Pier Luca Bencini, "The pleading city".

Quando terra e cielo si rispondono

Di professione fa il medico, ma l'arte per Pier Luca Bencini «è un modo di vedere, attraverso il reale, il mistero che è oltre». Dopo l'incontro con la missione di alcune trappiste in Siria, ha deciso di mettersi al loro servizio...
Elena Fabrizi

Per dirla con Paul Klee: «L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è». È questa forse la miglior sintesi che spinge Pier Luca Bencini a dipingere da quando aveva quindici anni. Medico di professione, per lui l’arte, come ha spiegato in un’intervista ad ilsussidiario.net, «è un modo di vedere attraverso il reale il mistero che è oltre, e che la parola, troppo legata alla logicità, spesso non è in grado di raccontare».

L’ultima sua mostra ha un merito speciale. Quello di rendere “visibile” un’esperienza di Chiesa viva, attraverso quadri che hanno per soggetto paesaggi, tramonti infuocati su campi di papaveri, skylines milanesi. Sì, perché Tra Terra e Cielo è la mostra di dipinti, pensata da Bencini, per raccogliere fondi a sostegno delle vittime siriane. Inaugurata il 10 ottobre a Milano, in via Monte Rosa 91, nell’edificio di Renzo Piano, sarà aperta fino al 2 novembre.

Ma perché si può parlare di Chiesa viva quando si tratta di una mostra di acrilici su tavola? Per l’amicizia e la fraternità che legano Bencini alle trappiste di Valserena, in provincia di Pisa. L’“artista-medico”, infatti, ha rincontrato, dopo oltre quarant’anni, una sua ex compagna di liceo, oggi suora nel monastero toscano. Venuto, così, a conoscenza delle loro missioni in Paesi come l’Angola o la Siria, sceglie di sporcarsi le mani con i suoi acrilici per loro. I fondi della mostra, infatti, andranno a sostenere la Chiesa di Aleppo, tramite le monache di ’Azeir in Siria, al confine con il Libano (una fondazione del monastero italiano). «Ho accettato per rispondere al bisogno interiore di fare compagnia agli amici che mi testimoniano Cristo nelle difficoltà», spiega Bencini.

Mentre a Milano lui dipinge ed espone, le sorelle trappiste scrivono da un Paese sempre più martoriato: «Ci sentiamo grate verso questo popolo che ci ha accolte. Dal quale stiamo imparando tanto: coraggio di resistere, amore per la propria nazione, fede di fronte alla vita e alla morte. Viviamo con loro, nel desiderio della normalità della vita quotidiana».

Cieli e terre diverse. Ma forse per questo Bencini ha puntato il cuore della mostra sull’orizzonte, catturato con forti dinamismi e squarci luminosi. L’uso della materia non gioca al risparmio e i contrasti cromatici esaltano il senso di mistero delle sue opere. Tutto nel rispecchiarsi continuo di due mondi, o meglio, del mondo, fatto di cielo e di terra, e di chi vi soggiorna all’orizzonte: l’uomo. L’unico che appartiene ad entrambe le creazioni e gode della loro bellezza come se fosse una rivelazione.

La «rispondenza» di cui si è accorta madre Monica della Volpe, badessa di Valserena, che così ringrazia Bencini per il suo lavoro: «Sono profondamente emozionata dalla compenetrazione/rispondenza fra cielo e terra della tua pittura di oggi, e da quella della storia di Valserena-Siria con la tua vita. Che cose sa fare il Signore! Viene solo il desiderio di lodare». E di vivere l’orizzonte tra terra e cielo.


Tra Terra e Cielo
Spazio espositivo PwC (via Monte Rosa 91, Milano)
Dal 10 ottobre al 2 novembre
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 14 e dalle 17 alle 20