Papa Benedetto XVI e Giorgio Napolitano.

Tutte le ragioni di Ratzinger

Al Quirinale, presentato il libro in cui alcuni giuristi si confrontano con il pensiero di Benedetto XVI. Ne hanno parlato Georg Ganswein, Gaetano Silvestri, Francesco D'Agostino e Francesco Viola. Alla scoperta del contributo della fede per la "polis"
Roberto Fontolan

Con una intensità di riflessioni che è davvero raro poter ascoltare e gustare è stato presentato ieri a Roma La legge di re Salomone. Diritto e ragione in Benedetto XVI, il libro edito da Rizzoli dedicato a cinque grandi interventi del Papa emerito sui temi della polis.

Il volume offre un approccio inedito e coraggioso, come è stato sottolineato, ai celebri discorsi tenuti a Regensburg (2006), all’Onu (2008), al Collegio parigino dei Bernardins (2008), alla Westminster Hall di Londra (2010) e al Reichstag di Berlino (2011). Inedito perché i curatori, Marta Cartabia e Andrea Simoncini, hanno proposto a dieci tra costituzionalisti e studiosi di tutto il mondo e di diversi orientamenti di commentare il pensiero ratzingeriano. Coraggioso perché l’assunto è che la fede (“purificata dalla ragione”, secondo la rigorosa concezione di Ratzinger-Benedetto) offra un significativo e decisivo contributo alla creazione dello spazio pubblico, alla politica appunto: nella prefazione il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano afferma «la convinzione che debba laicamente riconoscersi la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso». E infatti è proprio il presidente che ha voluto ospitare nella Biblioteca del Quirinale, cuore intellettuale del grande meraviglioso palazzo, la presentazione del volume.
Ne hanno parlato monsignor Georg Ganswein, segretario del Papa emerito, il presidente della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri, il filosofo del diritto Francesco Viola, il professor Francesco D’Agostino, introdotti dal vaticanista Andrea Tornielli. In sala oltre ai curatori e ad alcuni commentatori del volume (Giuliano Amato, Wael Farouq), una folla di giudici e studiosi del diritto, qualche giornalista, il cardinale Bertone.

Molto è stato detto sulla “dottrina Ratzinger” e in particolare sul concetto di “ragione aperta”, che davvero non solo offre ma garantisce a tutti la possibilità dell’incontro, del giudizio, dell’edificazione della politica. Ha fatto un certo effetto sentirlo affermare dai cultori della laicità del diritto. Laicità che il professor D’Agostino ha rivendicato allo stesso Ratzinger, sottolineando l’assenza emblematica dal titolo del volume delle parole “fede” o “religione”: il Papa emerito risulta infatti lo strenuo difensore della ragione a dispetto di tutte le etichette che lo hanno accompagnato dall’epoca del lungo incarico di Prefetto alla Dottrina della Fede. Acuto Francesco Viola, per il quale la ragione aperta combatte contro gli idoli, di qualunque fattezza, e in special modo gli idoli dilaganti oggi: scientismo e soggettivismo. Potente Gaetano Silvestri, quando proprio sulla scorta del volume, si è addentrato nei meandri della dialettica legalità-legittimità (il fatto che una norma sia legale non significa che sia legittima) e nella individuazione della piattaforma valoriale sulla quale il diritto si costruisce non potendosi autofondare. Monsignor Ganswein ha messo a tema la nozione di diritto naturale con limpidezza degna dell’uomo al quale è stato ed è così vicino. E il cui pensiero costituisce un patrimonio che durerà per molto tempo.