Andrea Carabelli, attore e regista teatrale.

La "speranza bambina" di Péguy

Andrea Carabelli torna in teatro con un dialogo tratto dall'opera dello scrittore francese. Gli attori, tutti giovanissimi, portano sul palco tanti "brani" dell'umano. Come spunto, un fatto di cronaca...
Niccolò De Carolis

Una tavola imbandita con i commensali in attesa di mangiare. A capotavola c’è la voce di Dio, tutti intorno le varie espressioni di un’umanità fatta di grida e richieste: la madre, la petulante, il buon pastore, la polemica… È così che Andrea Carabelli, attore e regista teatrale, ha immaginato e messo in scena Le porche du mystère de la deuxième vertu di Charles Péguy, dedicato alla Speranza. «Il testo originale è un monologo» spiega Carabelli, «ma all’interno si distinguono diverse voci che dialogano, così ho voluto separarle per metterle in evidenza. Quella principale per esempio è ben riconoscibile perché sempre anticipata da espressioni come “Dio dice…”, “Dio direbbe…”».

L’idea di riprendere in mano questo brano nasce da un fatto di cronaca. Sfogliando i giornali, Carabelli si imbatte nella storia di Giuseppe Gulotta, un uomo che per trentasei anni ha vissuto in galera da ergastolano con l’accusa di un omicidio mai commesso. «Un’ingiustizia terribile, ma al giornalista che gli chiedeva come avesse fatto a non impazzire rispondeva: “Un uomo che perde la speranza perde tutto”. L’attesa di un compimento è qualcosa che non possiamo strapparci di dosso, allo stesso tempo però c’è bisogno che il nostro sperare sia ragionevolmente fondato. Ed è qui che allora ho chiesto aiuto a Péguy». Per capire in che modo lo scrittore francese parla della seconda virtù teologale, bisogna guardare meglio la messa in scena. Tra i convitati ce n’è una che si muove in continuazione, attirando spesso l’attenzione degli altri. Canta, ride e pronuncia parole semplici, è una bambina. «Lei rappresenta la speranza. Nella sua “ignoranza” e ingenuità è perfettamente consapevole del bene che sostiene la sua vita». Di solito sono gli adulti ad avere il compito di comunicare ai più piccoli un motivo per sperare. Ma Péguy ribalta questa visione. «Oggi sentiamo frasi come: “Che futuro lasciamo ai nostri ragazzi?” “Chi si prende cura delle nuove generazioni?” Non si capisce che i bambini, per loro natura, sperano e così insegnano a sperare anche a noi. Hanno una predisposizione a fidarsi e ad andare dietro alla Bellezza».

Il regista, grazie all’aiuto del musicista milanese Pippo Molino, ha realizzato anche una forma particolare di accompagnamento canoro. Sul palco sono presenti due cameriere che, mentre apparecchiano la tavola, armonizzano il dialogo tra i commensali. Per esempio amplificando le varie voci o sviluppando i suoni di alcune vocali. «A prima vista il parlato può apparire complesso perché, come è nello stile di Péguy, è scandito da figure retoriche, ripetizioni e assonanze. Ma ogni parola porta a un continuo approfondimento e l’elemento canoro è fondamentale proprio a rendere questa idea del testo come di un ricamo, dove ogni frase è intimamente legata alla precedente».

Carabelli ha scelto di portare con sé sul palco esclusivamente ragazzi e questo, dice, è stato una grande aiuto a immedesimarsi nel tema che si voleva proporre: «È una cosa che faccio spesso, perché ritengo che il teatro sia veramente educativo. Io non li guido verso di me, ma verso la costruzione dell’opera per cui ogni parte è fondamentale». All’inizio aveva pensato semplicemente a una mise en espace, in cui cioè si recita da fermi e tutta l’importanza è nel parlato. Come si è arrivati poi alla forma attuale? «Dopo l’esibizione di maggio, alcuni ragazzi hanno espresso il desiderio di approfondire l’opera dello scrittore francese e conoscere di più il mestiere dell’attore. Ho accettato la loro provocazione e così ho iniziato a lavorare su uno spettacolo teatrale a tutti gli effetti, che porteremo dal 19 al 22 dicembre al teatro Franco Parenti».


Da mercoledì 19 a sabato 22 dicembre

LA PICCOLA SPERANZA
tratto da «Le porche du mystère de la deuxième vertu» di Charles Péguy
A cura di Andrea Maria Carabelli
Musiche composte da Pippo Molino
Mercoledì alle 19.30, dal giovedì al sabato alle 21.15
Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14
Biglietti da 22 a 11 euro