Eugenio Corti.

Da Omero alla Russia per inseguire la bellezza

Si è spento ieri il grande romanziere italiano. Tra le sue opere più famose "Il cavallo rosso" (1983), alla 27^ edizione e tradotto in più lingue, e il diario di guerra "I più non ritornano" (1947)
Paola Ronconi

Ieri sera, 4 febbraio, si è spento nella sua casa di Besana Brianza, Eugenio Corti. L’autore de Il cavallo rosso aveva appena compiuto 93 anni. Recentemente stava lavorando alla revisione del suo Il fumo nel tempio, una raccolta di fatti accaduti nel mondo cattolico dal 1970 a oggi. Oltre a Il cavallo rosso (giunto alla 27^ edizione, tradotto in molte lingue, tra cui il giapponese), nella sua produzione ci sono I più non ritornano del 1947, diario dell’odissea del ventunenne tenente d’artiglieria Corti, uno dei quattromila italiani (su 30mila) che riuscirono a scampare dalla sacca di Arbusov nella Campagna di Russia (ripubblicato nel 2004 da Rizzoli - Bur “I libri dello spirito cristiano”, la collana diretta da don Giussani); I poveri cristi del 1951 (ripubblicato nel 1994 con il titolo Gli ultimi soldati del re), Processo e morte di Stalin del 1962, La terra dell’indio del 1988, L’isola del paradiso del 2000, Catone l’antico del 2005 e Il Medioevo e altri racconti del 2008.

Nel 2000 era stato insignito del Premio di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa. In quell’occasione don Giussani scrisse a Gianfranco Morra, presidente del Premio: «Partecipo anch’io alla festa per il premio a Eugenio Corti, che fa onore alla scuola di Cultura Cattolica di Bassano. In lui la fede cattolica trasmessa dalla tradizione ha maturato una umanità che, nella passione per il vero, ha saputo impegnarsi per il destino dei fratelli uomini, le cui vicende descrive con tratti commoventi in tante sue opere, a cominciare da Il cavallo rosso, che è uno dei documenti più belli e drammatici del nostro tempo. Corti, proprio per la certezza che Cristo è diventato nella sua vita, non si è mai tirato indietro, anche a costo di risultare sgradito al mondo dell'ideologia, col quale non ha mai mancato di paragonarsi con coraggio, svelandone la profonda irragionevole parzialità, sempre fonte di ingiustizia e intolleranza. Possa questo premio di Bassano ricompensarlo dei tanti sacrifici sopportati e delle estraneità patite per la verità e quindi per la Chiesa, che egli dimostra di amare più che se stesso».

Nel 2011 la Provincia di Monza e Brianza e diverse associazioni del territorio avevano sostenuto la sua candidatura al premio Nobel per la letteratura.

Nell’aprile 2013, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’aveva insignito della medaglia d’oro per la cultura e l’arte.