Piazza San Pietro.

Un portico a «braccia aperte maternamente»

In questi giorni guardano tutti lì. A quella piazza ideata da Bernini su spinta di Urbano VIII che riflette i canoni di un'arte pubblica. Perché tra le sue colonne accogliesse ogni persona. Come la Chiesa «universale» e spalancata al mondo
Giuseppe Frangi

In queste settimane ha riflettori e telecamere puntate addosso da tutto il mondo: non è una persona, ma un luogo. Un luogo la cui forma ha caratteristiche tanto straordinarie da essere entrato nel ristretto novero dei luoghi “globali”. Il riferimento è a Piazza San Pietro, epicentro di un’attenzione mediatica, ma anche punto di convergenza delle attese e delle speranze di milioni, forse di miliardi di uomini. Come spesso accade, luoghi così familiari agli occhi di tutti è come se esistessero da sempre: ci si dimentica che hanno una storia, che sono il frutto non solo di una straordinaria genialità, ma anche di una genialità che dovette farsi largo tra mille opposizioni dichiarate e non, tra problemi tecnici da far tremare i polsi.

La genialità, che ha immaginato e poi realizzato Piazza San Pietro, è quella di Gian Lorenzo Bernini, massimo scultore del suo tempo, che un Papa non meno geniale di lui, “reinventò” come architetto e urbanista per ridisegnare l’immagine di Roma. Fu Urbano VIII, papa Barberini, a stanare Bernini e a costringerlo a uscire dal suo studio dove era sommerso di commesse da tutto il continente. Dopo di lui anche Alessandro VII (1655-1657) e Clemente IX (1667-1669) lo arruolarono affidandogli quel ruolo ambizioso.
La strategia di Urbano VIII oggi viene recepita come finalizzata a comunicare la potenza e la fastosità del papato. In realtà obbedisce a una logica molto più interessante e profonda: nel momento in cui la cultura protestante concepiva un’arte tutta rivolta al privato sia nei soggetti che nelle dimensioni (Vermeer fu il più geniale e profondo interprete di questo “ripiegamento”), Roma reagisce con una strategia radicalmente opposta: l’arte ha una funzione pubblica, deve vivere fuori dai muri, deve essere il più visibile possibile.

Nulla quindi di segreto, di nascosto (in questo l’arte comunica anche i tratti della fede cattolica: universale e aperta sul mondo). È questa l’idea che ha fatto la bellezza di Roma, che l’ha plasmata, sviluppando soluzioni urbanistiche che non hanno paragoni nella storia. Piazza San Pietro s’inquadra perfettamente in questa strategia, e in un certo senso ne è l’apice. Bernini si trovò ad affrontare il tema di quell’enorme spianata su cui si affacciava la facciata della nuova San Pietro: una facciata molto orizzontale che Bernini definì, con un aggettivo che dice tutto, “quatta”. Da lì fece partire la cosiddetta “piazza retta” che con la sua forma appena accennata a trapezio, ha l’effetto di aprire e di imprimere un dinamismo alle linee troppo “sedute” della facciata. Dopo la “piazza retta” ha disegnato quel meraviglioso ovale di 198 metri per 148, circondato dall’immenso colonnato a quattro ordini (284 colonne e 88 pilastri), su cui svetta la lunga teoria di 140 statue di santi, ognuna in corrispondenza di ogni fila di colonne. Sono tantissimi gli accorgimenti ottici a cui Bernini fece ricorso per mantenere armonia in questa piazza in cui concorrono con grande energia forze centripete, ma anche forze centrifughe (l’ovale suggerisce una spinta verso l’esterno).
Ad esempio, le colonne man mano che si passa agli ordini esterni e quindi con “giri” più larghi, aumentano gradualmente di circonferenza in modo da mantenere inalterati i ritmi e le proporzioni. L’enfasi del disegno trova poi elementi di “raffreddamento” nella scelta dell’ordine dorico (per i capitelli) e ionico per la trabeazione, che rispondevano all’ordine corinzio usato da Maderno per la facciata. Inoltre Bernini mantiene il piano leggermente inclinato, uno stratagemma che permette oggi alla folla grande visibilità, non solo verso la finestra delle Benedizioni, ma anche verso se stessa. Cioè come ha detto un storico in Piazza san Pietro «la folla si guarda».

Ma nulla meglio di questa dichiarazione di intenti di Bernini rende l’idea della bellezza e del senso della sua piazza: «La chiesa di San Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva haver' un portico che per l'appunto dimostrasse di ricever à braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gl'Heretici per riunirli alla Chiesa, e gl'Infedeli per illuminarli alla vera fede». Vien da fare davvero un applauso a Bernini…

Per chi volesse saperne di più suggerisco la voce (ben fatta) di wikipedia “Piazza san Pietro” e la pagina messa a punto sul sito vaticano.