"Vita di don Giussani" ad Ancona.

Proprio lì, nella terra di Leopardi

La presentazione di "Vita di don Giussani" di Alberto Savorana nella città marchigiana. Dal rapporto con il poeta di Recanati all'amicizia con i giovani. Ecco perché, dopo un incontro del genere non si può più rimanere tranquilli
Stefano Sacchettoni

«Il comune denominatore degli interventi ascoltati fino ad ora è stata la figura di Giacomo Leopardi. Certo siamo a pochi chilometri da Recanati, ma quanto è emerso va oltre la collocazione geografica. Il poeta è la figura che ha accompagnato don Giussani nel suo percorso». Così Alberto Savorana ha esordito nel suo intervento in occasione della presentazione della biografia di don Giussani ad Ancona.

All'incontro è intervenuto l’assessore alla cultura del Comune, Paolo Marasca, che si è soffermato sulla figura del padre nella società contemporanea, un ruolo spesso annichilito e messo a margine nell'educazione dei figli, «da un punto di vista sia religioso, che laico».

Giulietta Breccia, preside dello storico liceo classico "Rinaldini", ha analizzato il rapporto tra Giussani e Leopardi nell’ambito del sistema letteratura-poesia-religione. La sua esperienza educativa e scolastica non poteva sorvolare sul concetto di "fede ragionevole", fondamentale nel pensiero di Giussani e nel suo essere un «pedagogista prima che un sacerdote». La preside, coordinatrice nazionale dei Licei musicali, ha affrontato poi il tema della tradizione, «che non va dimenticata», e dell’autorità, «le cui proposte non vanno rigettate a priori, ma valutate e analizzate». Ha proseguito parlando del metodo, della libertà, del rischio e dell’incontro, vero «fil rouge di tutto il percorso giussaniano». La Breccia ha voluto infine ricordare l’amicizia di Giussani con Aldo Brandirali negli anni Ottanta, al di là di ogni regola o ideologia.

Il presidente dell’Ordine degli avvocati della provincia di Ancona, Giampiero Paoli, ha fatto una riflessione sul rapporto tra giovani e religione, «spesso ignorata da questi ultimi». L’avvocato, entrando nel merito del libro, ha evidenziato come «queste pagine non raccontano tutta la sua vita, ma la racchiudono attraverso episodi e circostanze». Uno su tutti, il momento in cui don Giussani, rivolgendosi ad una donna che si lamentava dei maltrattamenti subiti da marito e figli, le ha risposto: «Amali come sono».

Le Marche, in quanto "luogo leopardiano", sono state invece al centro delle parole dell’assessore regionale alla Cultura Pietro Marcolini. «Dal mio punto di vista, laico e dubbioso, posso affermare che i cinque anni impiegati per scrivere il libro si vedono tutti, data l’ampiezza documentale e l’acutezza con cui Savorana racconta Giussani. Il suo metodo, il cammino che ha portato il movimento di Comunione e Liberazione ad essere conosciuto e seguito in tutto il mondo, emergono chiaramente». Prendendo spunto da Leopardi, l’assessore ha sottolineato che «la Regione Marche è stata in prima linea nella realizzazione del film di Martone "Il giovane favoloso", opera che descrive con efficacia il pensiero di Giacomo. Un pensiero universale, rivolto al mistero, con una domanda di compiutezza che, secondo la filosofia dominante del periodo, non avrà risposta. Ma allora, cosa Giussani ama di Leopardi, e perché è colpito dal suo pensiero? È il senso religioso che muove l’uomo, che muove tutti gli uomini ad attrarlo. Manzoni è un cristiano, Leopardi un religioso. Come religiosi sono Testori, Pasolini, Montale, Sartre». L’assessore ha concluso ricordando che il prossimo febbraio ricorrerà il decimo anniversario della morte di Giussani e che «CL è viva e vegeta grazie anche alla sua nuova guida, Julián Carrón, del quale ho ammirato e condiviso la lettera a Repubblica».

L’arcivescovo di Ancona-Osimo, monsignor Edoardo Menichelli, ha esordito dicendo che «è rimasto colpito da come Giussani sia stato sedotto da Gesù Cristo. Una seduzione nata però non per il consenso, ma per la salvezza dell’uomo». Menichelli ha poi sottolineato la necessità di «una vita da mendicanti e non da assicurati, di una educazione alla libertà». Si è definito infatti terrorizzato dalle «persone tranquille e arrivate, perché non dobbiamo aumentare il Pil economico, ma quello spirituale».

Savorana, infine, ha incentrato il suo intervento attorno al senso della domanda che necessita una risposta. «Leopardi, con il suo smisurato afflato verso l’infinito, è stato compagno di Giussani nel suo cammino religioso, condividendo con lui la profondità della domanda umana e lo sguardo sul cosmo, tanto da entrare in crisi e non andare più bene a scuola». Dopo aver analizzato altri passi del libro, ha preso spunto dalle parole di papa Francesco a conclusione dell’Incontro mondiale dei movimenti ecclesiali, sottolineando che «questa domanda è il motore per capire la realtà che ci circonda, la curiosità per tutto. Perché per essere colpiti dal reale fino in fondo è necessaria una ragione non solamente scientifica e distaccata, ma una ragione che segue Cristo, che obbedisce al desiderio di umano. In altre parole, la libertà».