Il pellegrinaggio da Assago a Trivolzio.

Seguendo le orme di un «cristiano semplice»

Da Assago a Trivolzio. Un gesto di fede popolare che, nato dal fascino per la Macerata-Loreto, si ripete ogni settembre, lungo il Naviglio Pavese. Per affidare a san Riccardo Pampuri la ripresa della scuola e del lavoro
Giorgio Paolucci

Venti chilometri a piedi lungo le strade che costeggiano il Naviglio Pavese e s'inoltrano nella campagna lombarda, con aironi e cicogne che volteggiano sui campi. Da Assago, periferia sud di Milano, in cammino fino alla chiesa dei santi Cornelio e Cipriano a Trivolzio, in provincia di Pavia, dove viene conservato e venerato il corpo di San Riccardo Pampuri, il medico canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1989. Un santo contemporaneo, figlio della terra lombarda, a cui don Giussani era devoto e che invitava a ricordare nella preghiera di ogni giorno.

È un pellegrinaggio che si ripete da quattordici anni con un numero di partecipanti (mille nel 2014) che continua ad aumentare, soprattutto grazie al passaparola. «Abbiamo cominciato nel 2002. Eravamo una cinquantina, affascinati dall'esperienza della Macerata-Loreto a cui partecipavamo da tempo», racconta don Carlo Casati, parroco di Santa Maria Nascente a Milano e pioniere dell'iniziativa. «Loro iniziarono nel 1978, l'ultimo sabato dell'anno scolastico, per ringraziare la Madonna. Noi ci mettiamo in cammino il sabato precedente l'avvio della scuola, ai primi di settembre, per dare nuovo slancio alla ripresa degli studi e dell'attività lavorativa dopo le vacanze estive, lungo le strade percorse un secolo fa da Riccardo Pampuri, un cristiano semplice e grande, che ha saputo testimoniare la concretezza della fede ambrosiana nel servizio ai malati e ai poveri di queste terre. Un uomo che ha dato tutto se stesso nella professione medica, insegnando che si possono fare grandi cose nel nascondimento della vita quotidiana», continua don Carlo.

Si parte alle sei del mattino, costeggiando per un lungo tratto l'Alzaia del Naviglio Pavese fino a Binasco, da qui ci si inoltra nella campagna fino a raggiungere la chiesa di Trivolzio, dove si arriva a mezzogiorno per la celebrazione della Messa, alla quale partecipano anche tanti che non hanno fatto il percorso a piedi ma si vogliono unire alla parte finale del gesto. Alla recita del Rosario si alternano letture del magistero di papa Francesco, brani di Giussani, stralci di autori italiani e stranieri, canti e testimonianze; negli ultimi anni ha partecipato a distanza anche l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, con un collegamento telefonico che viene ascoltato da tutti i pellegrini grazie a un impianto mobile di amplificazione.

È uno dei tanti gesti di devozione popolare che in questi anni sono fioriti in molte parti d'Italia, facendo rivivere antiche tradizioni che si erano spente o proponendo nuovi cammini capaci di testimoniare il desiderio di verità presente nel cuore di molti e la vivacità di una fede che non si arrende alla secolarizzazione sempre più pervasiva. «La fatica del cammino percorso a piedi ci educa a riconoscere il valore di un sacrificio fatto per Qualcosa che tiene in piedi l'esistenza», spiega don Carlo. «E la partecipazione sempre più numerosa al pellegrinaggio conferma che c'è una grande sete di significato per la vita, una domanda spesso incapace di esprimersi compiutamente, ma che cerca risposte. E quando le vede incarnate in testimoni significativi come Pampuri, che ha vissuto la santità nel quotidiano, capisce che c'è qualcosa per cui si può continuare a sperare e vivere, e che la Chiesa è la strada per incontrarlo», conclude don Carlo. Quest'anno l'appuntamento è per sabato 12 settembre.