Henri Matisse, <em>Donna in poltrona</em> (part.), 1940.

Tra fleur e fleurt, un cuore intenerito

Donne bellissime, linee delicate come passi di danza. Cosa si nasconde dietro la purezza che contraddistingue le figure femminili dell'artista francese? A Ferrara, per scoprire un'arte che nasce dall'ammirazione e dalla gratitudine per la realtà
Giuseppe Frangi

C’è un aspetto straordinario di Matisse che la bella mostra organizzata a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, mette in evidenza: è l’aver affrontato per tutta la vita il tema del corpo femminile, spesso anche nudo, senza mai cadere né in uno sguardo vizioso, né in un esercizio di possesso.

Matisse non era certo un monaco, e non si precludeva i piaceri della vita. Aveva sposato Amélie, la donna che gli aveva già dato una figlia, nel 1898, a quasi 30 anni. Se ne sarebbe poi separato nel 1939. Aveva un’attrazione per volti e corpi femminili, che nutrivano il suo sguardo e la sua pittura. Eppure, quando questo suo vissuto si traferiva sulle tele, prevaleva sempre un’imprevedibile purezza, una capacità di incanto, di distacco da forme che pur rappresentavano per lui l’emergere della bellezza. Di una bellezza intesa anche come piacere, quanto meno per gli occhi e per il pensiero.

Lusso, calma, voluttà è il celebre titolo di un quadro che nel 1904 segnò la sua consacrazione sul palcoscenico dell’arte: categorie che Matisse mai rinnegherà, dimostrando però in tutta la sua vita di declinarle con leggerezza e trasparenza. Il suo è un approccio dominato sempre da un senso di gratitudine che alla fine plasma l’orizzonte, e che trasforma anche la sensualità in una sorta di inno.

Matisse è un uomo pienamente del Novecento, che riesce però a sottrarsi a tutti i diktat, da quelli formali a quelli ideologici, con cui gli artisti si sono dovuti misurare. Questa sua distanza spesso viene letta come accomodamento borghese di un artista che non si trovò mai a partecipare a nessuna delle avanguardie. In realtà è totalmente dentro il suo tempo, con uno sguardo libero che lo fa andare oltre i problemi. Così le sue figure, che sono il centro tematico della mostra di Ferrara, si ritrovano spogliate da ogni ansia, come se fossero sempre al posto giusto, nell’ora più bella, e in condizioni psicologiche ideali.

È un mondo fortunato quello di Matisse? In un certo senso, sì. Ma la pittura è il mezzo con cui condivide la sua fortuna con lo sguardo di milioni di uomini: non è un caso che nessun artista abbia contaminato, tanto come lui, gli artisti delle generazioni successive (sino alla nostra). Non per scelte stilistiche o di gusto; è una contaminazione di libertà, a cui tantissimi artisti guardano come da un orizzonte desiderato, e che introiettano nelle forme più impreviste.

Tornando alle figure di Matisse, il paragone più pertinente è quello con i fiori. Lui guarda ai corpi, specie femminili, come se fossero fiori. In francese fleur ha lo stesso suono di fleurt (è un’assonanza che Matisse per primo aveva suggerito). Il rapporto dell’artista con la figura è quindi sempre anche un fleurt con la persona che ha davanti. Fleurt dice tutta la delicatezza del rapporto che s’instaura, dice dell’attrattiva che l’artista riceve, dice anche della transitorietà. «Voglio rendere evidente per gli altri l’intenerimento del mio cuore», spiegò Matisse nel momento in cui si decise all’impegno per la Cappella di Vence. L’intenerimento era quello suscitato dal rapporto con la persona che era stata il tramite per quel lavoro così inatteso: la modella Monique Bourgoeis, poi diventata soeur Jacques-Marie.

In Matisse l’arte scaturisce sempre da questo sguardo ammirato e intenerito sulla realtà. I corpi diventano testimonial di una bellezza che non rinuncia a niente, e che sembrano assaporare una freschezza da Paradiso. Le linee che li disegnano sono come passi di danza, sino all’esito meraviglioso di quei Nudi blu, collage realizzati con la tecnica dei papiers decoupés. Qui Matisse raggiunge una punta di purezza da cui non si toglierebbe mai lo sguardo.


L’associazione Casa Testori organizza una visita guidata alla mostra di Ferrara, sabato 12 aprile. La visita sarà guidata da Beatrice Buscaroli e Giuseppe Frangi.

Matisse la figura. La forza della linea, l’emozione del colore
Palazzo dei Diamanti, Ferrara
22 febbraio - 15 giugno