Sant'Agostino rappresentato <br>da Sandro Botticelli (1480).

SANT’AGOSTINO Se la conoscenza è tensione all’infinito

Seconda puntata delle schede sulle mostre del Meeting 2009. Protagonista è il "cuore inquieto" del Vescovo di Ippona. Condizione indispensabile per una vera conoscenza
Giuseppe Bolis

Agostino è ancor oggi l’autore cristiano più letto. Le Confessioni sono il suo capolavoro, il testo religioso più venduto anche tra i non credenti. Perché questo successo? Perché di fronte alle sue parole la vibrazione del cuore di tante generazioni?
Sembrerà strano, ma il motivo è che Agostino è stato semplicemente - ma nello stesso tempo decisamente - un uomo, ovvero uno che è sempre stato se stesso, leale con le proprie esigenze, tanto da non scendere mai a compromessi con il desiderio del suo cuore ferito. È per questo che scorrendo le pagine delle sue opere, ed in particolare delle Confessioni, ci sentiamo a casa. Vorremmo essere come lui: perché, in fondo, siamo come lui.
Egli ci testimonia in modo continuo l’apertura del suo cuore che non si accontenta mai di nulla. Attraverso le esperienze più diverse Agostino giunge - alla fine - alla consapevolezza che il suo desiderio, messo in moto dalle creature finite, è teso a qualcosa di infinito. Egli lo capisce alla fine del suo percorso. Ma ci sorprende perché lo pone all’inizio delle Confessioni come a ricordarci la nostra natura originaria: «Ci hai fatto per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te» (Confessioni I, 1,1). L’inquietudine è dunque espressione del nostro umano più vero. Per questo Agostino ci sfida: senza seguire questo desiderio nulla soddisfa. Senza ridestare questo amore a sé, nessuna esperienza potrà renderci veramente felici.
È da qui che prende le mosse la Mostra dal titolo “Si conosce solo ciò che si ama” dedicata al grande vescovo e dottore della Chiesa, per la prima volta presente al Meeting di Rimini. Essa vuole accompagnare il visitatore a fare esperienza - attraverso la testimonianza di Agostino - di come l’avvenimento della conoscenza di Dio e dell’io sia l’unica strada che possa condurre alla felicità poiché «che altro è vivere felicemente se non possedere qualcosa di eterno, conoscendola?». In questa prospettiva conoscere significa amare la verità perchè «nessun bene è conosciuto perfettamente se non lo si ama perfettamente» (Diverse questioni 35,2).
Il percorso sarà corredato di allestimenti inediti e multimediali per ascoltare Agostino “dal vivo”. Saranno esposti manoscritti antichi scelti dall’immensa produzione letteraria del vescovo di Ippona. Anche noi, come il suo amico e primo biografo Possidio, avremmo voluto ascoltarlo dal vivo perché «io credo che abbiano potuto trarre più profitto dal suo contatto quelli che lo poterono vedere e ascoltare quando di persona parlava in chiesa, e soprattutto quelli che ebbero pratica della sua vita quotidiana fra la gente» (Vita di Agostino, 31). «Sì, anche per noi sarebbe stato bello poterlo sentire vivo. Ma è realmente vivo nei suoi scritti, è presente in noi» (Benedetto XVI). Ecco il motivo e il taglio espositivo di questa mostra: conoscere Agostino entrando direttamente in contatto con lui. Far parlare Agostino, più che parlare di Agostino.

Una postilla: cosa serve per visitare questa mostra? Lasciamo ad Agostino “vivo” di rispondere: «Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico. Dammi un cuore anelante, un cuore affamato, che si senta pellegrino e assetato in questo deserto che è la vita, un cuore che sospiri la fonte della patria eterna, ed egli capirà ciò che dico. Certo… se parlo ad un cuore arido, non potrà capire» (Commento al Vangelo di Giovanni, discorso 26,4).

Sant’Agostino. Si conosce solo ciò che si ama
Curatore: Giuseppe Bolis
Collaboratori: Elena Bonaldo, Giorgio Bonino, Roberto Boselli, Michela Brizzi, Samuele Busetto, Mirko Cesarini, Andrea Colli, Grazia Massone, Gianni Mereghetti, Laura Rigozzi, Matteo Severgnini, Giovanni Valdes

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