movimento di Comunione e liberazione e la lettura del libro è stata l’occasione, ancora una volta, per riscoprire il fascino dell’inizio, ma molti si trovavano lì per la prima volta, invitati da un amico o magari semplicemente incuriositi dalla vicenda umana di questo sacerdote brianzolo.

La Vita di don Giussani, però, non è appena la biografia di un prete dalla vita certamente straordinaria, ma la possibilità concreta di immergersi nel cuore stesso della sua esperienza, «la possibilità», ha sottolineato Massimo Palumbo moderatore dell’incontro, «di imparare di più a conoscerlo e, conoscendolo, ad immedesimarci di più con la sua stessa avventura umana e di fede». A parlare alla platea catanese sono stati Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, e Savorana stesso, portavoce di Cl. «Siamo di fronte ad una personalità straordinaria per cultura e rigore», ha sottolineato Borgomeo: «Ma pochi l’hanno conosciuto e molti l’hanno giudicato». Borgomeo non appartiene all’esperienza di Cl, eppure appare evidente che la vita di don Giussani lo ha entusiasmato. E come colui che, dopo aver visto qualcosa di bello, non vede l’ora di comunicarlo agli altri e racconta ora questo, ora quel particolare che l’ha colpito, allo stesso modo ha voluto citare alcuni episodi contenuti nel libro.

«Giussani era uno che aveva una straordinaria capacità di entrare in rapporto con tutti, soprattutto con i giovani. Mi ha colpito tantissimo l’episodio del giovane che era stato accompagnato dalla mamma a confessarsi, ma una volta solo davanti a don Giussani il ragazzo fa quell’affermazione fortissima paragonandosi al Capaneo dantesco e dicendo che la sua più grande libertà, era che lui potesse bestemmiare Dio. Al che, dopo un momento di impaccio, don Giussani risponde in quel modo incredibile: “Ma non sarebbe meglio amare il Mistero?”. Ecco, qui, secondo me, si rivela tutta la genialità educativa di Giussani. Ho pensato molto - ha proseguito Borgomeo - a questa risposta. Avrebbe potuto fare al ragazzo un sermoncino, oppure cacciarlo in malo modo; invece ha risposto in quel modo incredibile!». Giussani era un uomo certo, uno che non sopportava vedere ridotto ad un insieme di regole e valori il fatto di Cristo, «ma questa sua certezza», ha continuato Borgomeo «non è mai degenerata in integralismo. Dobbiamo davvero ringraziare Dio di avercelo donato!». Un intervento fiume il suo, che ha “sforato” un po’ i tempi previsti, ma carico di quella sincera curiosità e passione verso la vita di un uomo «che ha attraversato cinquant’anni di storia italiana».

Anche Alberto Savorana ha sottolineato il ruolo di grande educatore che ha avuto don Giussani, quella passione per l’uomo che lo ha portato ad abbandonare una promettente carriera teologica al seminario di Venegono per dedicarsi all’insegnamento nella scuola superiore statale, la frontiera del laicismo militante. «Don Giussani ha scommesso tutto sulla libertà della persona», ha affermato Savorana, «sul suo cuore perché era certo che esso fosse fatto per amare e non per odiare l’Infinito. “Verificate!”. Ci diceva in continuazione. Per tutta la vita ci ha sfidato a verificare ogni circostanza, non ad accettare passivamente solo perché lo dice il capo. L’esperienza cristiana non è un criterio da apprendere», ha proseguito citando un’espressione divenuta celebre di don Francesco Ventorino, don Ciccio «ma uno sguardo che non si finisce mai di imparare». Fino al suo ultimo respiro, ha concluso Savorana, «il sentimento prevalente di don Giussani è stato di gratitudine per quanto Dio ha operato nella sua vita, una vita desiderabile e che è alla portata di tutti». A chiudere la serata è intervenuto l’arcivescovo di Catania monsignor Salvatore Gristina, che ha rivolto un saluto a tutti i presenti: «Non ho mai incontrato don Luigi Giussani, però ho visto i frutti che la sua opera ha prodotto, anche qui nella nostra città, e devo dire che sono frutti molto buoni».