Carlo Pastori e Walter Muto.

La (allegra) Ditta Pastori & Muto

Nata qualche mese fa, tra battute e musica di due amici, la P&M decide di inaugurare la propria avventura mettendo in scena la storia di don Giovanni Bosco. Per grandi e piccini, un'occasione per ridere insieme e conoscere un grande santo
Paola Bergamini

Trent’anni suonati di collaborazione artistica, scrivendo insieme testi e musiche, mettendo in scena spettacoli per bambini (e non solo). Due percorsi artistici che spesso si sono incrociati. Ma quando li vedi sul palco, con lo spettacolo su Jannacci o mentre cantano le canzoni del loro cd Parole & Musica e nel frattempo scherzano scambiandosi battute, pensi: «Guarda un po’ come se la intendono quei due. Va’ come sono felici». Sono trent’anni d’amicizia. E qualcosa in più. I due in questione sono Walter Muto e Carlo Pastori. Chitarrista, cantante ed autore il primo, attore comico, fisarmonicista e autore il secondo. Entrambi con due belle voci. In questi vent’anni, singolarmente, hanno lavorato in tv, in teatro con grandi professionisti del mondo dello spettacolo e della musica. «Mica pizza e fichi», dicono. Qualche mese fa, i due hanno fondato la Ditta P&M (Pastori & Muto). «Da un po’ ci stavamo pensando, ma quando abbiamo deciso di produrre il nostro CD, ecco, ci è sembrato il momento giusto». Prima produzione della Ditta: Giovanni: un Bosco di duecento anni. E già il titolo la dice lunga. Uno spettacolo sulla vita di san Giovanni Bosco, per i duecento anni dalla nascita del fondatore dell’opera salesiana.

I testi sono stati scritti appositamente per loro da Giampiero Pizzol, mentre la regia è di Marta Martinelli. «Due amici da sempre». Mesi di lavoro, di studio leggendo e documentandosi sulla vita di questo grande santo sociale. «Noi abbiamo pensato alle musiche cercando di far affiorare la “nota” che lo ha contraddistinto: l’allegria cristiana. Non a caso lui aveva fondato una banda per attirare i ragazzi. Quando fai parte di una banda, cammini seguendo un altro», racconta Walter.

Sulla scena - «che non deve essere strettamente un palco, ma può essere una piazza, un cortile, un luogo qualsiasi, ovunque ci chiamino», precisano - ci sono loro due che, cantando e raccontando, fanno fare agli spettatori un viaggio attraverso la vita, l’opera e il carisma del Santo torinese. Settanta minuti di spettacolo («minuto più, minuto meno: dipende da cosa accade») dove ci si diverte e ci si commuove. Due cantastorie che raccontano una storia che è per tutti, grandi e piccoli. Don Bosco lo vedi bambino, orfano a due anni, con le pezze sui pantaloni, e quel suo fratello che non vuole farlo studiare da prete. E poi l’incontro con il primo ragazzo, che un sagrestano voleva prendere a bastonate. E via via tutta la vita scorre, con quell’allegria che traspare dai giochi di parole, dalle battute, dalla musica. L’allegria cristiana che fa fare cose grandi e piega anche i potenti.

Difficile intervistarli senza sorridere, giocano con le parole che è un piacere e basta un’occhiata per intendersi. Ed anche così si comprende, quasi un tesoro che riaffiora via via che si parla, che questa amicizia va oltre la semplice sintonia. «La notte che è morta mia mamma, la prima telefonata è stata a Carlo. E lui è arrivato immediatamente», dice Walter. Non è facile trovare nel loro ambiente un’amicizia di questo tipo. Normalmente la tendenza sul palco è quella di schiacciare l’altro per emergere. Al massimo uno fa da spalla. Spiega Walter: «Siamo due artigiani che lavorano insieme. Spesso non abbiamo bisogno delle parole, ci intendiamo con uno sguardo. E capitato persino che durante le prove, senza metterci d’accordo, suonassimo lo stesso pezzo nello stesso momento. E poi meno male che c’è Carlo: mi ha insegnato come muovermi e che il vestito... dice la sua». E Carlo: «Già e lui ad avere un po’ di aplomb con le persone. Perché basta un niente e io mi inalbero... detto in modo buono. Insomma una correzione fraterna». La prima dello spettacolo su don Bosco a fine gennaio ha visto il teatro Sacro Cuore a Novara strapieno. «Un’avventura appena iniziata. Vedremo dove ci porterà... don Bosco».

Ma un’altra avventura la Ditta ha messo in piedi: AppArt. Portare nelle case alcuni loro spettacoli. «La gente non va più a teatro? Noi lo portiamo a casa loro». L’idea è molto semplice: viene proposto un repertorio di musiche popolari - «nel senso di pop» - con canzoni di Jannacci, Gaber, Dalla, Capossela e altri grandi autori. «L’occasione può essere un compleanno, un anniversario... O solo la voglia di stare insieme e fare festa. Attingiamo al nostro repertorio, ma a seconda di quello che chiedono si ridisegna la serata. E per chi vuole offriamo anche la possibilità del catering», spiega Carlo. E con la musica, un catalogo di possibilità, un menu da cui scegliere proposte diverse di teatro e musica. Un’avventura in cui hanno coinvolto attori e musicisti giovani. Insomma, la Ditta non si ferma.

Per informazioni e contatti:
carlo@carlopastori.it - info@waltermuto.it