La mostra su don Giussani ad Abbiategrasso.

In questa mostra «ci si incontra»

Nel castello del Comune nella Bassa milanese, l'esposizione in 14 pannelli che racconta la storia di don Giussani. Presentarla è stata occasione di amicizia e «correzione». E «un bel modo per prepararsi all'incontro con papa Francesco»
Gianni Mereghetti

Ad Abbiategrasso, per una settimana, è stata esposta la mostra "Dalla mia vita alla vostra". Una serie di 14 pannelli che, a dieci anni dalla morte, raccontano e testimoniano l'essenzialità e la vitalità del carisma di don Luigi Giussani. La mostra, allestita nei sotterranei del castello visconteo, è stata il punto di riferimento di una serie di gesti che hanno sfidato a guardare a don Giussani oggi, a scoprirlo vivo. Un aiuto a riconoscere il cammino di educazione che è stato fatto in questi anni e che oggi fa avvertire più presente il padre dell'esperienza di Comunione e Liberazione.

Dalla mostra sono nate iniziative diverse e apparentemente slegate ma, in realtà, unite dal filo rosso che essa stessa fa scoprire: don Giussani ha proposto la fede per quello che è, apertura alla vita, pertinente al nostro desiderio di felicità, possibilità che l'umano sia preso sul serio e pienamente valorizzato. Tra queste, le testimonianze dell'inaugurazione, con don Gianni, Claudio e Lidia che hanno raccontato chi è don Giussani per loro oggi, e come, seguendolo, si stiano gustando la vita. E poi un racconto per i bambini, la storia del Drago vecchio, con la compagnia educativa di mamme che attraverso le favole fanno scoprire il mistero della vita. E alla mostra sono state legate profondamente le storie di sport illustrate da Nando Sanvito, a far vedere come il destino entra dentro la vita in modo imprevisto e geniale. Ma anche i canti della tradizione del movimento, eseguiti in modo così coinvolgente da far esplodere la vita e le sue domande, ed infine la testimonianza di Innocente Figini, che ha raccontato come l'incontro con don Giussani gli ha cambiato la vita e gliela fa vivere al massimo, anche nell'avventura dell'accoglienza di Cometa. Le esperienze più diverse, insomma, a documentare quello che don Giussani ha portato e porta, cioè che Cristo c'entra con tutta la vita.

Ed è questa la scoperta che ho fatto anche io presentando la mostra in questa settimana. Più parlavo di don Giussani più scoprivo la correzione che mi stava facendo attraverso le persone che lui ha incontrato questa settimana ad Abbiategrasso. Mi sono accorto, d'un tratto, davanti ad alcuni studenti tra cui una mia alunna non credente, che si può parlare di don Giussani solo raccontando quello che ci ha insegnato: accettare il contraccolpo del cuore di fronte al reale, la positività che si impone in tutta la sua tenerezza, quel destino che era sempre stato considerato un "fato" e che finalmente si scopre per quello che è, un destino buono. Così ho rivissuto quello che don Giussani è stato e continua ad essere per me: un abbraccio alla mia umanità, la compagnia che Cristo mi fa perché non abbia a smarrire la mia origine, e perché Dio c'entra con il mio desiderio di felicità.

Di fronte ad una ragazza non credente colpita da don Giussani per la positività che avverte nella vita, a chi non lo ha conosciuto ed è incuriosito dalla sua umanità. Ma anche davanti a chi vive l'esperienza di CL e sente di aver ancora tanto da imparare da quell'uomo che già conosceva o a chi arriva a vedere la mostra perché gliel'ha detto un amico, ciò che mi colpisce e rimane è che ci si incontra. Don Giussani attraverso questi pannelli mi ha fatto incontrare persone e rincontrarne altre. Ma soprattutto mi ha fatto affezionare di più a me. Ho iniziato parlando di lui, ma poi alcuni volti mi hanno fatto rifare l'esperienza che si fa con lui, la stessa che si fa incontrando Cristo. Per cui, conoscendolo, inizi a provare una struggente affezione a te.

È la certezza della presenza di don Giussani che ci ha sostenuto in questa settimana. E ognuno di noi ha sentito la mancanza di Sandro Rondena, un caro amico che da poco è salito al cielo, e con cui in questi anni abbiamo fatto tante mostre, ognuna segnata dalla sua geniale impronta. Quest'anno Sandro non c'era, ma, come ci ha detto un amico, è una mancanza che fa guardare a Gesù.

Così, anche una semplice mostra si è rivelata quanto mai interessante e coinvolgente, oltre ogni aspettativa. In più è stato un bel modo per prepararsi all'incontro con papa Francesco, il 7 marzo. Don Giussani stesso ci ha sfidato a guardare al Papa come punto di forza del proprio cammino in un mondo dove il Vescovo di Roma è considerato riferimento spirituale o potere politico. Lui invece ci ha mostrato come il rapporto con il Papa nasca dal di dentro dell'esperienza. E andiamo a Roma pieni di tensione ad una relazione con Lui, più certi del bisogno di questo rapporto, un bisogno che vibra nell'esperienza, per cui non si cerca un capo ideologico o un manager, ma lo sguardo di simpatia di un Padre. Come è lo sguardo di papa Francesco.