Frank Ellis.

ELLIS «Così Grossman mi insegna cos’è la libertà»

Dal 19 al 21 febbraio a Torino s'è svolto il secondo Convegno internazionale dedicato all’autore di "Vita e destino". Un romanzo «attuale più che mai». Parola dello storico inglese Frank Ellis
Fabrizio Rossi

«La vera arma contro ogni potere si chiama libertà». Frank Ellis, storico inglese e slavista, sintetizza così la questione centrale di Vita e destino, il romanzo di Vasilij Grossman. Ex soldato dello Special Air Service britannico, Ellis ha insegnato alla University of Las Vegas e alla University of Leeds («ho visto che è meglio “colpire” un uomo al cervello, più che al cuore»). Negli anni ’80, mentre faceva l’interprete a Berlino Ovest, s’è imbattuto in Vita e destino: «L’ho letto e riletto più volte, m’ha sconvolto. Avevo trovato il mio autore».
Alla vigilia del Convegno internazionale “Vasilij Grossman tra ideologie e domande eterne” (Torino 19-21 febbraio, promosso dal Centro studi “Vita e destino”), cui parteciperà con un intervento su Lenin e le origini dello Stato totalitario, Frank Ellis ci spiega perché «è più attuale che mai la lezione del grande scrittore russo».
Dove sta l’eccezionalità di Vita e destino?
È uno dei più incredibili romanzi di guerra, continua una grande tradizione del Novecento. Ma non solo. È un romanzo sulla libertà dell’individuo.
In che senso?
La libertà è la sostanza della vita. Un uomo è libero se riconosce qualcosa al di sopra di sé. Ha in mente Dostoevskij? «Senza Dio tutto è permesso». Grossman non era credente e viveva in un Paese ateo, ma l’ha intuito.
Per questo è capace di cogliere l’essenza del regime…
Conosceva il diavolo dal di dentro. Non è finito in gulag come Solženicyn, ma è rimasto un membro del Partito fino al sequestro nel 1961 del manoscritto di Vita e destino. Ha potuto vedere coi propri occhi i delitti del sistema: la meschinità della burocrazia, il relativismo intellettuale, i delatori…
Il Kgb non ha solo sequestrato il romanzo, ma anche tutti i nastri della macchina da scrivere e la carta carbone. Perché un’opera artistica era così pericolosa?
I più grandi mentitori conoscono sempre la verità. Ecco perché hanno voluto cancellare ogni traccia. Pensi che per Michajl Suslov, l’ideologo del Partito, Vita e destino non avrebbe potuto essere pubblicato «prima di 200-300 anni: non si può aggiungere questo libro alle bombe atomiche dei nemici occidentali».
Eppure Grossman non si occupava di politica…
Era un uomo libero e pensava liberamente. Ecco il pericolo: in un totalitarismo, la parola “libertà” è una bomba atomica. Qualcuno disse che, se Vita e destino avesse visto la luce nel 1962, sarebbe finito il regime. È stato pubblicato nel 1988. L’anno dopo, crollava il Muro: sarà una coincidenza?
La sua carriera era iniziata con l’appoggio di Maksim Gor’kij, pontefice della letteratura sovietica. Quando ha rotto con il comunismo?
Per alcuni critici, il processo che ha portato Grossman ad abbandonare il marxismo è iniziato con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Sicuramente, ciò che ha potuto vedere al fronte come corrispondente per Krasnaja zvezda (Stella rossa, il giornale dell’Armata Rossa; ndr) ha influito. Ma sono convinto che sia iniziato tutto prima: con la tragedia della collettivizzazione forzata nel 1932-1933, il Grande terrore nel 1937, i processi in cui tanti dirigenti da lui ammirati confessavano i peggiori tradimenti. E, un anno dopo, l’anello della catena.
Quale?
L’arresto della moglie. Grossman ha scritto direttamente al capo della polizia segreta Nikolaj Ežov, l’esecutore delle Grandi purghe, chiedendone la liberazione e ribadendo la sua innocenza. Ce ne voleva, di coraggio! Tutte le cose tremende che ha visto sono entrate in conflitto con la sua onestà e moralità intellettuale. Così la lealtà ha avuto la meglio sull’ideologia. Una lezione ancora attuale.
Cosa intende?
In Occidente stiamo smarrendo il senso della libertà, che comporta sempre una responsabilità: cosa dice la parola “coscienza” all’uomo moderno? Per me significa che rispondo davanti a Dio di ciò che faccio.
La coscienza individuale è uno dei temi principali nel romanzo…
Prenda un personaggio come il commissario Nikolaj Krymov. Durante il Grande terrore sapeva bene che gli accusati erano innocenti, eppure ha votato per mandarli a morte. Se n’è lavato le mani, supino al Partito. Al contrario, quando un uomo capisce di avere una coscienza - qualcosa che vale molto di più delle richieste del potere - inizia a diventare un uomo libero.