L'immagine che rivela le possibili tracce (rosse) del<br>bosone di Higgs.

La Particella di Dio, con il "punto di domanda"

I ricercatori del Cern di Ginevra hanno «intravisto» il bosone di Higgs, l'elemento mancante per spiegare l'origine della massa. Un risultato che è un punto di non ritorno. Ma che «apre ad altri interrogativi», come spiega il fisico Lucio Rossi
Alessandra Stoppa

Come in una foto, ma sfuocata. O come la sagoma di una persona vista passare di sfuggita. È così che il bosone di Higgs è stato intravisto dai ricercatori del Cern di Ginevra, che ieri ne hanno dato l’annuncio. Con molta prudenza. Ma senza negare che è un passo decisivo nella conoscenza del mondo fisico, dato che si tratta della cosiddetta Particella di Dio: quella che darebbe massa alla materia, cioè il pilastro (mancante) del Modello Standard, teorizzato negli anni Sessanta e confermato dagli esperimenti tranne che in un elemento, ovvero il bosone di Higgs.
«Quelli trovati sono dei segnali, degli indizi evidenti, ma non abbastanza forti da poter essere una scoperta», spiega a Tracce.it Lucio Rossi, fisico al Cern e responsabile del progetto Alta Luminosità dell’LHC, il super acceleratore più grande al mondo. Grazie al quale la Particella di Dio si è lasciata "fotografare". Anche se questo «non esaurisce la ricerca, la fa avanzare».

Che cosa significa che il bosone di Higgs è stato intravisto?
Vuol dire che è stato misurato con una precisione che non è ancora sufficiente: è stato “fotografato”, ma non in modo abbastanza nitido. Abbiamo visto degli eventi che sono compatibili, molto somiglianti alla Particella così com’è prevista dalla teoria: per esempio, la massa misurata appare attorno a 124 GeV (gigaelettronvolt), proprio il valore che si riteneva tra i più probabili.

Come è stato possibile trovare il “super-ricercato”?
Gli abbiamo ridotto lo spazio vitale, come se cercando una persona in una città la vedi infilarsi in un palazzo e allora la “intrappoli” lì e ti metti a ispezionare solo quel condominio. Le varie linee in questa foto indicano le sue tracce, quelle rosse sono le più importanti.

È la prima volta in assoluto che le individuate?
No, si tratta almeno di una decina di volte. Ma siamo così prudenti perché per rilevarle si realizza un lavoro di ripulitura, di ricostruzione dell’immagine che può comportare degli errori. Per cui occorre che lo stesso fenomeno sia registrato in maniera più ripetuta. Per semplificare: ora siamo a un grado di certezza maggiore del 60-70%, ma nella scienza occorre che sia almeno superiore al 95. E questa è la cosa più interessante, perché è il nocciolo di un metodo che vale per tutto.

In che senso?
Arrivi alla certezza solo se dai credito a una traccia. La ricerca scientifica si basa su questo metodo. Perché tu puoi essere certo di cose che non hai mai visto con evidenza lampante, ma attraverso indizi che chiamano a una dinamica di approfondimento: a far più misure, a far più teorie, a coinvolgersi. Tutto ciò accettando il rischio: noi prendiamo il rischio di vedere questi segnali “evaporare” magari fra un anno. Ma se non li seguiamo ora, non arriviamo alla certezza.

Sui giornali si legge che, quando la Particella di Dio sarà scoperta con maggior precisione, allora il segreto della materia sarà tutto spiegato.
Non è così. Quando si troverà il bosone previsto dal Modello Standard, non si sarà spiegato tutto. Noi sappiamo già che da solo non può reggere, perché non è stabile. Mi spiego: sarà trovata una pietra fondamentale della costruzione, ma che non la tiene in piedi tutta da sola. Se confermata nella sua esistenza, la Particella di Dio ha almeno bisogno di altre particelle supersimmetriche (speculari ma molto più pesanti; ndr). Quindi, a quel punto, bisognerà dare la caccia a quelle. Senza considerare che il bosone di Higgs spiegherebbe, sì, l’origine della massa, ma solo della materia conosciuta: c’è però molta più materia di quella nota, cioè la materia oscura, e non sappiamo se la Particella di Dio potrebbe spiegarla in qualche modo. Ci sono scoperte che sono punti di non ritorno, e indubbiamente questa è una di quelle. Ma non esauriscono mai la conoscenza. Aprono solo ad altre domande, ad altre scoperte.