Etty Hillesum.

«È l'impegno con sé che forma la memoria»

Un professore milanese è rimasto colpito dalla storia di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943. Nei suoi scritti, una sfida per sé. Che ha dato un sapore diverso alla lezione sulla Giornata della memoria con i suoi ragazzi

Cari amici di Tracce,
vi ringrazio perché ci avete fatto scoprire Etty Hillesum così che il giorno della memoria quest'anno viene riempito da un fattore in più, da una passione per la vita che ci sfida a superare vecchi schemi di riandare al passato. Ormai si è consolidato uno schema interpretativo che poggia la memoria su due piloni: uno è l'analisi particolareggiata del male, l'altro è la identificazione dei giusti, cioè di chi ha messo a rischio la sua vita per salvare degli ebrei. É questo schema che l'esperienza di Etty Hillesum ha fatto esplodere dall'interno, perché a lei si possono applicare gli schemi interpretativi che si vogliono ma non sono sufficienti a spiegare come una donna possa dentro il lager vedere una totale positività della vita, segno di una presenza più grande di tutto l'orrore che la circonda.

Vi ringrazio perché con Etty Hillesum mi avete sfidato a vedere nel giorno della memoria qualcosa di più delle interpretazioni giuste con cui ci si addentra ormai sicuri di quello che si sa. E questo qualcosa di più non è una nuova idea, non è nuova interpretazione, è lei, è che una donna possa dire: «Sono così felice e riconoscente e trovo la vita così bella e ricca di significato. Proprio così, e lo dico mentre sto accanto al letto del mio amico morto prematuramente, e mentre io stessa posso essere deportata ogni momento in una terra sconosciuta».

Da dove viene questa capacità di riconoscere la positività ultima del vivere? Questa è la domanda, la sfida che ci avete proposto con Etty Hillesum e non c’è altro modo di rispondervi se non prendendo la strada che lei ha preso. Memoria è stato spesso analisi, del bene o del male ma sempre analisi. Etty Hillesum indica una strada nuova, l'impegno con se stessi, perché è solo cogliendo l'origine misteriosa di sé, il rapporto con Dio da cui siamo definiti, che ne scaturisce una apertura appassionata agli altri e alla realtà. Vi ringrazio perché con Etty Hillesum mi avete fatto scoprire che non é la memoria a costituire l'io, ma é l'impegno con la propria umanità a dare forma alla memoria. É qualcosa di radicalmente nuovo perché anche la memoria può diventare una gabbia soffocante, invece quella di Etty Hillesum è un’esperienza di libertà, fino a dire che Dio ha bisogno di questa sua libertà.
Gianni, Milano