"Madonnina". Olio su tela.

La linea dritta nel groviglio

Dall'esposizione "Venezia Lightings", il pittore Francesco Zavatta approda a Milano con "Squarci". Corso Buenos Aires, la Madonnina e i fili del tram nelle tele di un artista che fa trapelare il legame con il luogo in cui si vive. Ecco l'intervista
Anna Minghetti

Il giovane pittore riminese Francesco Zavatta torna con due nuove esposizioni. A Venezia si è aperta la mostra Venezia Lightings, che sarà possibile visitare fino al 20 Gennaio, mentre il 1 febbraio a Milano, inaugurerà la personale Squarci, anch’essa dedicata alla città. Quest’ultimo è un punto che torna di frequente nel lavoro di Zavatta, le cui opere fanno trapelare un legame particolare con il «dove si è». Lui stesso ammette: «Mi faccio molto contaminare e provocare dai luoghi. Però non è mai un meccanismo automatico, è sempre un avvenimento particolare che fa scattare in me il desiderio di dipingere quello che vivo».

Puoi spiegarci meglio in che senso? Ad esempio, come sono nate le tue due ultime esposizioni?
La mostra Venezia Lightings è frutto dell’esperienza dei due anni trascorsi a Venezia per frequentare l’Accademia, mentre Milano, la città in cui vivo e lavoro ora, è un luogo che è entrato nelle mie tele direi quasi per costrizione. Infatti, ho scoperto che non riesco a non dipingere quello che ho davanti, almeno come tentativo, perché è il mio modo di stare di fronte alla realtà.
Davanti a questa città dura e caotica ho dovuto mettere da parte tutte le mie abitudini, imparare a guardare con attenzione e grinta quello che veramente mi colpiva; partire dai fili del tram è stato il primo passo di questo percorso che mi ha portato ad alzare gli occhi e cogliere i colori e il cuore di Milano.
È stata una lotta, e infatti ho deciso di intitolare l’esposizione milanese Squarci, che evoca sia l’immagine di una ferita, sia l’immagine di una breccia, di qualcosa che ti permette di vedere oltre l’apparenza. Dentro a tutti i grovigli dei fili e del traffico, sperimento una presenza che mi abbraccia continuamente, che mi sorprende nell’incrocio di via Dante, nello slancio della Madonnina, in corso Buenos Aires.

Un altro elemento caratteristico dei tuoi lavori è l’acqua. Il mare, i riflessi, la luce che si specchia. Che cosa rappresenta per te questo elemento?
L’elemento della trasparenza e dei riflessi dell’acqua è all’origine della mia pittura, io ho iniziato a dipingere proprio perché mi colpiva questo pezzo di realtà. Di conseguenza è un po’ la mia “cifra”, nel senso che anche se l’acqua non c’è, io la vedo, è una parte costitutiva di me. Nei dipinti veneziani, ad esempio, il pavimento di Piazza San Marco sembra sempre una grande massa d’acqua, per i riflessi e i colori che crea. Anche quando ho iniziato a confrontarmi con Milano ho capito che per rendere la dinamicità operosa e sfuggente di questa città, dovevo guardare al lavoro che avevo fatto sui riflessi dell’acqua, e imparare a dipingere gli edifici come se fossero trasparenti, cioè permettendo loro di far trasparire la vita che portano.

Come nascono le tue opere?
Da un contraccolpo davanti ai luoghi che vedo, e infatti porto sempre con me la macchina fotografica. Poi, in studio, riguardo le foto e decido il taglio, la prospettiva, i colori. Decido di dipingere un soggetto piuttosto che un altro quando capisco che ha qualcosa da dirmi. Come ad esempio i semafori di corso Buenos Aires, che ho dipinto più volte.

In un momento storico di crisi, decidi di non sacrificare la tua passione e fare il pittore. Ci spieghi come mai? E come vivi il rapporto tra la carriera artistica e il tuo matrimonio?
Ho deciso di non mettere da parte l'attività artistica perché per me il dipingere è un compito che mi è stato dato: una vocazione. Ricordo con precisione i fatti che hanno segnato la presa di coscienza di questo. Nell'estate del 2011 feci un quadro dal titolo: Devi cercare dov'è il punto fermo tra le onde del mare, ed è un quadro che esprime la domanda con cui sono partito per la Giornata mondiale dei giovani a Madrid. Tornato da Madrid, l'8 settembre, sono andato a Loreto per chiedere concretamente alla Madonna di sostenermi in questa vocazione e poi soprattutto di non essere solo nella vita, ma di darmi qualcuno che potesse accompagnarmi nella strada. Qualche giorno dopo ho incontrato la ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La certezza con cui sono andato a Loreto è la stessa con cui affronto le sfide del quotidiano, certo che Dio ha già preparato una strada buona per me. Mia moglie mi aiuta e sostiene in questa vocazione e per questo non trovo contraddizione. Anzi, ho pregato perché potessi incontrare una compagna così.

Mostra Squarci
in esposizione dall'1 al 22 febbraio 2014,
Spazio Lumera, via Abbondio Sangiorgio 6, Milano