Eugenio Corti.

«Uno che ha intinto nella carne la parola»

Un incontro speciale, attraverso le sue pagine, prima, e la sua voce, poi. A distanza di trent'anni riaffiora alla mente un insegnamento vivo. «Di cogliere sempre dentro la storia un punto di apertura al domani»
Gianni Mereghetti

La notizia della morte di Eugenio Corti mi ha riportato indietro nel tempo a quando per la prima volta l'ho incontrato perché da chi dirigeva in quegli anni Tracce avevo ricevuto la richiesta di fare una recensione del capolavoro dello scrittore di Besana Brianza, Il cavallo rosso.

Confesso che io non lo conoscevo, e devo a questa richiesta averlo conosciuto. Ricordo che mi sono spaventato quando ho avuto il libro tra le mani, ero quasi disperato, pensai di non potercela fare, di dover rinunciare, troppe pagine e la recensione era urgente! Ho cominciato a leggerlo e ne sono stato letteralmente trascinato dentro le pagine, dentro l'avventura di una storia affascinante.

L'ho letto in pochissimo tempo, ho scritto la recensione, ma non mi potevo limitare a questo. Sentii forte il desiderio di incontrare quell'uomo che aveva scritto una storia così vera, una descrizione reale del Novecento, dove tra le ideologie e il relativismo si faceva largo una speranza di vita, la stessa speranza che il nostro popolo portava inscritta nel suo cuore. Ho seguito questo desiderio e mi ricordo ancora l'incontro con questo uomo così autorevole e geniale, al Collegio San Carlo di Milano, il suo collegio. Ho potuto così sentire dalla sua viva voce il racconto della vicenda umana di cui lui è rimasto sempre testimone, uno scrittore che ha intinto nella carne la parola, che ha servito la verità, certo che sa restare dentro la storia, più forte di ogni ideologia.

Eugenio Corti io l'ho conosciuto in questo modo strano, grazie a Tracce, e ringrazio di questo, perché la testimonianza di questo scrittore rimane impressa dentro il mio povero orizzonte e continua a tenerlo aperto a prospettive sempre più vaste, quali quelle che lui ha continuato a perseguire. Perché questo rimane il grande insegnamento di Eugenio Corti: quello di cogliere dentro la storia un punto di apertura al domani, i suoi scritti sono per questo pieni di speranza, della certezza che il Mistero trova sempre la strada per ricostruire l'umano.